« Mio buon padre [Pinho] ... Non mi pare realtà, ma sogno, il ricevere
una sua lettera e potere rispondere! Potrò farlo? Aspetto ordini. Non
voglio affatto disobbedire. Scrivo ancora con paura. Il mondo è tanto
cattivo. È vero che non ho commesso nessun crimine per essere trattata
così, ma meglio soffrire una vita intera da innocente che un solo
momento da colpevole: è tanto bella l'obbedienza e piace tanto a Gesù!
La sua lettera mi giunse il giorno 13. Fu un regalo di Gesù e di
Mammina. L'apprezzai molto, ma l'apprezzamento non mi apparteneva, non
era mio. Mi caddero le lacrime involontariamente: lacrime di
nostalgia, di pace e di rassegnazione.
Oggi è un mese che la mia anima l'ha veduta partire e l'ha accompagnata
con grande dolore in alto mare, in quel lungo e doloroso viaggio. La
visione era chiara; l'ha accompagnata giorno e notte; giorno per
giorno lei diventava sempre più minuscolo finché, tra l'uno ed il due
di marzo, scomparve. L'anima cessò di vederla, ma non di sentirla.
Sapesse come è questo sentimento! E io sapessi spiegarmi!...
La distanza che ci separa ha unito fortemente, come mai,. le nostre
anime... Come sono unita a Gesù e non cesso di pensare a Lui, così
sono unita all'anima del mio padre e lo ricordo sempre con profonda
nostalgia: nostalgia che di tanto in tanto mi spreme lacrime dagli
occhi; con grande sforzo le obbligo a nascondersi.
A volte esamino la mia coscienza: sarà attaccamento e affetto
esagerato? Non è. Rimango in pace; Gesù vede e sa. Non scambierei
l'amore per Gesù con quello per il padre e per tutte le creature del
mondo: Egli è il principio e il fine del mio vivere; ed è Lui senza
dubbio che ha unito così le nostre anime. A quattro anni dalla nostra
dura e dolorosa separazione, quando mi pareva di non resistere ai
desideri e alle ansie che lei venisse ad incoraggiarmi e a guidare la
mia anima verso, Gesù, venne il colpo ancor più puro, inflissero nel
mio cuore il più doloroso pugnale: pugnale che non uscirà mai più,
ferita che non si chiuderà se non quando lei sarà davvero qui. Ho
sperato fino all'ultimo momento, convinta che lei non partisse. Ma sia
benedetto Gesù! Non basta tutta la mia vita, non basta tutta una
eternità per ringraziarlo di così grande grazia: non è venuto meno nel
darmi forza e grande rassegnazione. Ho pianto molte lacrime, ma
silenziose, calme e serene. Il maligno mi ha tormentata con grandi
dubbi e col mostrarmi la mia vita tutta inutile, ma, con la grazia di
Dio, ho vinto tutto e mi pare senza offesa per Gesù. Egli sa che,
mancandomi lei, mi manca tutto; Egli conosce l'abbandono in cui mi
trovo...
D. Umberto mi è molto amico e comprende molto bene la mia anima, ma ben
presto anch'egli ricevette la proibizione. Tuttavia, nonostante che mi
comprenda e mi abbia sostenuta in ore tanto tragiche, sentii sempre che
il mio padre era la prima e l'ultima luce della mia anima. Non
tralasciò mai di occupare nel mio cuore lo stesso posto; Gesù non lo ha
tolto di là. Era ed è il primo per cui pregavo e prego. E D. Umberto,
poverino, mi diceva: - Io non voglio per nulla intromettermi. Voglio
soltanto sostenere la sua anima. Il suo vero direttore è il padre
(Pinho). -
Povera me, e povera Deolinda, se in questi tristi e lunghi anni il
Signore non mi avesse lasciato un medico tanto buono e santo! Nessuno
vorrebbe trovarsi nelle sue condizioni. Ci è molto amico; amico saldo
della causa di Dio; è anche amico, amico sincero, di lei, padre... P.
Alberto pure mi vuol bene, e sa perdonare i peccati benissimo. Molte
lodi siano date al Signore!... A quando la felice notizia del suo
ritorno, con libertà di prendersi cura della mia anima fino alla
fine?... » (lettera a - p. Pinho, 20-3-1946).