... Potessi e sapessi parlare, quanto avrei da dire sul dolore! Il
dolore è ciò che vi è di più sapiente, è la scuola più sublime; nulla
più del dolore ci insegna ad amare Gesù; esso ci incammina e ci guida
verso di Lui. Il dolore getta radici in profondità, radici che legano
l'anima a Gesù. Quali segreti esso nasconde! Il dolore unisce l'anima a
Gesù e fa che essa viva soltanto di Lui e per Lui. È il fondamento più
sicuro per il grande edificio dell'amore e dell'unione a Gesù...
(diario, 1-3-1946).
Vorrei consolare e confortare tutti; vorrei dare gioia a tutti i cuori.
Vorrei sfamare tutti gli affamati, vorrei vestire tutti gli ignudi.
Quanta pena sento per i poveri! Ma specialmente per Gesù: sento che è
Lui il povero più bisognoso; necessita che Lo rallegri e Lo conforti.
Potessi consolarlo ed amarlo!... Soffro tanto, ma le mie sofferenze non
riescono a dargli consolazione e gioia... Durante la notte il dolore
consumava il mio corpo e l'anima: ero in un vero martirio. Gesù e
Mammina mi stavano sempre sulle labbra e nel pensiero... Dopo la
Comunione, Gesù non tardò a confortarmi: - Ho sete, figlia mia, sete
che consuma il mio divin Cuore. Tu sai, o sposa amata, che sete è
questa: è sete di anime. Sono così poche quelle che mi amano, è così
ristretto il numero di coloro che mi dànno consolazione vera, anche fra
quelle che dicono di amarmi e di essere mie spose! Non fanno le cose
come devono, con fine retto e puro. Quante fra le scelte vengono meno
al mio amore! Mi vogliono solamente quando vedono rose e consolazioni;
quando le spine le feriscono e la croce pesa, quando il cammino diventa
sassoso, buttano tutto a terra, fuggono, disprezzano le mie grazie... -
- Mio Gesù, se qualcosa in più posso fare o soffrire, sono pronta a
tutto. Non Ti ho mai dimenticato; sono sempre la tua vittima... -
...Di' al tuo padre [Pinho] che ho raccolto le vostre sofferenze, digli
che ho scelto lui per luce e guida della tua anima e non vi rinuncio.
Ho unito le vostre anime, non le disgiungo, né le lascio disgiungere.
Grande consolazione ho ricevuto dalla sua obbedienza ed umiltà. Egli
sarà sempre il maestro di grandi anime... - (diario, 2-3-1946).
... Il giorno 13 ho ricevuto un regalo dal cielo. Da tanto tempo non ne
ricevevo! Avrebbe dovuto essere per me una grande gioia, ma non lo fu:
rimasi indifferente, come non fosse per me. L'apprezzai molto, ma
l'apprezzamento non era mio. Ne ringraziai Gesù e Mammina, ma anche i
ringraziamenti non erano miei... Io rimasi sempre senza nulla... Il
maligno mi presenta alla immaginazione tutti i dubbi. Sorride nel
vedere che mi sento senza nulla e continua a mostrarmi la mia vita
come perduta.
Io, alzando gli occhi al cielo e su Gesù crocifisso, Gli dico: - Sono
la tua vittima, non voglio stare nel mondo se non per soffrire e fare
la tua santissima Volontà. -
E, voltandomi poi verso il Sacro Cuore, Gli dico: - Dammi, Gesù, il
fuoco del tuo Cuore, sii la mia forza; dammi la tua pace. - E rimango
serena e rassegnata. L'anima è contenta, sorride al dolore e alla
croce. Vedo le sofferenze; vedo la morte corrermi incontro e la temo;
ma questo timore non mi impedisce di volerla, di desiderarla.
Con questa visione del dolore e della morte, camminai, o camminò Gesù
in me, affrettatamente verso l'Orto. Che grande silenzio! Che grande
insegnamento! Quanto posso imparare da Gesù a soffrire serena, in
silenzio; a soffrire amando!
Bevvi con Lui il calice dell'amarezza fino all'ultima goccia; il mio
cuore fu spremuto con il Suo nello stesso calice e così unito fu
offerto all'eterno Padre; nella stessa unione fui angosciata e sentii
sgomento. Talvolta, come esempio per me, sentii la Sua disponibilità,
la pace e il sorriso della Sua anima, e il Suo sguardo dolce e sereno
verso l'eterno Padre. Potessi accettare e soffrir tutto a somiglianza
di Gesù! Questa mattina ho sentito sul mio corpo tanti flagelli: mi
pareva che le spalle, le costole ed il petto ne restassero
scarnificati... Lungo la strada del Calvario era tale la furia con cui
ero trascinata che cadevo battendo il viso ora su una pietra ora
sull'altra... Dall'alto della croce, prossima a spirare, sentivo che il
mio cuore stava abbarbicato con radici d'amore a tutti i cuori umani. E
lo sguardo più tenero usciva dai miei occhi moribondi, dirigendosi a
tutto il mondo; ho potuto sussurrargli: - Può la tua ingratitudine
esigere di più da me? - ... Non ero io, era Gesù; ma sentivo tutto
questo tanto al vivo come se fossi io. E’ venuto Gesù: - Figlia mia,
colomba bianca e pura, ti ho collocato in questo calvario, in questa
continua immolazione, in giorni quanto mai tragici per l'umanità...
Abbi coraggio. Io sono con te; gli uomini non possono separarci, non
possono impedirti di salvare le anime. Mi causa dispiacere che la
maggior parte dei miei discepoli non comprenda la mia vita nelle
anime! Quanti la distruggono, tagliandone le radici e, peggio ancora,
bruciandole perché non attecchiscano più. Coraggio, figliolina: questo
in te non succede... (diario, 15-3-1946).