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Messaggio del 25 maggio 1984:Desidero vivamente che nel giorno di Pentecoste voi siate puri per ricevere lo Spirito Santo. Pregate perché in quel giorno il vostro cuore sia cambiato.

Beata Alexandrina Maria da Costa - Nulla più del dolore ci insegna ad amare Gesù (Momenti della Passione)


... Potessi e sapessi parlare, quanto avrei da dire sul dolore! Il dolore è ciò che vi è di più sapiente, è la scuola più su­blime; nulla più del dolore ci insegna ad amare Gesù; esso ci incammina e ci guida verso di Lui. Il dolore getta radici in profondità, radici che legano l'anima a Gesù. Quali segreti esso nasconde! Il dolore unisce l'anima a Gesù e fa che essa viva soltanto di Lui e per Lui. È il fondamento più sicuro per il grande edificio dell'amore e dell'unione a Gesù... (dia­rio, 1-3-1946).

Vorrei consolare e confortare tutti; vorrei dare gioia a tutti i cuori. Vorrei sfamare tutti gli affamati, vorrei vestire tutti gli ignudi. Quanta pena sento per i poveri! Ma specialmente per Gesù: sento che è Lui il povero più bisognoso; necessita che Lo rallegri e Lo conforti. Potessi consolarlo ed amarlo!... Soffro tanto, ma le mie sofferenze non riescono a dargli con­solazione e gioia... Durante la notte il dolore consumava il mio corpo e l'a­nima: ero in un vero martirio. Gesù e Mammina mi stavano sempre sulle labbra e nel pensiero... Dopo la Comunione, Gesù non tardò a confortarmi: - Ho sete, figlia mia, sete che consuma il mio divin Cuore. Tu sai, o sposa amata, che sete è questa: è sete di anime. Sono così poche quelle che mi amano, è così ristretto il numero di coloro che mi dànno consolazione vera, anche fra quelle che dicono di amarmi e di essere mie spose! Non fanno le cose come de­vono, con fine retto e puro. Quante fra le scelte vengono meno al mio amore! Mi vogliono solamente quando vedono rose e consolazioni; quando le spine le feriscono e la croce pesa, quando il cammino diventa sassoso, buttano tutto a terra, fug­gono, disprezzano le mie grazie... -

- Mio Gesù, se qualcosa in più posso fare o soffrire, sono pronta a tutto. Non Ti ho mai dimenticato; sono sem­pre la tua vittima... - ...Di' al tuo padre [Pinho] che ho raccolto le vostre sofferenze, digli che ho scelto lui per luce e guida della tua anima e non vi rinuncio. Ho unito le vostre anime, non le disgiungo, né le lascio disgiungere. Grande consolazione ho ricevuto dalla sua obbedienza ed umiltà. Egli sarà sempre il maestro di grandi anime... - (diario, 2-3-1946).

... Il giorno 13 ho ricevuto un regalo dal cielo. Da tanto tempo non ne ricevevo! Avrebbe dovuto essere per me una grande gioia, ma non lo fu: rimasi indifferente, come non fosse per me. L'apprezzai molto, ma l'apprezzamento non era mio. Ne ringraziai Gesù e Mammina, ma anche i ringraziamenti non erano miei... Io rimasi sempre senza nulla... Il maligno mi presenta alla immaginazione tutti i dubbi. Sorride nel vedere che mi sento senza nulla e continua a mo­strarmi la mia vita come perduta.

Io, alzando gli occhi al cielo e su Gesù crocifisso, Gli dico: - Sono la tua vittima, non voglio stare nel mondo se non per soffrire e fare la tua santissima Volontà. -

E, voltandomi poi verso il Sacro Cuore, Gli dico: - Dam­mi, Gesù, il fuoco del tuo Cuore, sii la mia forza; dammi la tua pace. - E rimango serena e rassegnata. L'anima è contenta, sorri­de al dolore e alla croce. Vedo le sofferenze; vedo la morte corrermi incontro e la temo; ma questo timore non mi impedisce di volerla, di de­siderarla.

Con questa visione del dolore e della morte, camminai, o camminò Gesù in me, affrettatamente verso l'Orto. Che gran­de silenzio! Che grande insegnamento! Quanto posso imparare da Gesù a soffrire serena, in silenzio; a soffrire amando!

Bevvi con Lui il calice dell'amarezza fino all'ultima goccia; il mio cuore fu spremuto con il Suo nello stesso calice e così unito fu offerto all'eterno Padre; nella stessa unione fui an­gosciata e sentii sgomento. Talvolta, come esempio per me, sentii la Sua disponibilità, la pace e il sorriso della Sua anima, e il Suo sguardo dolce e sereno verso l'eterno Padre. Potessi accettare e soffrir tutto a somiglianza di Gesù! Questa mattina ho sentito sul mio corpo tanti flagelli: mi pareva che le spalle, le costole ed il petto ne restassero scar­nificati... Lungo la strada del Calvario era tale la furia con cui ero trascinata che cadevo battendo il viso ora su una pietra ora sull'altra... Dall'alto della croce, prossima a spirare, sentivo che il mio cuore stava abbarbicato con radici d'amore a tutti i cuori umani. E lo sguardo più tenero usciva dai miei occhi moribondi, di­rigendosi a tutto il mondo; ho potuto sussurrargli: - Può la tua ingratitudine esigere di più da me? - ... Non ero io, era Gesù; ma sentivo tutto questo tanto al vivo come se fossi io. E’ venuto Gesù: - Figlia mia, colomba bianca e pura, ti ho collocato in questo calvario, in questa continua immola­zione, in giorni quanto mai tragici per l'umanità... Abbi coraggio. Io sono con te; gli uomini non possono separarci, non possono impedirti di salvare le anime. Mi causa dispiacere che la maggior parte dei miei discepoli non com­prenda la mia vita nelle anime! Quanti la distruggono, taglian­done le radici e, peggio ancora, bruciandole perché non at­tecchiscano più. Coraggio, figliolina: questo in te non succe­de... (diario, 15-3-1946).