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Messaggio del 25 settembre 1996:Cari figli! Oggi vi invito ad offrire le vostre croci e le vostre sofferenze per le mie intenzioni. Figlioli, io sono vostra madre e desidero aiutarvi chiedendo per voi la grazia presso Dio. Figlioli, offrite le vostre sofferenze come dono a Dio perché, diventino un bellissimo fiore di gioia. Perciò, figlioli, pregate per poter capire che la sofferenza può diventare gioia e la croce la via della gioia. Grazie per avere risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - «Traggo da tutto il tuo dolore balsamo di salvezza» (Momenti della Passione)


... Durante la notte dal 5 al 6 gennaio pensavo: - O Gesù, avessi anch'io, come i Magi, oro, incenso e mirra da offrirti! Ma non ho nulla. Non posso venire al tuo presepio con la mia miseria. - La mia tristezza era profonda... In quel momento vidi Gesù davanti a me: con una gran croce sulle spalle, un ginocchio a terra, il Volto divino inclinato verso di me, mi guardava con tristezza. Dietro vi erano molte persone con sguardi di rancore verso di Lui, come volessero scaricargli addosso ogni specie di sofferenza. Questa scena mi richiamava la moltitudine dei Giudei che lo insultavano lungo la strada del Calvario. Io non seppi se non ripetere a Gesù: - Sono la tua vittima. - ... Son già trascorsi 5 giorni e sento ancora in me quel Volto divino dagli sguardi tanto tristi, ma tanto pieni di dolcezza. Quanto doveva soffrire Gesù, per apparirmi in quello stato! ...Oggi, giunta al Calvario, avevo dentro di me Chi può fissare e scrutare tutte le strade di quel percorso irrigato di sangue. Questo contribuì ad aumentare il mio dolore: tanto sangue sparso corrisposto con tanta ingratitudine! Vedevo il mondo rifuggire da quel sangue e io volevo salvarlo: non c'è altro mezzo. Se potesse essere visto questo dolore! Se fosse compresa questa agonia, quante anime si salverebbero! Il cuore si struggeva in amore e Qualcuno prendeva quel­l'amore e lo diffondeva nel mondo: un soffio, come di vento, lo portava ovunque; anche dai miei occhi, dalle mie labbra, da tutto il mio corpo prendeva non so che cosa e lo spargeva. Io, in croce, disfatta dal dolore, agonizzavo nell'abbandono, nell'oscurità e nella morte. È venuto Gesù: - Figlia mia, vedo nella tua morte la vita delle anime. Prendo dal tuo cuore amore per tutte... Quanto vale il Calvario! Il dolore è sigillo che non si cancella; la croce è segno di redenzione. Abbi coraggio! II dolore è salvezza del mondo. Traggo dal tuo cuore, dai tuoi occhi, dalle tue lab­bra, da tutto il dolore del tuo corpo un balsamo salutare di salvezza. Mi rallegro nel vederti sopportare tutto con animo contento le cuore forte... Non mancano le anime disposte ad accompagnarmi sul Ta­bor, ma quando giunge il dolore, il Calvario, rifiutano la sof­ferenza: fuggono e mi lasciano solo. In te trovo tutta la gene­rosità; mi sei fedele... - ... (diario, 11-1-1946).

... Prego e soffro senza che nulla di questo mi appartenga: non posseggo nulla da dare a Gesù. Le mie tenebre sono come leoni che tutto inghiottono...

Ero tanto prostrata per il mio Orto ed il mio Calvario!... Rare volte ho sentito come oggi il capo tanto ferito dalle spine: che dolori acuti e profondi! Tutto il capo era una piaga viva... E’ venuto Gesù: - Mia figlia, voglio la tua oscurità, il tuo abbandono, la tua crocifissione somigliante alla mia. Non dico che, nella mia Passione, il divin Padre abbia cessato di assi­stermi, che non abbiamo continuato ad amarci con lo stesso amore e che lo abbia perduto la mia unione con Lui e con lo Spirito Santo, no! Lo stesso avviene in te, mia cara croci­fissa: hai sempre la mia divina assistenza: ti accompagno nella crocifissione indicibile... - ... (diario, 18-1-1946).

Non ho nessuno cui ricorrere: sulla terra non trovo sollievo. Chi vuole soccorrermi, non può; chi può, non vuole. Mio Dio, mi pare che queste righe siano scritte con il mio sangue, tanto grande è il mio dolore; è impossibile descriverlo; neppure il più grande sapiente saprebbe descriverlo tale quale è. Non sono già più il cencio stracciato, non sono neppure cencio, non sono nulla: il dolore ha disfatto tutto, le tenebre hanno som­merso tutto. Vincerà il nome di Gesù. - Vinci, Gesù, vinci, mio Amore! Fa' che la mia fiducia giunga dalla terra al cielo, arrivi da me a Te. - Ecco le parole che le mie labbra balbettano sovente. - Mio Gesù, dammi forza per poter dettare tutto, se que­sta è la tua divina Volontà; accetta il mio sacrificio! - ... Oggi, nella salita al Calvario, il cuore galoppante sembrava scoppiare per le ansie di vedere nuovi mondi di purezza e di amore da consegnare a Gesù. Mi pareva che denti di ferro scarnificassero il mio corpo. Mi sentivo ferita da molti cuori pietrificati. Su di me scorrevano il Sangue di Gesù e le lacri­me di Mammina; cadevano poi su quei cuori che non si ram­mollivano.

È venuto Gesù: - Figlia mia, il Signore è con te, è con te la mia pace. Sei piena di grazia perché da Me l'hai ricevuta ed in te abita e vince Gesù... - ... (diario, 25-1-1946).

« Che grande esempio dài, per il tuo amore alla croce!

... Resto sempre sgomenta in tanta oscurità... Tutto in me vedo perduto: Signore, Signore, la mia sofferenza è inutile!... O mio Calvario, ogni volta più triste e doloroso! Oh, quanto fui flagellata! Mi pare impossibile che il mio corpo non abbia i segni delle ferite e non sia rimasto disfatto... Venne Gesù: - Figlia mia... sai bene che lo sono sempre con te a raccogliere le tue sofferenze ed utilizzarle per le anime... Quali grandezze e bellezze nella tua anima!... - Mio Gesù, se io nulla vedo e trovo in me, che puoi raccogliere Tu da utilizzare per le anime? - - Ascoltami: come potresti tu vedere degli oggetti che le fiamme divoratrici di un fuoco vivo consumarono? Come potresti vedere una cosa che offristi e fu portata in un luogo ove non puoi andare? Tutto ciò che soffri, tutto ciò che fai, tutto il tuo amore è nascosto, è consumato nel mio.

Se tu potessi vedere il valore della tua sofferenza, ciò che hai fatto per Me e per le anime, l'amore con cui Mi ami, perderesti la vita, se fosse vita tua e non vita di Cristo; sola­mente alla luce dell'eternità tu potrai vedere e l'umanità pure vedrà quanto hai fatto e sofferto per salvarla. (diario, 15-2-1946).

Si continua a parlare della partenza del mio padre spiri­tuale [p. Pinho]. Attorno a me sento incessantemente un mare furioso, il fischio del vento, la più spaventosa tempesta che mi si schianta contro, come fossi una banchina [del porto] cui è legato il padre... Soffro anche per la sofferenza dei miei, specialmente di mia sorella. Giorni fa ho sofferto ciò che egli soffriva a Fatima nel congedarsi dalle persone care. Nello stesso istante vedevo una mano posarsi sul mio capo: mi dava forza per proseguire fra tutti quei dolori. In ispirito mi abbracciavo alla croce e dicevo a Gesù: - Il dolore sia dolore per me e amore per Te. Sia questo un abbraccio eterno! - Così dicendo, mi sentivo scoppiare per la sofferenza. A fianco del dolore cammina la fiducia. Il dolore pare per­sino superare la fiducia; ma invece no. Essa lo sorpassa come il bue che va avanti all'altro più lento. Il dolore cammina cieco ma con la certezza di giungere al porto di salvezza; non qui sulla terra ove è certo di non trovare nulla. ... Sento sgomento per ciò che il Signore mi chiederà an­cora, ma resta la volontà di dargli tutto: mi pare che mi por­terà via la mamma e forse la sorella (diario, 17-2-1946).

Il 20 febbraio non si cancellerà più dalla mia memoria: giorno della partenza del mio padre per il Brasile. Cosa mi ha chiesto mai Gesù! Non mi aspettavo tanto! Nella mattinata di tale giorno, subito dopo la Comunione, domandai a Gesù parecchie volte se il mio padre sarebbe par­tito o no; ma non mi rispose. Però, anche così, continuai a rimanere nella mia fiducia, contro ogni speranza. Il Signore mi mandò qualcuno [d. Umberto] per animarmi, confortarmi e prepararmi a quello che ci attendeva. L'anima era forte. Mi sono mantenuta calma e serena, ma ciò che soffrivo non si può né immaginare né dire... Mettendomi a pregare non sapevo come orientare le mie orazioni: chiedere a Gesù il miracolo di non lasciar partire il padre spirituale, o ringraziarlo per così grande grazia, o im­plorare per lui un buon viaggio? Indecisa sul da farsi, presen­tai soltanto queste mie intenzioni a Gesù. Con la forza della mia fiducia, che non so donde venisse, dicevo: non è partito, non parte. Come mi ingannavo! Il dolore era lacerante. Ho detto: sono arrostita come San Lorenzo; ma è fuoco peggiore: mi brucia lo spirito, mi stan­ca l'anima... Fiduciosa soltanto nel Signore e nella sua provvidenza, mi venne in mente Abramo con il suo Isacco... Non sapevo che a quell'ora il bastimento navigava già in alto mare portando lontano il padre. Quanto devo ringraziare il Signore di avermi aiutata a vincere tutto con serenità e ras­segnazione!... E ora che fare? Continuare a confidare e a sperare nel Signore, raddoppiare le mie preghiere e, con gli occhi al cielo e il cuore in alto, attendere serena e soffrire tutto per amore. Ieri mattina, dopo la Comunione, dissi a Gesù: - Mi affido a Te per tutto e Ti prometto di fare tutto il possibile per non preoccuparmi più se questo o quello compromette la tua divina causa: se è tua, io non devo preoccuparmene, ma Tu solo. Io voglio, mio Gesù, e prometto di fare ogni sforzo per compiere tutto nella maggior perfezione possibile ed amarti con tutto l'amore di cui è capace il mio cuore... - Nel pomeriggio ho saputo dell'ora e di tutti i particolari del congedo e della partenza del padre. Ho voluto essere forte, nascondere le mie lacrime, ma vi sono riuscita per poco tem­po: ho potuto soltanto soffocare i singulti... Mi pareva un do­lore senza fine: l'ho offerto a Gesù, benedicendolo e lodan­dolo per tutto.

Come avevo promesso a Gesù di non pronunciare una parola di gioia né di soddisfazione se il padre non fosse partito, così Gli ho promesso, con il suo aiuto, di non dire una parola in sfavore di coloro che lo hanno fatto partire e che mi hanno fatto soffrire tanto...

Dopo la Comunione ho fatto un breve ringraziamento per­ché le forze non mi consentivano di più. Ho recitato il « Te Deum » leggendolo su un libretto che mi ero fatta prestare per recitarlo come ringraziamento nel caso il padre non fosse partito; l'ho recitato ugualmente, convinta di dare così più con­solazione a Gesù: benedirlo tanto nel dolore quanto nella gioia... ... Venne il mio Gesù: - Figlia mia, cuore d'oro, cuore di fuoco, anima pura, candida, vieni a Me, vieni al mio Cuore per ristorarti in così amaro dolore: vieni a prendere coraggio, conforto e fiducia. - - Mio Gesù, sai bene che solo in Te confido, non in me, e sai come hai permesso che io mi ingannassi o che il demo­nio mi ingannasse... - Tranquillizzati e ascoltami. Non ti ho ingannata, tu non ti sei ingannata ed il demonio non ti ha ingannata, perché Io non l'ho acconsentito. Tutto ciò che ho fatto non è stato né per umiliare te né coloro che Io amo e che si prendono cura della mia divina causa, ma per renderli più fermi e più di­sponibili...

Figlia mia, mi è costato assai non dirti tutto ciò che stava succedendo: ti ho dato coraggio e fiducia, in tutto questo tempo, perché tu potessi resistere ed avessi la forza per rice­vere questo colpo tanto duro... Ti ho promesso di liberarlo [p. Pinho]: è stato questo il mezzo migliore per la sua liberazione. Non è partito spiri­tualmente, è rimasto con te. Ciò che Io ho unito, gli uomini non possono separare.

Coraggio... Che grande luce dài al mondo; che grande esempio per la tua disponibilità e per il tuo amore alla croce! - (diario, 22-2-1946).

Sono nelle mani di Dio per tutto quanto vuole: Egli sia la mia forza.

... Il dolore, la nostalgia del mio padre partito per il Brasile hanno raggiunto l'apice, non possono crescere di più... Ma lo [p. Pinho] sento nella mia anima con una unione tanto forte come non mai... Partì il corpo, ma rimase nel mio calvario la vita della sua anima: è ciò che sento... I miei occhi non possono frenare le lacrime, ma sono la­crime di disponibilità, di pace, di amore. Mentre gli occhi piangono, l'anima si eleva, si prostra davanti a Gesù e gli sorride e, come avesse braccia, le distende per lasciarsi cro­cifiggere e nella maggiore tranquillità, con la migliore volontà, dice a Gesù: - Voglio, accetto l'immolazione, il sacrificio per tuo amore... - ... (diario, 26-2-1946).