MaM
Messaggio del 24 aprile 1984:Troppe persone, dopo aver cominciato a pregare e digiunare, a convertirsi e fare penitenza qui a Medjugorje, tornate a casa dimenticano alla svelta gli impegni assunti e riprendono le loro cattive abitudini.

Beata Alexandrina Maria da Costa - «Ti prometto molte conversioni sul tuo tumulo»


... Il giorno 10, verso le nove e mezza del mattino, ebbi la visita di una persona amica; questa mi diede la triste no­tizia che forse il mio padre spirituale [p. Pinho] sarebbe man­dato all'estero. Tale notizia fu come un pugnale nel cuore. Rimasi calma, serena e fiduciosa e dissi: - Non mi convinco; non è possibile: il Signore non viene meno alle promesse. I momenti di questa tranquillità furono pochi perché una tempesta fortissima si scatenò subito nel mio spirito. Il demonio mi presentò alla fantasia ogni cosa immagina­bile. Vedevo la mia vita ingannatrice e colma di illusioni... Versai molte lacrime: furono lacrime di rassegnazione. Mi offersi a Gesù come vittima. A volte con le labbra, altre volte con lo spirito, recitai il « Magnificat » per ringraziare di tanta sofferenza... Nella Comunione del giorno 11 volevo domandare a Gesù se era vero o no che il mio padre sarebbe partito; ma non osai. - Gesù, voglio fare ciò che è più perfetto. Fa' che la mia fiducia in Te cresca, cresca il più possibile. - Alla fine delle 24 ore di questo martirio dissi: - Gesù, 24 ore di agonia senza luce: dammi chi mi consoli! -

... Quante volte mi pareva di vacillare e di disperare! Alla fine delle 48 ore dissi: - Gesù, Tu sai che questa mia preoccupazione, tutto questo martirio è per Te e per le anime, non è per me. Che io soffra tutto, ma che non soffra la tua divina causa, non soffrano le anime... - È venuto il mio medico con alcune persone amiche. Atten­devo conforto; non l'ho avuto: Gesù non lo ha permesso. Anzi mi ha tormentata anche il ricordo che le mie lacrime e qualche parola non li abbia edificati, o anche, forse, scandalizzati... Io non dubitavo di Gesù, ma di me, soltanto di me: te­mevo di essere ingannata... Appena ritorneranno da me, chie­derò loro perdono per il cattivo esempio dato. Faccio questo sacrificio di dettare i miei sentimenti per provare che non sono stata io, ma il mio dolore a parlare quando ho detto che non avrei più dettato... - Perdonami, Gesù; Tu lo sai che a me importa rivedere sulla terra il mio padre spirituale non per me, ma per Te, per le tue promesse, per le anime. Ma confido e spero in Te. - In questo triste penare passai attraverso l'Orto, salii al Cal­vario con il cuore oppresso, molto spremuto da mani umane. Io ero il chicco di grano macinato, trasformato in farina, ma quella farina era continuamente macinata fino a sparire. Io ero il grappolo d'uva spremuto nel torchio, che dopo aver dato tutto il succo, doveva passare in altri torchi i quali lo spre­mevano talmente da annientarlo... (diario, 14-12-1945). Se mi trovassi alla fine della vita vorrei che la mia prima parola fosse: « Sia fatta la Tua volontà! ». Poi, come striscia di sangue che si estende per il mondo intero, vorrei ripetere con tutta la forza possibile: « Amate, amate, amate Gesù! ». ... Sono solita chiedere a Gesù e a Mammina che ogni mo­mento sia per me come l'ultimo della mia vita. Oggi ebbi una consolazione che non mi ha dato gioia e sento che Gesù ri­mane molto soddisfatto nel vedere la mia disposizione interiore, cioè che non mi rattristano affatto le cose di questo mondo che mi riguardano... (diario, 19-12-1945). Ore di sollievo, momenti più lieti per meglio portare la pesante croce e sopportarne l'aumento di peso. Ho avuto vicino chi comprende bene la mia anima: ho potuto aprirmi e sfo­garmi. Non fu godimento, ma mi sono sentita un'altra: ero più forte; mi pareva di avere un cuore nuovo con più vita. Non sapevo come ringraziare il Signore. Ho recitato il « Ma­gnificat »; mi sono sforzata di lodarLo. Dopo poche ore cambiò tutto: ritornai ad essere me stessa, ritornai alle mie tenebre, ai miei orrori, al mio soffrire. Gesù Eucaristico è venuto a fortificarmi. Dopo il ringra­ziamento un nuovo pugnale veniva a conficcarsi nella ferita già aperta: una lettera, di una persona che non conosco, in cui mi si chiedevano preghiere per il mio padre spirituale e mi si annunciava la sua partenza per il Brasile. È impossibile esprimere il mio dolore; ma non ho pianto: agonizzavo. Una forza venuta da non so dove mi obbligava a sorridere. Con gli occhi fissi in Gesù e in Mammina dicevo loro: - Accetto, accetto, ma soccorretemi e vegliate sudi me. - Con il passare delle ore la tempesta si è sollevata fortis­sima. L'anima si è mantenuta in grande pace e serenità, ma le lacrime scivolavano sul mio volto. Le ho offerte a Gesù come atto di amore... (diario, 21-12-1945).

... Notte di Natale!... Ho fatto compagnia a Gesù nel pre­sepio, senza vita, senza avere nulla per fargli compagnia. Nelle mie tenebre, mi sono affidata alle sue braccia e al suo Cuoricino. Al mattino, nel riceverlo sacramentato, Gli ho aperto il mio cuore; Gli ho fatto la consegna del mio padre spirituale... Se fossi solo io ad essere umiliata, non mi affliggerei tanto. In questa offerta il cuore era straziato dal più vivo dolore. - Sta' calma, tranquillizzati, figlia mia. Io ho accettato la tua offerta e con essa hai consolato il mio divino Cuore... Ti prometto, dopo la tua morte, molte conversioni sul tuo tumulo. Verranno a visitarti e partiranno cambiati. Là, dal cielo, veglierai su di loro; coprirai di benedizioni le loro anime... Sei madre di tutti i peccatori... - (diario, 28-12-1945).