MaM
Messaggio del 25 febbraio 1992:Cari figli, oggi vi invito ad avvicinarvi ancora di più a Dio attraverso la preghiera; solo così potrò aiutarvi e proteggervi da ogni attacco satanico. Io sono con voi e intercedo per voi presso Dio affinché Lui vi protegga; però mi sono necessarie le vostre preghiere e il vostro 'sì'. Voi vi perdete facilmente nelle cose materiali e umane e dimenticate che Dio è il vostro più grande amico. Perciò, cari figlioli, avvicinatevi a Dio affinché Lui vi protegga e vi preservi da ogni male. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - O santa obbedienza che tutto puoi!


« ... Non ho proprio forza né disposizione per nulla, pro­prio per nulla. Gesù e Mammina abbiano compassione di me. Non so dire la sofferenza della mia anima: è impossibile de­scriverla. Ho paura di lei e di tutti gli amici. Non so dove fuggire, né dove nascondermi. Che cosa sarà di me? Sono diventata cieca [spiritualmente]; la mia cecità è completa. Quanto costa vivere così! Appare soltanto la mia miseria, il mio nulla, e tanto chiaramente che mi causa dolore. Preghi per me, mio buon padre, e chieda a tutti di codesta santa casa che si faccia lo stesso. ... Ho fiducia in Gesù, ma il mio stato di salute molte volte mi fa cadere nella desolazione. Se è necessario, Deolinda può venire ad Oporto, ma gli orari dei treni sono scomodi, a meno che faccia la linea di Póvoa; non sa dove sia la vostra casa; ella dovrà avere la bontà di farcelo sapere. Mio Dio, tanti sacrifici e fatiche per causa mia! ... Ha bisogno di venire da me? Ho tanta paura! Sono sazia di domande! Se non fosse per amore di Gesù e potessi sfuggire a tutti, lo farei.

Vuole obbligarmi a scrivere sempre? Io non ne posso più! Porto questa croce trascinandola, ma non come chi la vuol portare a destinazione: è di malavoglia e per obbligo, che la trascino. O santa obbedienza che tutto puoi!... » (lettera a d. Umberto, 11-10-1945).

La Mammina dei dolori - O se i cuori comprendessero!

(Momenti della Passione)

Allo spuntare del giorno uscii dalla prigione... Il ricordo di quella prigione e dell'amore di Gesù mi spingeva a cam­minare... Mi venne presto incontro la « Mammina dei dolori ». Fu necessario che Gesù mi infondesse la sua forza perché io po­tessi guardarla, tanto era addolorata e potessi in più sopportare il dolore che Ella sentiva per me. Seguiva i miei passi di strada in strada, o, meglio, seguiva i passi di Gesù che era in me, carico della croce. Gli occhi dell'anima, gli occhi che possedevano gli sguardi di Gesù La vedevano venire dietro di me, piangente e con il cuore attraversato da molte frecce. Che dolore, il Suo! Dolore che nessuna creatura sarebbe ca­pace di sopportare: non potere avvicinarsi a Gesù e rialzarlo nelle sue cadute! Avrebbe voluto baciarlo, pulirlo, lavargli le ferite con le sue lacrime. Tutto questo la mia anima vide ed il mio cuore sentì. È la scena più dolorosa che il mondo possa osservare... Sul Calvario fui sollecitata alla fretta con spintoni bruschi. Gli occhi non potevano aprirsi per il sangue, ma anche la ver­gogna mi obbligava a tenerli chiusi: essere spogliata in pub­blico! Sentii subito che Mammina, con il suo manto, voleva coprire Gesù che era in me; siccome non le fu consentito, le frecce che le trafiggevano il cuore la ferirono maggiormente. Io ero fissata sulla croce e la croce sul Calvario. Sentivo in me due vite, o due nature: una che non resisteva a tanto dolore, l'altra che tutto vinceva... Quando Gesù venne mi disse: - Il Calvario e la croce sono la moneta del più alto valore per comperare le anime. Dammi anime!... Mi consolo, uccellino bianco e puro, nel ve­derti battere le ali in cerca di nuova vita. Tu voli, voli, uccel­lino celeste, senza stancarti, senza fermarti e non incontri o - ignori la vita che desideri: è la vita che vivi, vita che non comprendi e ti prepara la vera vita, la Patria celeste. Soltanto là comprenderai la vita che ora ti faccio vivere...

Quanto dolore ti aspetta nell'ultima fase della vita! Ma che morte di amore! Che grande gloria e potere sulle anime ti aspettano nella Patria celeste!... - (diario, 12-10-1945).

Non so soffrire, non so vivere questa vita che Gesù mi dà. Non riesco a capire come, vivendo giorno e notte unita il più possibile a Gesù, arrivi alla fine della giornata, arrivi alla fine della notte a mani vuote, in una morte totale di tutte le cose. Arrivo alla fine del giorno e della notte come se non vivessi e non mi ricordassi di Gesù: senza fare nulla per Lui, per il prossimo, per le anime. Che vita triste, sebbene mi mostri lieta! Mi pare di ingannare me stessa e gli altri. È cambiato lo scenario delle mie tenebre: sinora penetravo e camminavo in esse, ma sempre su terreno duro. Adesso in­vece sono mari infiniti di tenebre senza fondo ed io non so nuotare. Voglia o no, mi sprofondo in esse, ma devo avanzare sempre. Vado, immergendomi come un pesce che non può nuotare, come uccello che non vola e deve cadere al suolo. Cammino in questa orribile oscurità di spirito come bam­bina timida che non può né sa inoltrarsi... (diario, 16-10-1945). Lasciai cadere dalle spalle la mia croce e io pure caddi sfinita, incapace di rialzarmi. E non ho il coraggio di alzare gli occhi al cielo. Ma a che servirebbe se non vedo? Si è ac­cecato il mio spirito e sento come se fossero accecati anche gli occhi del corpo. La mia cecità vede solo morte e miseria in tutta l'umanità. E tutta questa umanità la vedo rappresentata dentro di me: mi sgomenta il guardarla. Il mio cuore sente l'eco fragorosa di tuoni distruttori... e gli occhi dell'anima vedono il lampeggiare accecante tra nuvole nere... È giustizia, è giustizia divina! Gesù viene, afflitto, nel mio cuore; prende da esso un ca­lice amaro, lo trasforma, lo unisce al Suo e lo offre all'Eterno Padre. Ma Egli non lo vuole accettare... Che amarezza, quel­la di Gesù! Povera me! Tutto questo mi porta alla costerna­zione. Gesù vuole soccorrere il mondo e non può... Mio Dio, che posso fare per questa povera umanità? Il mio corpo è come il lino nella cardatrice: è dilacerato. La mia cardatrice è formata da spine, ma dalla sofferenza che mi causa non nasce nulla di utile; eppure in me, posso dirlo, vi sono soltanto dolori, talvolta insopportabili.

Se Gesù non si affretta a porre termine ai miei giorni, io, da sola, non resisto a questo martirio; non riesco a superare tanta oscurità... Ed è attraverso tale oscurità che oggi devo giungere al­l'Orto. Già lo vedo, è per me; lo vedo perché è dolore e ama­rezza; la mia oscurità mi lascia vedere soltanto tutto ciò che­è dolore. Dietro di me vi è la città, città di crudeltà e di ingrati­tudini; davanti, l'Orto; di fianco, il Calvario su cui devo dare la mia vita. O Orto pieno di agonia, di tristezza! O grotta dove vado a pregare! O suolo su cui vado a prostrarmi! L'anima tutto vede, tutto sente... Oh, quali sofferenze nell'Orto! Il mon­do non le conosce; non sa quanto vi ha sofferto Gesù. Ma io, Lo sento soffrire in me. È in me che la sua sacra Passione si rinnova... Vorrei poter riprodurre in un quadro le sofferenze di Gesù che sento nella mia anima e poterle stampare in tutti i cuori perché le sentissero e comprendessero e non peccassero più... (diario, 18-10-1945).