Cosa sono io? L'insetto più vile, lo straccio più immondo e inutile.
Mi sono perduta, mi sono perduta! La mia vita è inferno, il mio letto è
inferno, la mia morte è inferno, la mia eternità è inferno. Mi sento
bruciare in esso, tormentata in tutti i sensi dal demonio. Che antri
spaventosi! Odori nauseanti tormentano perfino l'anima!
E la perdita di Dio! Non più vedere quella Perfezione che affascina
cielo e terra! E perderla per sempre! Solamente la sua Potenza,
solamente la sua Giustizia sono presenti anche nell'inferno e mi
annientano. E la mia rivolta contro di esse è disperata. Non ho parole
che mi soddisfino per poter maledire tutto... Sento, molto
frequentemente, che un Cuore dentro al mio è ferito, pugnalato: so che
è il Cuore del mio Gesù. Questo mi tormenta tanto! Come si può aver
l'ospite più amato dentro di sé e avere il coraggio: di trattarlo in
questo modo? Coprirlo di spine, farlo sanguinare?
Queste spine... dal Cuore di Gesù penetrano nel mio e lo trasformano in
una massa di sangue. E così resta questo dolore unito in un solo cuore.
Il Cielo scende e presso di me si apre un vulcano di fuoco: scende come
bomba distruggitrice che incendia tutto. E’ la giustizia dell'Eterno
Padre, che non può sopportare di vedere Suo Figlio così ferito.
Ho paura perché sono sola; mi hanno abbandonata: mi odiano i nemici e
gli amici mi abbandonano... Il calice della mia amarezza, nella notte
silenziosa dell'Orto è offerto all'Eterno Padre, mentre, incuranti, gli
amati del mio cuore dormono. Io soffro, Gesù soffre... O passione, o
dolore e amore di Gesù che non siete conosciuti!... (diario, 6-9-1945).
Che paura di Gesù, che pena per Gesù, che nostalgia di Gesù! Paura
perché sento avvicinarsi la morte e temo nel dovergli dare i conti;
sento di offenderlo e pena di vederlo offeso; nostalgia di vederlo e
goderlo eternamente... Soffro nel soffrire e soffro sorridendo...
Continuai a vedere Gesù camminare con la croce sulle spalle; con quale
compassione Lo contemplai!... Ad ogni momento Gesù cadeva, ma questa
volta cadeva in me, perché il cammino del Calvario ero io stessa.
Quando asciugarono il suo Volto Santissimo, lo lasciò impresso in modo
tanto vivo; io sentivo che quel Volto, quel ritratto senza pari, doveva
essere contemplato sino alla fine del mondo.
Avesse il mio cuore la generosità di quella donna che si avvicinò a
Gesù! Fu grande la ricompensa che da Lui ricevette. Stavo sul Calvario,
nell'agonia della croce e mi sentivo anche nell'inferno con demoni e
fiamme su di me. Le fiamme salivano, ma non consumavano né
distruggevano la croce su cui ero inchiodata; non facevano scomparire
le sofferenze della Passione; anzi facevano splendere la Croce...
Continuai a restare in croce in un abbandono irresistibile... Vengo,
figlia mia,... vengo con sete; lasciami bere al tuo cuore... bere al
tuo cuore perché nel mondo non posso bere. Vado di cuore in cuore
chiedendo di entrare, come in grembo a mia Madre andai di casa in casa
per la città di Betlemme; quasi nessun cuore, come allora, mi vuole
accettare. In te lo sazio la mia sete... - (diario, 7-9-1945).