Quando potrò tralasciare di obbedire circa l'obbligo di dettare i
sentimenti della mia anima? Vorrei che essi morissero e scomparissero
in me come io sento di essere morta e scomparsa. Tutto vive, tutto
canta e benedice il Signore; gli uccelli e ogni creatura Lo lodano;
eccetto io: da me non è lodato, non è amato. La mia vita non esiste; fu
una vita perduta. Quante volte sgorgano dalla mia anima violenti
impulsi e sfoghi quasi disperati: « Maledetta la mia vita! Meglio non
fossi nata; maledetto il latte che mi ha nutrita, e maledetti coloro
che mi hanno allevata ». Le fiamme dell'inferno si estendono su di me.
Colà tutto è orribile ma il maggiore e più doloroso tormento è la
perdita di Dio. Lo potessi almeno vedere! Nonostante il peso della sua
divina giustizia, vorrei amarLo. Almeno Lo amassi qui: voglio dire che
in mezzo a queste sofferenze che lacerano l'anima non perdessi la
serenità e la pace. A volte mi pare di disperare. Ma il mio Gesù
misericordioso mi soccorre e solleva il mio spirito;... io abbraccio la
mia croce con maggiore amore e più fiducia. Il demonio mi dice che sono
io che invento le mie lotte per aver da dettare. Mio Gesù, vorrei
amarti, ma non vorrei avere da dettare... Ebbi con il demonio due
attacchi violenti e di lunga durata... Il cuore mi batteva così forte
da non poter più resistere, il sudore mi bagnava tutta... Stavo
abbracciata al mio crocifisso, lo stringevo con tutta la forza
possibile, dicendo: - O Gesù, o Mammina, amarvi sempre; riparare sì,
peccare no, piuttosto l'inferno. - Le mie forze non resistevano più:
né quelle dell'anima né quelle del corpo. Venne Gesù e pose termine
alla lotta: - Maledetto, maledetto, sia tu maledetto ancora, maledetto
nella eternità. Vieni, figlia mia, vieni, mia vittima... sono
testimonio della tua riparazione: non Mi hai offeso... - (diario,
21-8-1945).