O cielo, o Gesù, o Mammina, soccorretemi! Se non venite in mio aiuto,
cado e non mi rialzo più... Mi sento ammanettata mani e piedi, il corpo
legato con nere catene di ferro. Sembro un condannato dell'inferno. Le
catene sono i peccati: è stato il demonio a mettermi queste manette, a
legarmi... Con le mani incrociate sul petto, nella peggiore agonia,
fisso il Cuore di Gesù e la cara Mammina; il mio grido è continuo: -
Triste vita, la mia! O Gesù, o Mammina, non resisto, siate con me! -
Dai miei occhi sgorgavano lacrime abbondanti; piangevo amaramente. Il
mio cuore pareva venire meno, stava per morire. - Gesù, non ho cuore
sufficiente per resistere all'amore né al dolore. Non permettere, o
Gesù, che le mie lacrime siano di disperazione; voglio che siano solo
di amore. Accettale tutte come atti di amore per i tuoi tabernacoli.-
Chiedevo a Gesù che le mie lacrime non fossero di disperazione, ma non
perché mi sentissi disperata; la mia anima era in pace, e ne lodo Dio.
Era il timore di me stessa; erano le mie agonie; era la vista delle mie
miserie che non potevano essere maggiori; non potevo sopportare il mio
nulla, le mie cattiverie...
Che sarà di me, se le anime buone cessano di elevare al cielo preci in mio favore?...
Sento che Qualcuno dentro di me prende il mio cuore e, come fosse un
calice, lo innalza più volte al cielo. La fonte del mio cuore non si
esaurisce: è uno sforzo costante, son tutti i mezzi usati per obbligare le anime a venire a bere ad essa. Ma,
povere loro, che resistono, non vogliono bere, muoiono di sete!...
(diario, 12-7-1945). Durante tutta la mattinata sperimentai in me un
amore e una ingratitudine fortissima. L'amore era immenso, riempiva il
cielo e la terra. L'ingratitudine era molto grande e molto grave,
combatteva questo amore... Ricevetti l'ingratitudine senza cessare di
amare. Con il corpo disfatto camminavo verso il mio calvario.
Improvvisamente sentii come se sulle mie gote scorressero due rivoli
di lacrime. Subito dopo questa sensazione mi è venuta incontro Mammina:
il suo sguardo era angosciato. Uscirono da me altri sguardi e La
fissarono: che sguardi di dolore e di amore! Senza aver tempo di
poterla contemplare per la fretta con cui mi trascinavano, mi rimase il
cuore legato a Lei mentre camminavo sempre. Ella pure camminava,
guidata dallo sguardo che Le aveva ferito e attratto il Cuore e
l'anima. Giunti sul Calvario, Ella assistette a tutta la scena e
angosciata rimase in piedi presso la croce. Io ero in uno stato di
grande sfinitezza... Il demonio prendeva l'occasione della mia estrema
debolezza per convincermi che tutto era illusione e falsità... La
venuta di Gesù lo fece fuggire. - Coraggio, figliolina!... Non Mi
offendi, Mi ami, Mi consoli... - Gesù calmò la tempesta ed io rimasi
sulla croce in agonia, in un dolore quasi insopportabile. Mi pareva che
mi strappassero il cuore per gettarlo fuori perché fosse calpestato e
distrutto dalle belve. Ma un altro cuore rimaneva in me, con una grande
ferita sempre aperta a versare sangue. Mi pareva di liberare le braccia
dalla croce per alzarle ad invocare soccorso dall'eterno Padre: che
dolore e tremendo abbandono! E Mammina osservava tutto. Improvvisamente
sentii come se la volta del cielo scendesse verso di me... ii Gesù
dire: - Figlia mia, discese il Cielo a te per ricever la fragranza del
tuo dolore e del tuo amore... - Mi sentii in esenza della Santissima
Trinità, della cara Mammina e udii un coro di inni armoniosi. Mi sentii
rapita: non ero della terra, vivevo una vita che non era terrena, ero
come se non fossi mai stata sulla terra. Il coro si faceva sentire
sempre meglio e compresi che cantavano: - Gloria, gloria, onore e
amore, gloria, gloria, al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo. Gloria,
gloria, onore e amore alla Madre di Dio, figlia e sposa della Trinità
Augusta... - Un grande calore ardeva sempre in me. Gesù continuò: - ...
Sto per darti a goccia a goccia il mio divino Sangue. Sono tuo Padre,
sono tuo Sposo, e anche tuo Medico divino. Te lo devo dare a gocce
affinché a gocce tu lo dia ad ogni anima: non puoi sopportarlo in
abbondanza... Sai chi dentro di te, sposa amata, prende ed alza il
calice al Cielo? Sono Io che lo offro molte volte all'Eterno Padre per
placare la giustizia divina. E’ il calice della tua amarezza e del tuo
dolore. La tua amara agonia, il tuo dolore assomigliano ai miei e al
mio amore assomiglia il tuo per le anime. Sei il ritratto più
somigliante a Cristo. La tua vita è vita di Cristo, il tuo cuore è il
Cuore di Cristo. Poiché la tua vita è la mia e sei tutta trasformata in
Me, unisco a Me le tue sofferenze, la tua crocifissione, il tuo duro
martirio; e in questa unione faccio l'offerta all'Eterno Padre. Tu
continuerai la tua vita di redenzione sulla terra... - (diario,
13-7-1945).