MaM
Messaggio del 2 giugno 2016:Cari figli come Madre della Chiesa, come vostra Madre, sorrido guardandovi venire a me, radunarvi attorno a me e cercarmi. Le mie venute tra voi sono una prova di quanto il Cielo vi ama. Esse vi indicano la via verso la vita eterna, verso la salvezza. Apostoli miei, voi che cercate di avere un cuore puro e mio Figlio in esso, voi siete sulla buona strada. Voi che cercate mio Figlio, state cercando la buona strada. Egli ha lasciato molti segni del suo amore. Ha lasciato la speranza. È facile trovarlo, se siete disposti al sacrificio e alla penitenza, se avrete pazienza, misericordia ed amore per il vostro prossimo. Molti miei figli non vedono e non sentono, perché non vogliono farlo. Le mie parole e le mie opere non le accolgono, ma mio Figlio, attraverso di me, invita tutti. Il suo Spirito illumina tutti i miei figli nella luce del Padre Celeste, nella comunione tra Cielo e terra, nell’amore vicendevole; perché amore chiama amore e fa sì che le opere siano più importanti delle parole. Perciò, apostoli miei, pregate per la vostra Chiesa, amatela e fate opere d’amore. Per quanto sia tradita e ferita, essa è qui perché proviene dal Padre Celeste. Pregate per i vostri pastori, per vedere in essi la grandezza dell’amore di mio Figlio. Vi ringrazio.

Beata Alexandrina Maria da Costa - «Vengano i saggi al libro delle meraviglie divine» (Momenti della Passione)


Pensavo oggi di amare tanto il mio Gesù: Gli ho chiesto nella festa del suo divin Cuore tutto l'amore fino a perdermi in esso. Non sono stata capace di amarlo e non ho saputo dirgli nulla. Speravo perfino di udire da Lui qualche parolina, ma non l'ho udita.

Ho fatto la preparazione alla Comunione freddamente; L'ho ricevuto come un estraneo; non so parlargli... Soffro nel dettare i miei sentimenti e soffro per non saperli dettare. Benedetta sia la mia croce! Oggi soffro come non mai. Appena dopo la Comunione si è elevata in me una enorme massa di tante cattiverie, di tanti crimini. Pareva che mi aprissero il petto e salissero fino al cielo a ferire il Cuore di Gesù. Queste cattiverie, giunte alla massima altezza, ricadono da tutte le parti, coprono il mondo e gli tolgono la vita. Ho passato così le ore con il petto aperto, il cuore ferito, senza poter fare nulla. Gesù non ne può più. Sento la potenza della sua misericordia, sento la forza del suo divino Amore che vuole diffondersi e penetrare in tutto questo. Tutto è re­spinto, nulla è accettato... Come ho sofferto! Mi pareva che tutte quelle cattiverie fossero mie, che io fossi la causa delle sofferenze di Gesù, che io fossi ingannatrice... Gesù venne e mi fortificò dicendomi: - Non inganni, figlia mia, sei vittima... Vengano i saggi e coloro che si dicono saggi al libro delle meraviglie e della scienza divina. Vengano: gli uni a provare e gli altri ad imparare che cosa è un'anima vittima: i prodigi della Grazia e l'azione di Gesù in tale anima. Ciò che senti in te sono mezzi di salvezza. Ciò che oggi senti in te, anch'Io lo sentii nel mio Calvario... Di' tutto, scrivi tutto; lo Spirito Santo abita sempre nel cenacolo del tuo corpo... (diario, 8-6-1945).

La montagna mondiale di miserie è sempre nel mio cuore piagato, aperto con una grande ferita. La sofferenza del cuore non può affrontare tanta malizia; gli occhi dell'anima non sop­portano tanti crimini... Che grande dolore! Sento Gesù come agnello innocente; sento il mondo come belva feroce che gli si avventa per ferirlo senza pietà: triste scena il vedere Gesù così buono davanti a tanta malizia e crudeltà!...

Intanto vado ricordando, senza volerlo, la mia permanenza alla « Foce »; soffro ancora in tutti i suoi particolari quell'esilio. Che Gesù accetti questo martirio affinché si salvino le anime... (diario, 14-6-1945). Se in questi giorni non ho potuto parlare senza enorme sacrificio, oggi ancora di più. Mi aiutino Gesù e Mammina. Debbo riassumere. Se non fosse per obbedienza, non direi nulla. Stamane mi sentivo in ginocchio, legata alla colonna: una scarica di flagelli cadeva sul mio corpo e una pioggia di bran­delli della mia carne e di gocce di sangue cadevano attorno a me, macchiando il suolo e coloro che mi circondavano. Coronata di spine, andai poi verso il calvario. Caddi varie volte sfinita, volto e labbra incollati alla terra al punto di sen­tirmi soffocare. Andavo cieca verso il dolore; soffrivo tutto come se nulla vedessi; ma vedevo chiaramente l'amore che mi obbligava a camminare e a vincere. Inchiodata sulla croce, sentivo sempre in me il cumulo delle grandi cattiverie ed il cuore aperto, sempre sanguinante... Gesù non si affrettò, ma venne; non mancò. Mi unì a Sé fortemente. Venne come chi è affaticato da una lunga giornata; si posò nel mio cuore e mi disse: - Figlia mia, sono stanco di tanto soffrire. Lasciami riposare in te, nel palazzo del tuo cuore; voglio deliziarmi all'ombra delle tue virtù. Sono qui as­setato, voglio dissetarmi all'acqua cristallina della tua fonte: è acqua di riparazione, di purezza e di amore... - Momento di grande conforto: con Gesù che riposa in me! Quale unione la nostra! - Gesù mio, che delizie puoi trovare in questo povero cuore? Che conforto Ti può venire da tanta miseria? Che sete puoi saziare in tanta aridità e freddezza? Quale vergogna per me! Cerca, o Gesù, e vedi se trovi; poni Tu in me qualcosa per poter ricevere... Mi sento sovraccarica di miserie! - Gesù sorrise, ma tristemente: - Non sono tue, figlia mia, le cattiverie che mi hanno ferito. Sei vittima, ma vittima inno­cente. Perché sei vittima ti faccio soffrire così; ecco la ragione per cui ti lascio in così tremendo abbandono. - Ma, Gesù, non mi sgridi mai per le mie mancanze ep­pure Ti dispiaccio tante volte! - Nuovo sorriso, ma questa volta più gioioso: - Le tue mancanze sono necessarie per nascondere lo splendore della mia grandezza; sono nuvolette che attenuano i raggi splendenti, perché tu possa essere avvicinata dalle creature. È necessario nascondere un poco il mio splendore. Pensi tu che, se occor­resse, non saresti da Me sgridata severamente? Ma non occorre: tu soffri come lo voglio. Per provarti che soffri come lo voglio ho finto di lasciarti sola in questa dura sofferenza... Da te ricevo, mia amata, quanto posso ricevere da una mia creatura. E tu ricevi tutto dal tuo Gesù, dal tuo Creatore... - (diario, 15-6-1945).