MaM
Messaggio del 25 luglio 1990: Cari figli oggi vi invito alla pace. Sono venuta qui come Regina della Pace e desidero arricchirvi con la mia pace materna. Cari figli, Io vi amo e desidero guidarvi tutti verso la pace che solo Dio può dare e che arricchisce ogni cuore. Vi invito a diventare i portatori e i testimoni della mia pace in questo mondo senza pace. Io vi benedico con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - Vittima per la pace - Invito alla preghiera e alla penitenza (Momenti della Passione)


Il primo maggio chiesi a Mammina di ottenermi tante cose. Mi consacrai a Lei affinché mi consacrasse a Gesù. Tra l'altro chiesi forza per saper soffrire: quanto necessito dell'ausilio del Cielo, della forza della cara Mammina, per sopportare il peso di così grande croce! Subito il secondo giorno ricevetti una « carezza » del cielo, una spina che mi ferì e lacerò il cuore. Ne ringraziai Mam­mina: l'accettai e l'offersi come prova del mio amore a Lei perché l'offrisse a Gesù. In me tutto è dolore. Che orrore! Il mio cuore e l'anima mia sono in lutto pesante: non so perché. Sento in me strappi violenti come se mi togliessero dalla bocca quanto contiene il mio corpo. Quanto bramo, con ansie quasi disperate, di sentir dire che la guerra è terminata! Soltanto Gesù sa quanto soffro. A Lui rinnovo l'offerta di vittima perché venga la pace. Sento una grande compassione per quei governanti che si dice siano morti. Prego per loro e mi pare che a loro sia stato legato il mio cuore. Il mio corpo è sempre in fiamme e sento come se la mia cameretta bruciasse insieme a me. Voglio soccorrere il mondo, prenderlo, imprigionarlo, col­locarlo tutto in queste fiamme: in questo fuoco che non mi dà luce. Che sgomento, vivere in tali tenebre! La mia camera è come un carcere ove non entrano mai il sole né la luce del giorno: tenebre nell'anima, nel corpo; tenebre in cielo e in terra. Mi pare che mai più potrò vedere Gesù; sento che non è mio, che l'ho perduto per sempre. Anche così voglio amarlo. Sento ansie folli di amarlo e, siccome non mi sembrano mie e non mi sembra mio l'amore, Gli dico: - Gesù, questa brama non è mia, è tua; e tuo è l'amore. Sei Tu che ami con ciò che è tuo, e sei Tu che soffri e porti la mia croce. Guarda questa poverella che nulla fa e non ha nulla: è solo notte, solo miseria. Sono la tua schiava, sono tua e di Mammina... (diario, 3-5-1945).

Come dettare le cose orribili che avvengono nella mia ani­ma, se non ho forze per questo? O Gesù, questa forza l'aspetto dal Cielo, dal momento che questo è il tuo volere [che io detti]. Stamane uscii dalla prigione e, per ore, percorsi molte stra­de, sfinita, cadendo qua e là: rimanevo col volto a terra e la terra premeva le mie labbra soffocando i gemiti del mio dolore. Sentivo giungermi da lontano le sghignazzate di scher­no e di soddisfazione. Con quanta fatica salii il calvario! Lassù mi tolsero le corde che avevo al collo e alla cintola. Quali dolori! Erano infossate nella carne, imbevute di sangue; nello strapparle mi lasciarono nel corpo, al quale erano incollate, il segno di grandi ferite. Mi costò assai l'essere svestita in pubblico: con i vestiti mi asportarono lembi di carne.

Non gli occhi del corpo ma quelli dell'anima vedevano che con la spada tagliavano i vestiti per distribuirli. L'ani­ma sentiva tutto. Con gli occhi al cielo, sgomenta per le tenebre e l'abban­dono, udii uscire molte volte dal cuore questo grido: - Padre, Padre, non distogliere da me il tuo Volto; non allontanare da me il tuo sguardo! -

I miei occhi, immersi nelle tenebre, non potevano vedere nulla; vi erano in essi altri occhi che vedevano tutto; vede­vano, attraverso i tempi, la sofferenza che sino alla fine del mondo doveva ferire un Cuore che era vicino al mio. Quel Cuore sentiva tutta l'ingratitudine del mondo. Le orecchie avevano altro udito per udire gli insulti, le cattiverie, i delitti di tutti i tempi. Onde continue si alzavano nel mare immenso di sofferenza. Nel mio corpo sentivo Gesù: era Lui il crocifisso, era Lui che dall'alto della croce contemplava Mammina in una agonia di dolore e mormorava: - Mamma, Mamma mia, perfino Tu mi servi di martirio: il tuo dolore aumenta il mio; neppure Tu puoi darmi sollievo. - Mi pareva che il cuore e l'anima fossero tagliuzzati da pu­gnalate. Posso dire che da sola non avrei resistito a tanta sof­ferenza: forze umane non l'avrebbero potuto.

Venne Gesù: - ... Guarda, figlia mia, come sono coronato da tante e acute spine: sono i sacerdoti che mi feriscono così; mi offendono tanto. Questa piaga che vedi aperta mi è stata fatta dall'ambizione delle nazioni e resa più profonda da tutte le malizie e vizi. L'impurità! L'impurità! Padri che non rispettano le figlie; figli che non rispettano le madri; i mariti non sono fedeli alle mo­gli e le mogli ai mariti; mi offendono gravemente fratelli con sorelle. Non vi è modestia nelle famiglie; è scomparso dai fo­colari il timore di Dio. Che dolore, il mio! Ripara, ripara! Io voglio, mia figlia amata, che la voce del Santo Padre echeggi nel mondo intero molto sovente e lo inviti alla pre­ghiera, alla penitenza e all'amore. La preghiera è l'arma più forte; la penitenza è il mezzo potente per attirare le benedizioni, le grazie e le misericordie del Signore. L'amore purifica il mondo. Voglio essere amato e voglio vedere amata la Madre mia benedetta; voglio che tutta l'uma­nità veda e ascolti nel Santo Padre la voce stessa di Gesù: è lui che invita il mondo ad entrare nel mio Cuore; sono Io che attraverso le sue parole chiamo il mondo a Me. Figlia mia, come per le tue labbra è stata chiesta la con­sacrazione [del mondo] alla mia Madre benedetta, chiedo ora, prima della tua partenza per il cielo, che il Papa, con la sua dolce voce di padre, inviti insistentemente la povera umanità a riconciliarsi con Me, ad uscire dalla sua cecità, a vivere di purezza, di preghiera e di amore... ... Scrivi tutto: non avere dubbi: lo Spirito Santo è con te. Mai permisi né mai permetterò che tu ti inganni... (diario, 4-5-1945).