Il mio petto arde, mi brucia il cuore: che fuoco ardente! L'edificio è
sempre dentro di me: è in fiamme, e brucia violentemente. Sento di
nuovo che su questo edificio ss è stata posta una roccia mondiale. Io
la batto, vi giro attorno, devo scuoterla. Le fiamme dell'edificio
ardono sotto e attorno. II fuoco non si spegne; la roccia tutt'attorno,
qua e là, si sfascia a pezzi, come legna. Sento scivolare le schegge
della roccia. Ma, mio Dio, con quanta fatica! C'è tanto da fare! Questo
fuoco non può cessare: la roccia deve essere tutta trasformata, fusa
nel fuoco divino. Vorrei vedere solo fuoco: fuoco nei corpi, nei cuori,
nelle anime. Il mio povero cuore è stanco di ardere, stanco di ansie.
Ma Gesù deve essere amato; Gesù non deve essere offeso... Cammino più
frettolosa verso tenebre spaventose. La mia anima si sgomenta: devo
immergermi in un abisso della massima oscurità. La mia anima lo sente;
già lo scorge venire verso di me, mentre io cammino verso di lui. O mio
Dio, che sarà di me? Sono tenebre mai viste, attraverso le quali non
sono mai passata... (diario, 17-4-1945).
Sento molte scosse; la mia anima è in continui soprassalti; non so cosa
presagisce. Nuove « carezze » di Gesù? Mi curvo alla maestà divina: è
il mio segno di accettazione. Abbraccio la mia croce, per quanto penosa
sia. Arde l'edificio: le fiamme raggiungono la sommità della roccia,
che si sgretola a poco a poco. Come trapassarla tutta? È impossibile
trasformarla tutta in fiamme: alcuni pezzi restano senza che il fuoco
li consumi. Sopra la roccia sto io, ma non sono io. La roccia è tutta
bagnata da lacrime che cadono dai miei occhi: sono lacrime di dolore,
di amarezza; sono lacrime di compassione. E non sono mie queste
lacrime: escono da me, ma vengono dall'alto; scorrono sulle mie guance,
ma sgorgano dagli occhi di Gesù. Oh, che pena! Tanta sofferenza e tanto
amore perduti!... Venne il demonio rabbioso a tormentarmi il corpo e
l'anima... Mi pareva che sigillasse le mie labbra per impedirmi di
invocare i nomi di Gesù e di Mammina... Mio Dio, dopo tutto questo,
come può darsi che io non abbia peccato? In questo affanno, venne il
mio Gesù: - Figlia mia, offrimi i tuoi dubbi ed i tuoi timori...
Voglio i tuoi dubbi per quelle anime che non hanno scrupoli
nell'offendermi gravemente; voglio i tuoi timori per quelle che battono
sempre i cammini dell'impurità, senza timori di offendermi e di
perdersi... Confida, che non mi offendi. - Mio Gesù, credo nella tua
divina Parola, e confido in Te; temo solo la mia fragilità. - Resta in
pace: sono raggiri del demonio; è la riparazione che esigo da te. Sei
mia, soltanto mia. - Poco dopo questo colloquio, sentii Gesù nella mia
anima e Lo vidi con uno sguardo tristissimo spargere lacrime sulla
città di Gerusalemme, che era anche dentro di me. Versò lacrime per
molto tempo: aveva sguardi tristi, accompagnati da parole di invito e
di minaccia. Già durante la notte sentivo la mia veste incollata al
corpo e bagnata di sangue, sentivo il rompersi delle vene e
un'angoscia di morte. Vedevo gli ulivi dell'Orto, la luna impallidita
ed il triste brillio delle stelle come triste era il Cuore divino di
Gesù; tutto appariva triste tra le fronde degli ulivi e tale tristezza
invitava al silenzio ed al raccoglimento. Come già altre volte, ma
molto più al vivo, sentii il bacio di Giuda, lo stramazzar a terra dei
soldati, lo sfoderare della spada. Se io potessi mostrare la tenerezza,
la mitezza, l'amore di Gesù verso tutti coloro che lo offendevano! Non
vi è nulla sulla terra che si possa paragonare a Lui. Egli rimediò al
male fatto da Pietro con tanta dolcezza"; con altrettanta si lasciò
legare, consegnandosi ai malfattori... (diario, 19-4-1945).
... Già salendo al Calvario non potevo aprire gli occhi per il sangue
che mi colava dal capo. Camminavo con il massimo sforzo; sentivo che
non erano forze umane che portavano la croce, perché le sofferenze
subite quante volte mi avrebbero già causato la morte!... Inchiodata
sulla croce, sentivo che molti di coloro che mi circondavano, mi
sputavano perfino sul viso: sugli sputi cadevano le lacrime di Gesù,
si univano a quelle di Mammina ed Egli, pieno di amore, chiedeva
perdono per tutti all'eterno Padre... Terminò l'agonia con la consegna
dell'anima... Rimasi così per un po' di tempo, stupita del ritardo di
Gesù: Egli non veniva, anzi tardava. Quando venne, mi parlò così: - Ho
ritardato, figlia mia, perché sto preparandoti alla mia assenza, o
meglio, alla mia presenza in te, ma nascosto. Il terreno è pronto;
preparati per un nuovo martirio, martirio senza pari. Il terreno
preparato è saldo; ho piena fiducia in te. Con tale martirio mostrerai
alle anime l'intensità del tuo amore, la massima intensità di amore
per Me... Ho portato lontano le catene del tuo amore... Quante scosse
ho provocato con esse al presidente dell'America. Quante volte l'ho
richiamato! È stato salvo per te. Quale responsabilità la sua! E quante
anime si sono salvate nello stesso tempo! Ho usato l'offerta dei tuoi
occhi e per la salvezza dei governanti: uno è salvo e ti prometto di
salvarne altri. Non ti ho tolto la luce degli occhi, ma la luce
dell'anima: ecco perché sei nelle tenebre più spaventose. Accetto
quanto mi dai: sei generosa nel dare e Io nell'accettare... È al calore
di questo amore che il mondo si riscalderà; è con le fiamme di questo
edificio sorto in te che la roccia si trasformerà: la roccia è il mondo
ed è sull'edificio dell'amore. L'amore trasforma, il fuoco purifica.
Se vi sarà amore, se vi sarà purezza, il mondo sarà salvo...
Le schegge che senti non trasformate, sono le anime che non si lasciano
compenetrare dal fuoco del mio amore divino, che non si purificano...
Le anime che attraverso i tempi non si incendieranno e non si
purificheranno in questo edificio di purezza e di amore, dovranno
incendiarsi nel fuoco della giustizia divina, saranno dannate
eternamente... (diario, 20-4-1945).