Che fuoco nel mio cuore! Mi brucia tanto che pare lo distrugga. Quanto
darei, quanto vorrei soffrire per ottenere che questo fuoco fosse mio e
fosse fuoco di amore per Gesù. Voglia amore: voglio amore da dare al
mondo perché ami soltanto Gesù. Povera come sono, non ho nulla da
dargli; non so come acquistarlo; non so come consegnarlo a Gesù. Lo
vedo fuggire: fugge verso un altro mondo di perdizione. Rimango con le
braccia aperte e lo sguardo al Cielo. Come rimediare a questo male? - O
Gesù, veglia sul mondo che mi hai dato ed affidato: custodiscilo, è
tuo, soltanto tuo. Dammi il tuo amore: solo così lo potrò conquistare.
Ansie grandi grandi dalla terra giungono al cielo.
Mio Dio, vedo le anime piene di lordura e i corpi distrutti dalla
lebbra: conseguenze del peccato. Che luce, questa, che mi obbliga a
vedere tutto! Come è ridotto il mondo! Dolce Gesù, il tuo divin Cuore
non ne può più. Io mi sento tra il mondo e Gesù per evitare che la
malvagità degli uomini ferisca il suo Cuore tanto amante. Flagelli,
spine, maltrattamenti colpiscono me. Non vedo Gesù ma Lo sento come
oppresso, pieno di spavento che attende i colpi di questo torrente di
malvagità. ... Senza pensare alla Cena di Gesù con i suoi discepoli, mi
sono sentita a mensa. Il mio cuore era il calice, era il vino, era il
pane. Tutti venivano a mangiare e a bere a questo calice. Da allora in
poi quella Cena si sarebbe ripetuta. Ma oh, che orrore ciò che ho
veduto! Tanti Giuda a mangiare e a bere indegnamente. Che lingue
sudice! Peggio ancora: mani tanto indegne a distribuire questo pane e
questo vino; mani indegne, cuori demoniaci. Che orrore di morte! Ne
provai tanto dolore e orrore da sembrarmi che l'anima si lacerasse e il
cuore si spezzasse. Non so esprimere meglio quanto ho visto, sofferto.
E su tutto questo, l'amore di Gesù, un amore indicibile: amore - che si
può apprezzare soltanto se sentito... (diario, 12-4-1945).
... Mi svegliai da un leggero sonno e mi sentii subito legata ai
fianchi, trascinata per i capelli, flagellata, coronata di acute spine
le quali mi causavano tali dolori da sembrare che il mio capo bruciasse
nel fuoco... Un amore irresistibile, uscito dal cuore, mi legava sempre
più alla croce. L'amore oltrepassava tutti i dolori. Sulla croce provai
sofferenze atroci nel dover stare con il capo unito al legno: le spine
mi penetravano sempre più profondamente; il dolore raggiungeva il suo
massimo. Dopo lunga agonia e orribile abbandono, sentii che la terra si
scuoteva e si apriva e le rocce si spezzavano: tutto tremò. Rimasi come
se l'anima mi abbandonasse e io non avessi vita, Il cuore fu aperto e
diede le ultime gocce di sangue e di acqua e rimasi così senza la vita
della terra e senza la vita del cielo... (diario, 13-4-1945).