« Vorrei dirle tante cose e non posso. Gesù e Mammina le dicano per me.
Le facciano comprendere quanto soffre la mia anima, affinché lei abbia
compassione di me, implori e faccia implorare che dal cielo mi venga
tutta la grazia e la forza di cui ho bisogno.
Quante ansie, tristezze, amarezze, quanto sfinimento nella mia povera
anima! Tutto ciò che faccio che possa disgustare Gesù è involontario.
Vorrei soffrire tutto con la maggior perfezione e con il più grande
amore; non vorrei ferire Gesù.. Piuttosto l'inferno, migliaia di volte.
Ma, padre mio, le dico con la massima franchezza e verità: voglio e non
posso; non trovo in me nulla di bene, di virtuoso, nessun amore per
Gesù; sono miseria, soltanto miseria. Come sarei contenta se amassi il
mio Gesù e potessi dargli soltanto amore! In tutta questa mia miseria
che sento rimangono unicamente le ansie e una volontà fortissima di non
voler vivere se non per Gesù, parlare solo di Lui, pensare solo a Lui,
soffrire tutto per Lui. Creda, padre, questa è la realtà; non faccia
come me cui pare di non credere a ciò che dico. Il demonio ne combina
di quelle!... Mi fa soffrire tanto! Quanto è cattivo! Non so nulla di
lei, ma sento che soffre, e non solamente per la proibizione di
confessarmi. Questa sofferenza e tutte le altre di cui io sono causa,
sebbene involontariamente, costituiscono il calvario cui feci
riferimento... A tutta la comunità il mio ringraziamento e i saluti.
Grazie della lettera scritta con tanta bontà e piena di parole
confortanti e stimolanti. Quando potrà venire a Balasar? Ho alcune
lettere cui rispondere, ma non lo faccio senza un suo consiglio...
(lettera a d. Umberto, 9-4-1945).