All'alba cominciai a soffrire per il viaggio di Deolinda. Partiva con
persone che io stimo, per visitare persone che io amo tanto. Ero
contenta, ma avrei voluto andarvi anch'io. Offersi al Signore il
sacrificio di non manifestare i miei sentimenti. Ma alla fine non seppi
vincere e mostrai la mia penosa nostalgia. Rimasi sulla mia croce fatta
più dolorosa dalla preoccupazione per quanto avrebbe potuto avvenire
durante il viaggio, per la debolezza fisica di mia sorella, per il
pericolo di tutti, per il timore che non potessero passare a visitare
il mio p. Pinho, visita che gli avrebbe procurato un grande piacere. Mi
sentii anche più piccola nel vedere che persone riguardevoli si
scomodavano per noi: tale pensiero mi perseguita in questi giorni ogni
volta che ricevo la visita di qualcuno. Durante la notte ho sofferto la
conseguenza di quella giornata. Senza volerlo, ricordavo quanto era
avvenuto. Gesù non mi ha neppure dato il conforto della confessione; e
non è stato la prima volta... Bramo continuamente la visita del
confessore per purificare sempre più la mia anima. Ma, dopo essermi
confessata, che amarezza! Tuttavia sono in pace: la mia anima è
tranquilla perché sono sempre sincera e non penso ad ingannare.
- Accetta, Gesù, la mia amarezza. La voglio e la amo perché Ti amo e amo le anime. -
Vi erano due notti accostate: la notte là fuori e la notte dentro di
me. Il demonio, durante il giorno, mi aveva affermato che nel viaggio
era avvenuto un disastroso incidente alle persone a me tanto care. È
padre della menzogna. Infatti poco dopo erano arrivate, ma non ne avevo
provato gioia: Gesù non me la concesse. Sono stata alquanto tempo con
d. Umberto, venuto a darmi luce e a togliermi i miei dubbi. Non mi
pareva vero che fosse vicino a me: lo sentivo tanto lontano da non
avere nulla per poterlo raggiungere; il suo volto mi pareva soltanto un
guscio d'uovo. Mio Dio, come sono varie le sofferenze che mi mandi! ...
Durante la notte venne il demonio e chiamò i suoi colleghi: erano
molti. Grandemente afflitta, temevo di far sentire i miei gemiti. Il
maledetto mi diceva: - Zitta! Che non venga qui quel... (diceva brutti
nomi al sacerdote). Quando avrò fatto di te quello che voglio, andrò ad
ucciderlo. Morirà sotto i miei piedi. -
Io stavo sopra abissi spaventosi: mio Gesù, che oscurità! Solo di tanto
in tanto cadevano su di essi delle foglie bianche che mettevano
maggiormente in risalto il cupo delle tenebre... I demoni mi
lasciarono... Triste, molto triste, invocai Gesù.
- Va' avanti, figlia, a compiere la tua missione... Hai visto i petali
bianchi che cadevano su quegli abissi? Sono petali della tua
riparazione: con il loro candore illuminano le anime che stanno in
quelle tenebre... - Non ebbi paura che il demonio realizzasse davvero
la sua minaccia; ma al mattino, sentendo molto silenzio nella camera
vicina, mi venne il timore che il sacerdote fosse morto davvero. Il
Signore però non l'aveva permesso. Quando d. Umberto venne da me per
continuare a parlare delle cose dell'anima mia, io continuai a sentirmi
lontana, molto lontana, immersa in un mare di dolori nell'anima e nel
corpo. Dentro di me sentivo, ogni tanto, scosse terribili; una grande
ripugnanza nel dover dire ciò che avveniva in me. Mi sentivo piccola e
miserabile... (diario, 22-2-1945).