MaM
Messaggio del 30 dicembre 2011:Cari figli, anche oggi la Madre con gioia vi invita: siate i miei portatori, i portatori dei miei messaggi in questo mondo stanco. Vivete i miei messaggi, accogliete i miei messaggi con responsabilità. Cari figli, pregate insieme a me per i miei piani che desidero realizzare. In particolare oggi vi invito a pregare per l’unità, per l’unità della mia Chiesa, dei miei sacerdoti. Cari figli, pregate, pregate, pregate. La Madre prega con voi ed intercede per tutti voi davanti a suo Figlio. Grazie, cari figli, anche oggi per avermi accolto, per aver accolto i miei messaggi e perché vivete i miei messaggi.

Beata Alexandrina Maria da Costa - Mio Dio, come sono varie le sofferenze che mi mandi!


All'alba cominciai a soffrire per il viaggio di Deolinda. Partiva con persone che io stimo, per visitare persone che io amo tanto. Ero contenta, ma avrei voluto andarvi anch'io. Of­fersi al Signore il sacrificio di non manifestare i miei sentimenti. Ma alla fine non seppi vincere e mostrai la mia penosa nostalgia. Rimasi sulla mia croce fatta più dolorosa dalla preoccu­pazione per quanto avrebbe potuto avvenire durante il viag­gio, per la debolezza fisica di mia sorella, per il pericolo di tutti, per il timore che non potessero passare a visitare il mio p. Pinho, visita che gli avrebbe procurato un grande piacere. Mi sentii anche più piccola nel vedere che persone riguar­devoli si scomodavano per noi: tale pensiero mi perseguita in questi giorni ogni volta che ricevo la visita di qualcuno. Durante la notte ho sofferto la conseguenza di quella gior­nata. Senza volerlo, ricordavo quanto era avvenuto. Gesù non mi ha neppure dato il conforto della confessione; e non è stato la prima volta... Bramo continuamente la visita del con­fessore per purificare sempre più la mia anima. Ma, dopo es­sermi confessata, che amarezza! Tuttavia sono in pace: la mia anima è tranquilla perché sono sempre sincera e non penso ad ingannare.

- Accetta, Gesù, la mia amarezza. La voglio e la amo perché Ti amo e amo le anime. -

Vi erano due notti accostate: la notte là fuori e la notte dentro di me. Il demonio, durante il giorno, mi aveva affermato che nel viaggio era avvenuto un disastroso incidente alle persone a me tanto care. È padre della menzogna. Infatti poco dopo erano arrivate, ma non ne avevo provato gioia: Gesù non me la concesse. Sono stata alquanto tempo con d. Umberto, venuto a darmi luce e a togliermi i miei dubbi. Non mi pareva vero che fosse vicino a me: lo sentivo tanto lontano da non avere nulla per poterlo raggiungere; il suo volto mi pareva soltanto un guscio d'uovo. Mio Dio, come sono varie le sofferenze che mi mandi! ... Durante la notte venne il demonio e chiamò i suoi col­leghi: erano molti. Grandemente afflitta, temevo di far sentire i miei gemiti. Il maledetto mi diceva: - Zitta! Che non venga qui quel... (diceva brutti nomi al sacerdote). Quando avrò fatto di te quello che voglio, andrò ad ucciderlo. Morirà sotto i miei piedi. -

Io stavo sopra abissi spaventosi: mio Gesù, che oscurità! Solo di tanto in tanto cadevano su di essi delle foglie bianche che mettevano maggiormente in risalto il cupo delle tenebre... I demoni mi lasciarono... Triste, molto triste, invocai Gesù.

- Va' avanti, figlia, a compiere la tua missione... Hai visto i petali bianchi che cadevano su quegli abissi? Sono petali della tua riparazione: con il loro candore illumi­nano le anime che stanno in quelle tenebre... - Non ebbi paura che il demonio realizzasse davvero la sua minaccia; ma al mattino, sentendo molto silenzio nella ca­mera vicina, mi venne il timore che il sacerdote fosse morto davvero. Il Signore però non l'aveva permesso. Quando d. Umberto venne da me per continuare a parlare delle cose dell'anima mia, io continuai a sentirmi lontana, molto lontana, immersa in un mare di dolori nell'anima e nel corpo. Dentro di me sentivo, ogni tanto, scosse terribili; una gran­de ripugnanza nel dover dire ciò che avveniva in me. Mi sen­tivo piccola e miserabile... (diario, 22-2-1945).