... È certo che Gesù soffre in me, tuttavia il dolore mi domina e sono
sfinita. Sento che la morte sta camminando verso di me: la morte che io
sospiro tanto, che io voglio-chiamare vita, che mi introduce nel gaudio
celeste. Non faccio caso allora delle mie tristezze, delle sofferenze
ed amarezze e mi metto a pregare per tutti coloro che amo e per il
mondo intero. Non dimentico coloro che sono causa di tante mie
sofferenze: prego per loro; voglio che Gesù dia loro amore, voglio che
dia loro il cielo. Sento di essere il mondo: un mondo di roccia
durissima, un mondo chiuso e sento che sto dentro di esso. Devo
trasformare questa roccia da duro sasso in pietre preziose, in oro
fino. Quale sforzo, dentro questa roccia senza potermi muovere! Devo
smuoverla, disfarla. Devo farne un mondo bello, gradito a Gesù. - O
Gesù, guarda il martirio che mi consuma. Che devo fare per il mondo?
Come trasformarlo? Come consolerò e rallegrerò il tuo divin Cuore? -
Mi è venuta meno l'azione dello Spirito Santo: mi pare di non avere le
sue grazie, le sue luci. Sono una povera che non ha e non potrà avere
nulla.
- Che sarà di me, Gesù? Non posso vivere senza di Te; senza di Te nulla
posso soffrire... - ... Mi fa male il ricordarmi che oggi è giovedì:
che sofferenze mi portano questi giorni! [giovedì e venerdì].
Sull'imbrunire avevo l'impressione di percorrere delle strade: seguivo
il mio cammino ed ero schernita e additata come rea di ogni colpa da
quanti mi vedevano. A notte iniziata mi trovai in un banchetto di amici
ed in mezzo a quella amicizia sentivo un traditore che, poco dopo,
avrebbe dovuto baciarmi e provai il dolore che quel bacio mi avrebbe
causato. Sentivo di essere Gesù. Sul mio petto si reclinò un volto che
amavo tanto. Il mio cuore si intenerì di amore per lui. Che
conversazioni su tanti misteri, di tanta grandezza! In questo banchetto
lavai i piedi a coloro che mi attorniavano. Vi era in me acqua,
asciugamano e bacile. Uno di essi era confuso per il fatto che io gli
lavassi i piedi; bastarono uno sguardo e poche parole perché egli si
disponesse subito a spogliarsi e, se fosse necessario, che io lo
lavassi completamente. Potessi esprimere qui tutto l'amore, la bontà e
la tenerezza di Gesù, quanto bene farebbe alle anime! Ma non so dire di
meglio. - Supplisci Tu, o Gesù, alla mia incapacità. - (diario,
15-2-1945).
... Fin da stamattina sentii il mio cuore molto maltrattato. Le
umiliazioni lo spremevano: non aveva più sangue da dare al corpo. Andai
al mio calvario. Mi venne incontro Mammina: ci fu uno scambio di
sguardi profondi; i nostri cuori si unirono in uno stesso dolore. Lo
scambio dei nostri sguardi fu breve: dovetti avanzare maltrattata,
spinta, trascinata. Ma non si divise il dolore dei nostri cuori,
collegati come da due fili elettrici.
Ben presto giunsi alla sommità del calvario, ove fui inchiodata sulla
croce. Che lunga agonia! Il sangue scorreva; le piaghe si laceravano
sempre più. Le lacrime di Mammina scorrevano nel mio cuore. Ella era
un faro per me ed io per Lei: un faro che dava luce per mettere in
evidenza le nostre sofferenze. Ancor prima di spirare, sentii che mi
squarciavano il cuore: questo dolore mi fu anticipato, perché dopo
morte non lo avrei potuto sentire. Quando sentii il mio cuore
squarciato, lanciai il mio sguardo sul mondo e gli dissi: - E’ per te
che sono così! - Venne allora il mio Gesù: - ... Figlia mia, sei pazza
per le anime come lo sono Io. Ho fatto il tuo calvario simile al mio.
La tua vita è vita di Cristo: vive Cristo adombrato in te... Figlia
mia, sei fonte di salvezza per tutta l'umanità; sei fonte che non si
esaurisce; sei acqua che sazia tutto il mondo; tutti, in questa acqua,
possono purificarsi... - (diario, 16-2-1945).