... Non so vivere. Sono stanca per lo sforzo di conservare in me ciò
che Gesù e Mammina mi consegnò. Sento come se fossi sempre con le
braccia incrociate sul petto, molto strette per difendere e custodire
[quel tesoro].
Altre volte corro pazza, per sfuggire ad un grande assalto. Viene su di
me non so chi. Una moltitudine innumerevole vuole rubarmi ciò che ho
nel cuore, e io sfuggo all'impazzata per nascondere tutto. Voglio
avvolgere attorno a me catene robuste, grosse catene, perché nulla mi
sia rubato. Duro tormento per la mia anima: nulla ottengo.
In quelle ore di sofferenza ebbi un terribile assalto del demonio.
Sentii come se mi avesse rubato tutto: rimasi senza cuore, senza petto,
senza nulla. Ero come un semplice guscio d'uovo che dentro non ha più
nulla. Sentivo che quella refurtiva era stata portata molto lontano.
Il demonio voleva obbligarmi a dire: - Non voglio custodire nulla
dentro di me; voglio peccare, voglio godere! - E mi affermava che io
peccavo...
Rare volte riuscii a chiedere soccorso al Cielo... Ero in un bagno di
sudore, con una stanchezza da non potersi dire. Infine riuscii ad
esclamare: - Mio Gesù, non ne posso più! - Cessò l'assalto, ma io non
potevo muovermi.
Tristissima nel vedermi privata di quel tesoro immenso che avevo
posseduto in me, e con il timore di aver peccato, mormoravo: - Mio
Dio, mio Dio! E io sono senza luce, senza guida, senza un sacerdote cui
confidare tutto! O Cielo, o Gesù, o Mammina! -
E Gesù venne: - Non hai peccato! Io sono con te! - Dopo alcuni istanti
incominciai a sentire che avevo ancora in me quel ricco tesoro che il
demonio mi aveva fatto sparire. La mia anima ne sentì molta gioia e io
volevo abbracciare e baciare quella ricchezza: provavo il gaudio di una
madre che, avendo perduto il figlio, lo ha ritrovato.
Non so dire la preoccupazione che questo mi dà: timorosa sempre che
qualcuno possa rubarmelo... » (diario, 18-12-1944). « ... Vive il
dolore; il dolore torturante del mio corpo e della mia anima. Il corpo
soffre molto, ma assai più l'anima. Non so dire nulla, ne do solo una
pallida idea: l'anima soffoca nell'essere tanto crudelmente oppressa e
spremuta; le mie colpe, la mia ingratitudine verso Gesù mi stanno
sempre davanti; il timore di ingannarmi e di ingannare gli altri sa, la
paura di peccare nelle lotte contro il demonio... Che triste vita!
Voglio vincermi. Voglio credere alle parole di Gesù e mi costa tanto!
Come può essere che io non mi bruci in mezzo a tanto fuoco? Ed ora, il
nuovo tormento di voler custodire in me ciò che Gesù con Mammina mi
consegnò il giorno otto. Mi pare di essere continuamente assalita.
Vorrei nascondermi sotto terra, ove nessuno sapesse, perché non mi
rubino ciò che il Cielo mi donò e che sento essere una ricchezza senza
uguale. Gesù sia con me! Passano i giorni e non ho un sacerdote che mi
tranquillizzi, che mi animi nel cammino. Povera me! Sono nata per
questo. Fossi nata anche per amare il mio Gesù e la mia cara Mammina
come vorrei e come Essi sono degni di essere amati!... Mi pare di
essere nata soltanto per vivere morta. Non so dire altro. Il dottore e
la sua signora hanno passato qui ieri alcune ore per farci compagnia e
coraggio. Oh, quanto devo al mio santo medico!... » (lettera a d.
Umberto, 20-12-1944).