MaM
Messaggio del 25 Dicembre 1991: Cari figli, oggi in modo speciale vi porto il piccolo Gesù perché vi benedica con la Sua benedizione di pace e di amore. Cari figli, non dimenticate che questa e' una grazia che molta gente non comprende e non accetta. Perciò voi, che dite di essere Miei e chiedete il Mio aiuto, date tutto di voi stessi, anzitutto date il vostro amore e l'esempio nelle vostre famiglie. Voi dite che Natale e' la festa della famiglia; allora cari figli, mettete Dio nelle vostre famiglie al primo posto, affinché Egli possa donarvi la pace e proteggervi non solo dalla guerra ma, anche in tempo di pace, da ogni assalto satanico. Se Dio e' con voi avete tutto, mentre quando non lo avete, siete poveri e persi e non capite dalla parte di chi state. Perciò, cari figli, decidetevi per Dio e poi riceverete tutto. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - Sentii come un assalto dentro di me


Verso le ore 14, appoggiata ai miei cuscini e distesa sopra la mia croce in una amarezza profonda, invocavo Gesù, sol­tanto Gesù. Alcune note armoniose mi attrassero. Dapprima pensai che fossero suoni della terra e mi posi in ascolto per scoprire da dove provenissero. Ma scendevano dall'alto. Lo compresi be­nissimo ed allora il mio cuore palpitò con tanta forza da non poter più resistere... Passò tutta la tempesta... Mi sentii rapita da grande dolcezza e soavità. L'armonia si componeva di molti suoni, come emessi da tanti strumenti... Li udivo tutti, ma uno fra i molti mi attirava di più... Non so quanto durò questo rapimento... forse una mezz'ora (diario, 12-8-1944). Dopo il sollievo concessomi il giorno 12, ritornai nel mio stato di amarezza. Venne il giorno della assunzione di Mam­mina, e nel pensare alla solennità... e al giubilo del cielo, mi parve di non resistere più ai dolori della terra. Pochi minuti dopo la Comunione, sentii come un assalto dentro di me. Mi parve che fosse Gesù, il quale, come un ladro, entrò ed usci subito portando con sé quel po' di vita che era vita del mio dolore. Mi sentii morta, ma continuai a soffrire di più per il fatto di sentirmi privata di quel poco di vita che era vita al mio dolore. Sentivo che mi mancava tutto ed ero come scissa in due parti: il mio cadavere rimasto quaggiù e, là in alto, in cielo, quella refurtiva che era una parte di me stessa. Questa parte era immersa nel gaudio completo, meno la visione di Dio, ma non dava alla parte rimasta sulla terra nessun sollievo; al contrario, la lasciava prostrata in un abisso di dolore senza fine. Passai tutta la giornata in un'ansia dolo­rosa di possedere quella parte di me che mi apparteneva e senza la quale io ero un cadavere. Fu un giorno intermina­bile: lo passai in un grido continuo a Gesù e a Mammina men­tre mi domandavo: - O mio Dio, come posso vivere senza vita? -

Verso sera udii nuovamente le armonie del giorno 12 e questo fu come un balsamo per la mia sofferenza; senza di esso mi pare non avrei resistito qui molte ore.

A notte, non saprei dire l'ora, mi fu restituita quella refur­tiva; me ne accorsi perché mi sentii rivivere (diario, 15-8-1944).