Verso le ore 14, appoggiata ai miei cuscini e distesa sopra la mia
croce in una amarezza profonda, invocavo Gesù, soltanto Gesù. Alcune
note armoniose mi attrassero. Dapprima pensai che fossero suoni della
terra e mi posi in ascolto per scoprire da dove provenissero. Ma
scendevano dall'alto. Lo compresi benissimo ed allora il mio cuore
palpitò con tanta forza da non poter più resistere... Passò tutta la
tempesta... Mi sentii rapita da grande dolcezza e soavità. L'armonia si
componeva di molti suoni, come emessi da tanti strumenti... Li udivo
tutti, ma uno fra i molti mi attirava di più... Non so quanto durò
questo rapimento... forse una mezz'ora (diario, 12-8-1944). Dopo il
sollievo concessomi il giorno 12, ritornai nel mio stato di amarezza.
Venne il giorno della assunzione di Mammina, e nel pensare alla
solennità... e al giubilo del cielo, mi parve di non resistere più ai
dolori della terra. Pochi minuti dopo la Comunione, sentii come un
assalto dentro di me. Mi parve che fosse Gesù, il quale, come un ladro,
entrò ed usci subito portando con sé quel po' di vita che era vita del
mio dolore. Mi sentii morta, ma continuai a soffrire di più per il
fatto di sentirmi privata di quel poco di vita che era vita al mio
dolore. Sentivo che mi mancava tutto ed ero come scissa in due parti:
il mio cadavere rimasto quaggiù e, là in alto, in cielo, quella
refurtiva che era una parte di me stessa. Questa parte era immersa nel
gaudio completo, meno la visione di Dio, ma non dava alla parte rimasta
sulla terra nessun sollievo; al contrario, la lasciava prostrata in un
abisso di dolore senza fine. Passai tutta la giornata in un'ansia
dolorosa di possedere quella parte di me che mi apparteneva e senza la
quale io ero un cadavere. Fu un giorno interminabile: lo passai in un
grido continuo a Gesù e a Mammina mentre mi domandavo: - O mio Dio,
come posso vivere senza vita? -
Verso sera udii nuovamente le armonie del giorno 12 e questo fu come un
balsamo per la mia sofferenza; senza di esso mi pare non avrei
resistito qui molte ore.
A notte, non saprei dire l'ora, mi fu restituita quella refurtiva; me ne accorsi perché mi sentii rivivere (diario, 15-8-1944).