MaM
Messaggio del 25 agosto 2018: Cari figli! Questo è tempo di grazia. Figlioli, pregate di più, parlate di meno e lasciate che Dio vi guidi sulla via della conversione. Io sono con voi e vi amo con il mio amore materno. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Beata Alexandrina Maria da Costa - Ridatemi chi mi guida a Gesù


« Reverendo Padre Provinciale, stanotte, verso le due e mez­za, chiesi a mia sorella di muovere il mio corpo inzuppato di sudore. Mi sfuggiva la vita, mi mancavano le forze. La mia anima, sempre più bramosa di volare a Dio, era in una dolo­rosa agonia. Aveva bisogno di sostegno: voleva luce; quella luce che pochi sacerdoti sanno dare alle anime. Sola con Gesù, intimamente, gli andavo dicendo: - Dammi il padre spirituale, dammelo nuovamente, sebbene tu non l'abbia allontanato da me, grazie a quella unione che non è affatto, o quasi, compresa. Ma ora, mio Gesù, essa non basta; non posso vivere così. -

La pace mi invase e mi venne l'idea di scrivere a lei e di chiederle, per l'amore di Gesù e i dolori di Maria, di permet­tere a p. Pinho di venire a riprendere la direzione della mia anima, nei brevi giorni di vita che mi restano. Molte volte ebbi la stessa idea, ma veniva tosto soffocata dal timore e da altro che non so e che non mi consentiva di realizzarla. Ma questa volta è stata salda e durevole. Non sono stata io a sceglierlo [come direttore]. Da 10 anni ero sola, senza una guida, e molto tribolata tra quattro mura da 8 anni. Il Signore ebbe compassione di me, lo scelse e me lo mandò. Fu allora, con i suoi santi consigli, che io conobbi sempre più il Signore. Da 13 mesi gli fu proibito di venire qui. Solo Gesù sa quanto mi costò, anche se ho sofferto tutto per amore. Ora però ho bisogno di chi mi sostenga; non posso più vivere in questo martirio. Se per qualche istante lei po­tesse vedere ciò che soffro nel corpo e nell'anima e quanto ho patito in questo periodo, ho la certezza che avrebbe compassione di me. Ho avuto la febbre a 40 e più; dolori orribili agitano e fanno tremare il mio corpo, come tempesta che tutto vuole distruggere.

Mi sono vendicata e la mia vendetta continuerà in cielo, nei riguardi di coloro che furono la causa del mio soffrire. Ma sa come? Pregando e chiedendo perdono per essi; implo­rando luce perché vivano la vita intima di Gesù e non siano di intralcio ad altre anime affamate di Dio e bisognose di luce e di sostegno di santi direttori.

Lei è mal disposta verso di me? Non lo sia! So di essere cattiva, la creatura più miserabile, la figlia più indegna di Gesù, ma per questo motivo la più degna di compassione. Io, senza la grazia di Dio, mi giudico capace di fare e di essere tutto quello di cui mi accusano presso di lei; però, con la grazia e tutta la forza del Signore, sarà riconosciuta la mia innocenza. Mi permetta, Reverendo Padre Provinciale, di chiederle an­cora una volta per amore di ciò che vi è di più caro in cielo e sulla terra: lasci venire il mio padre spirituale ad assistere i miei ultimi giorni, a dare l'ultima luce, gli ultimi consigli a questa poveretta, che spera in breve di andare in cielo. Confido in Gesù e Mammina che non sarò mai la vergo­gna del suo Ordine. Addio, reverendo Padre. Mi perdoni tutto; nulla faccio col fine di offenderla. Non voglio offendere nessuno e tanto meno i discepoli di Gesù. Abbia la bontà di perdonarmi. Arrivederla in cielo. » (lettera al Provinciale dei Gesuiti, 2-2-1943).