Il venerdì santo, 27-3-1942, Gesù mi disse: - Non temere, figlia mia; non sarai più crocifissa; la crocifissione che hai tu è delle più dolorose che la storia può registrare.
- Non sottrarmi le tue forze, Gesù, perché possa descrivere nel miglior modo possibile ciò che hai sofferto nella tua santa Passione. Non vengano meno la tua protezione e il tuo amore a questa poveretta. Sia tutto a gloria tua e a vantaggio delle anime. - I miei occhi parevano quasi non vedere l'avvicinarsi della passione. Il mio abbattimento mi spaventava; l'abbandono in cui ero lasciata mi portava alla sepoltura. Che tormento! Dover lottare contro il mondo senza vita! - Scesero su di me la tua Vita e il tuo Amore. Ho udito la tua Voce, dolce e tenera: « Figlia mia, amore di Gesù, coraggio! Non temere. Il cammino del calvario sta per finire. Vieni ed attraversa le ultime spine: dalle ferite causate da queste spine sgorgano sorgenti di salvezza. Le anime hanno bisogno di tutto.
Gesù è consolato dalla tua crocifissione; trova in te tutta la riparazione che si può trovare sulla terra. Coraggio! Gesù, con la sua Madre benedetta, non ti manca ».
Camminai verso l'Orto. Nell'abbandono ricordavo le tue dolci parole, che per un certo tempo rimasero impresse nel mio cuore. Poi, per causa dei colpi e dei maltrattamenti da parte della umanità, scomparve tutto. E nell'Orto, sola, in profondo silenzio, nella maggiore oscurità, quasi nella morte, cercavo di nascondermi per sempre, come se la terra potesse occultarmi alla giustizia dell'eterno Padre. Mio Dio, mio Dio... tanto sola!
Non soffiava un filo d'aria. Neppure le foglie degli ulivi si muovevano, se non nel curvarsi dei rami fino a terra, in segno di adorazione. O dolore, o agonia di Gesù, o amore di Gesù per le anime! Le mie sofferenze non mi appartenevano: erano tue, soltanto tue, mio Gesù. Ho seguito le tappe della Passione; qui e là cadevo schiacciata dal dolore. Ripetutamente invocai: « Gesù, Mammina, datemi le vostre forze perché le mie sono esaurite ». Grazie, Gesù! Con Te ho resistito. Nella flagellazione, difesa dal tuo divin Cuore, vidi davanti a me i carnefici con flagelli per castigare il mio corpo. All'ombra del tuo divino amore non li temevo. Nella coronazione vidi intrecciare acute spine e formare un elmo, per configgerlo sul mio capo. Camminai verso il Calvario, senza vita sufficiente per giungere al termine. Non potevo camminare più: mi venivano meno le forze. Fui inchiodata sulla croce: ad ogni colpo svenivo. Il Calvario si era oscurato. Si udivano soltanto i sospiri di Mammina soffocati dalle bestemmie: li sentivo più che altro nel mio cuore. - (diario, 27-3-1942).