- O Gesù, dammi la tua forza divina. Voglio nascondere il mio dolore. Da sola non ci riesco. Pianga il mio cuore notte e giorno, se Tu lo vuoi, ma il mio sguardo sia lieto e sorridano le mie labbra. Il tuo santo amore e le anime siano il motivo del mio soffrire.
Sono come colomba che, sospesa, muove le ali, giorno e notte, e non sa dove posare se non la sorregge il tuo potere. Le mancano le forze, incapace di continuare il suo volo: sono io che navigo nell'aria, sono io che sto per essere annientata dalla tempesta; sono la più indegna delle tue figlioline, senza luce e senza sostegno. O Gesù, non sapevo di avere ancora tanto da donarti! Quanto è grande la mia ignoranza! Pensavo di averti dato tutto. Mi ingannai: sei venuto a fare l'ultima mietitura. Prendi tutto, prendi tutto in fretta: raccogli per Te. Il giorno venti Ti ho dato il mio padre spirituale fino a quando me lo vorranno ridare; ti ho dato le sue lettere che mi hanno servito di luce e incamminato verso di Te. Tu hai veduto, o Gesù, quanto fu grande il sacrificio: non per l'attaccamento ad esse ma perché mi furono richieste in un giorno di tanto dolore. Quando le ebbi in mano per legarle insieme, Tu, o Signore, hai udito ciò che andai dicendo: « Gesù me le ha date, Gesù me le prende ». E nel consegnarle ho sempre ripetuto: « Gesù non merita forse di più?... Tutto è poco per salvargli anime... ». Ciò che mi pesava era di dover servire quale strumento di sofferenza per gli altri... (diario, 27-2-1942).
- Mio Gesù, mi furono restituite le lettere del mio direttore. Perché mai? Il sacrificio è stato fatto. Fu come collocarle su un cadavere che nulla sente. Ma l'obbedienza lo vuole e io accetto... - (diario, 13-3-1942).