MaM
Messaggio del 25 aprile 1991:Cari figli, oggi vi invito tutti affinché la vostra preghiera sia preghiera del cuore. Ognuno di voi trovi il tempo per la preghiera per poter scoprire Dio nella preghiera. Non desidero che parliate della preghiera, ma desidero che preghiate. Che ogni giorno per voi sia riempito della preghiera di ringraziamento a Dio per la vita e per tutto quello che avete. Non desidero che la vostra vita trascorra nelle parole, ma glorificate Dio con le opere. Io sono con voi e ringrazio Dio per ogni momento speso con voi Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Beata Alexandrina Maria da Costa - Ancora medici nel caso


« ... Si sta avverando il mio presentimento circa l'esame del dott. Abele Pacheco. Parlai col medico Azevedo ed egli mi disse che è quasi indispensabile, ma che ripensassi la cosa davanti al Signore. Se poi intendessi che non si deve fare non si fa­rebbe. Però il Signore mi ha dato questi sentimenti: "di met­termi nelle mani dei medici come Lui si è consegnato alla morte; solo così il mio sacrificio sarà completo". Che mi dice al ri­guardo?... » (lettera a p. Pinho, 28-3-1941).

« ... La giornata di oggi non trascorse senza che cadesse su di me un dolore dell'anima e del cuore ben difficile da soppor­tare. Al calar della notte si scatenò una delle più tremende tempeste. Incominciai a sentire una rivolta e un fortissimo de­siderio di impormi perché i medici non vengano per il loro esame per rimanere libera da molte umiliazioni e dispiaceri. Sentivo in me forte resistenza, non volevo consegnarmi al do­lore; volevo soffrire tutto come se nulla sentissi. Ed allora cadde su di me tutta la rabbia infernale: ho capito che era opera dell'inferno. I demoni erano rabbiosi, volevano inghiottire tut­to il mio corpo. Dopo ero rivoltata soprattutto contro il medico Azevedo; mi pareva di avere contro di lui un odio di morte e che ero io stessa a volerlo mordere per farlo a pezzi e frantumarlo. Che tempesta tremenda! Solo nelle braccia di Gesù e della cara Mammina potevo essere sicura di non offendere il mio Dio. Se il mondo sapesse le insidie del nemico, i lacci che pre­para alle anime per farle peccare!... Penso di non avere disgu­stato il mio Gesù, perché io voglio solo quello che Lui vuole e non mai offenderlo... » (lettera a p. Pinho, 5-4-1941).

« ... Il medico mi ha scritto per dirmi che è andato a Braga ma che non lo ha trovato; però le scriverà per dirle ciò che succede. Ha già parlato col dott. Abele Pacheco il quale è pronto a venire per l'esame. Il medico di malattie nervose non viene e non ha assicurato di venire anche in seguito. Non so ancora il giorno in cui sarò esaminata. Me lo comunicherà? Preghi per me affinché Gesù mi dia forza... » (lettera a p. Pinho, 6-4-1941).

« ... Padre mio, se mi desse il permesso di chiedere a Gesù il paradiso al più presto!... Non è per fuggire il dolore, ma perché la mia sofferenza e la Crocifissione sta diventando trop­po conosciuta. Vorrei fuggire il mondo affinché non mi conosca più oltre. Oh la mia crocifissione quanti tormenti mi ha portato! Ho tanta nostalgia del tempo in cui Gesù mi parlava sovente e nessuno sapeva della mia vita se non colui che per diritto doveva sapere... » (lettera a p. Pinho, 25-4-1941).

« ... Verso sera a complemento del mio dolore ho ricevuto dal degnissimo medico Azevedo la notizia che giovedì, primo maggio, sarebbe venuto il dottor Abele Pacheco di Oporto per l'esame. Fu come una lancia che mi trafisse il cuore e lo in­chiodasse crudelmente sulla nuda terra. Ed era contro la terra che esso sanguinava di dolore. Venne il lunedì e lo passai nella stessa sofferenza. Volevo sfogarmi per buttar fuori i timori e la vergogna che mi tormentavano. Mi ricordai che era una buona occasione per consolare e riparare il mio Gesù soffrendo in si­lenzio con Lui; Gli ho offerto il sacrificio in silenzio e gli ho promesso di non parlare. Mi è costato molto ma con Gesù ho vinto... Ho preparato con cura e gioia l'altarino di Mam­mina... Le ho scritto una lettera e la posi ai suoi piedi per il primo giorno del suo mese. Confido che mi farà quanto le ho chiesto...

Venne il giovedì; fu molto triste: attendevo i medici. Che tormento! Dicevo tra me: "Primo maggio come sei penoso! Cosa avverrà ancora prima della fine?".

Nella comunione ho offerto il sacrificio che dovevo affron­tare; e l'offersi per quelle anime che vanno dai medici col fine di peccare e di offendere Gesù. Ho implorato la forza del Cielo; ho chiesto luce e amore allo Spirito Santo, il soccorso della Santissima Trinità, di Gesù sacramentato, della cara Mammina, di san Giuseppe, santa Teresina, santa Gemma ecc. Venne l'ora e fui esaminata. Mi costarono molto i dolori del corpo ma anche quelli del­l'anima. Che umiliazione! Appena i medici se ne andarono volevo piangere; a stento nascosi le lagrime. Dissi a Gesù che non pian­gevo affinché anche Lui non piangesse per i peccati del mondo. Alzai lo sguardo verso la cara Mammina e le dissi: - So­no pronta ad altro sacrificio... Dillo a Gesù per me. Fa' che io soffra! Fa' che io ami! Voglio morire di amore. - Ebbi per tutto il giorno il corpo e l'anima in un mare di dolore!... » (lettera a p. Pinho, 2-5-1941).

Fui avvisata dal dott. Azevedo che sarebbe stato meglio ritornare a Oporto per consultare il dott. Gomes de Araujo. Pregai per un mese per sapere se questa era la volontà di Dio. Più chiedevo luce e più aumentavano le tenebre e più profondo diveniva il dolore dell'anima perché non sapevo cosa fare. Finalmente il Signore mi disse che voleva che io partissi. « ... Peccato che il mondo non conosca l'amore che Gesù porta alle anime! Lo vedremmo più amato e meno offeso. Fi­nalmente Gesù mi ha illuminata. Andremo ad Oporto. È vo­lontà sua per aumentare la mia sofferenza. Sarà anche per sua maggior gloria. Lui lo sa. Ho sofferto nel chiedergli luce e non averla. Ma ora la mia agonia è ancora maggiore. Ho tanta vergogna, tanta paura. Mio Dio, sia per tuo amore!... » (lettera al dott. Azevedo, 3-7-1941).

« ... Mi trovo in una notte oscura e senza una goccia di rugiada. Non v'è balsamo per il dolore della mia anima. Vedo di lontano i colpi che feriranno il mio cuore. Stento a respirare per il peso delle umiliazioni. All'idea delle sofferenze che mi porterà il mio viaggio ad Oporto, dico fra me: - Vado al giudizio. - ... Oppressa e annientata da questo dolore, penso: - E' per Gesù, per le anime! - E allora tutto il mio essere si tra­sforma in un solo pensiero: - Dio in tutto e al di sopra di tutto. -

Trascorrerei tutta la mia vita a pensare solo a Dio. Tutto passa, Dio solo rimane. Il pensiero di Dio abbraccia cielo e terra. Mi sprofondo in Lui. Posso amarlo e pensarlo tutta l'e­ternità. Questo pensiero mi solleva; soltanto così addolcisco il mio dolore e posso sorridere al quadro triste e doloroso che mi si presenta. Fingo di esser in una grande gioia per il mio viaggio a Oporto, per rallegrare i miei, affinché non compren­dano il dolore del mio cuore... » (lettera a p. Pinho, 14-7-1941).