« ... Si sta avverando il mio presentimento circa l'esame del dott. Abele Pacheco. Parlai col medico Azevedo ed egli mi disse che è quasi indispensabile, ma che ripensassi la cosa davanti al Signore. Se poi intendessi che non si deve fare non si farebbe. Però il Signore mi ha dato questi sentimenti: "di mettermi nelle mani dei medici come Lui si è consegnato alla morte; solo così il mio sacrificio sarà completo". Che mi dice al riguardo?... » (lettera a p. Pinho, 28-3-1941).
« ... La giornata di oggi non trascorse senza che cadesse su di me un dolore dell'anima e del cuore ben difficile da sopportare. Al calar della notte si scatenò una delle più tremende tempeste. Incominciai a sentire una rivolta e un fortissimo desiderio di impormi perché i medici non vengano per il loro esame per rimanere libera da molte umiliazioni e dispiaceri. Sentivo in me forte resistenza, non volevo consegnarmi al dolore; volevo soffrire tutto come se nulla sentissi. Ed allora cadde su di me tutta la rabbia infernale: ho capito che era opera dell'inferno. I demoni erano rabbiosi, volevano inghiottire tutto il mio corpo. Dopo ero rivoltata soprattutto contro il medico Azevedo; mi pareva di avere contro di lui un odio di morte e che ero io stessa a volerlo mordere per farlo a pezzi e frantumarlo. Che tempesta tremenda! Solo nelle braccia di Gesù e della cara Mammina potevo essere sicura di non offendere il mio Dio. Se il mondo sapesse le insidie del nemico, i lacci che prepara alle anime per farle peccare!... Penso di non avere disgustato il mio Gesù, perché io voglio solo quello che Lui vuole e non mai offenderlo... » (lettera a p. Pinho, 5-4-1941).
« ... Il medico mi ha scritto per dirmi che è andato a Braga ma che non lo ha trovato; però le scriverà per dirle ciò che succede. Ha già parlato col dott. Abele Pacheco il quale è pronto a venire per l'esame. Il medico di malattie nervose non viene e non ha assicurato di venire anche in seguito. Non so ancora il giorno in cui sarò esaminata. Me lo comunicherà? Preghi per me affinché Gesù mi dia forza... » (lettera a p. Pinho, 6-4-1941).
« ... Padre mio, se mi desse il permesso di chiedere a Gesù il paradiso al più presto!... Non è per fuggire il dolore, ma perché la mia sofferenza e la Crocifissione sta diventando troppo conosciuta. Vorrei fuggire il mondo affinché non mi conosca più oltre. Oh la mia crocifissione quanti tormenti mi ha portato! Ho tanta nostalgia del tempo in cui Gesù mi parlava sovente e nessuno sapeva della mia vita se non colui che per diritto doveva sapere... » (lettera a p. Pinho, 25-4-1941).
« ... Verso sera a complemento del mio dolore ho ricevuto dal degnissimo medico Azevedo la notizia che giovedì, primo maggio, sarebbe venuto il dottor Abele Pacheco di Oporto per l'esame. Fu come una lancia che mi trafisse il cuore e lo inchiodasse crudelmente sulla nuda terra. Ed era contro la terra che esso sanguinava di dolore. Venne il lunedì e lo passai nella stessa sofferenza. Volevo sfogarmi per buttar fuori i timori e la vergogna che mi tormentavano. Mi ricordai che era una buona occasione per consolare e riparare il mio Gesù soffrendo in silenzio con Lui; Gli ho offerto il sacrificio in silenzio e gli ho promesso di non parlare. Mi è costato molto ma con Gesù ho vinto... Ho preparato con cura e gioia l'altarino di Mammina... Le ho scritto una lettera e la posi ai suoi piedi per il primo giorno del suo mese. Confido che mi farà quanto le ho chiesto...
Venne il giovedì; fu molto triste: attendevo i medici. Che tormento! Dicevo tra me: "Primo maggio come sei penoso! Cosa avverrà ancora prima della fine?".
Nella comunione ho offerto il sacrificio che dovevo affrontare; e l'offersi per quelle anime che vanno dai medici col fine di peccare e di offendere Gesù. Ho implorato la forza del Cielo; ho chiesto luce e amore allo Spirito Santo, il soccorso della Santissima Trinità, di Gesù sacramentato, della cara Mammina, di san Giuseppe, santa Teresina, santa Gemma ecc. Venne l'ora e fui esaminata. Mi costarono molto i dolori del corpo ma anche quelli dell'anima. Che umiliazione! Appena i medici se ne andarono volevo piangere; a stento nascosi le lagrime. Dissi a Gesù che non piangevo affinché anche Lui non piangesse per i peccati del mondo. Alzai lo sguardo verso la cara Mammina e le dissi: - Sono pronta ad altro sacrificio... Dillo a Gesù per me. Fa' che io soffra! Fa' che io ami! Voglio morire di amore. - Ebbi per tutto il giorno il corpo e l'anima in un mare di dolore!... » (lettera a p. Pinho, 2-5-1941).
Fui avvisata dal dott. Azevedo che sarebbe stato meglio ritornare a Oporto per consultare il dott. Gomes de Araujo. Pregai per un mese per sapere se questa era la volontà di Dio. Più chiedevo luce e più aumentavano le tenebre e più profondo diveniva il dolore dell'anima perché non sapevo cosa fare. Finalmente il Signore mi disse che voleva che io partissi. « ... Peccato che il mondo non conosca l'amore che Gesù porta alle anime! Lo vedremmo più amato e meno offeso. Finalmente Gesù mi ha illuminata. Andremo ad Oporto. È volontà sua per aumentare la mia sofferenza. Sarà anche per sua maggior gloria. Lui lo sa. Ho sofferto nel chiedergli luce e non averla. Ma ora la mia agonia è ancora maggiore. Ho tanta vergogna, tanta paura. Mio Dio, sia per tuo amore!... » (lettera al dott. Azevedo, 3-7-1941).
« ... Mi trovo in una notte oscura e senza una goccia di rugiada. Non v'è balsamo per il dolore della mia anima. Vedo di lontano i colpi che feriranno il mio cuore. Stento a respirare per il peso delle umiliazioni. All'idea delle sofferenze che mi porterà il mio viaggio ad Oporto, dico fra me: - Vado al giudizio. - ... Oppressa e annientata da questo dolore, penso: - E' per Gesù, per le anime! - E allora tutto il mio essere si trasforma in un solo pensiero: - Dio in tutto e al di sopra di tutto. -
Trascorrerei tutta la mia vita a pensare solo a Dio. Tutto passa, Dio solo rimane. Il pensiero di Dio abbraccia cielo e terra. Mi sprofondo in Lui. Posso amarlo e pensarlo tutta l'eternità. Questo pensiero mi solleva; soltanto così addolcisco il mio dolore e posso sorridere al quadro triste e doloroso che mi si presenta. Fingo di esser in una grande gioia per il mio viaggio a Oporto, per rallegrare i miei, affinché non comprendano il dolore del mio cuore... » (lettera a p. Pinho, 14-7-1941).