« ... Sono coperta di crimini e di imperfezioni: ho vergogna di Gesù, temo la giustizia dell'eterno Padre. Gesù, scendendo oggi nel mio cuore, ha reso più soave il mio dolore. Si è accesa nella mia anima una fiammella, ma si è spenta rapidamente e rimasi nella maggiore oscurità... Sentivo che la giustizia dell'eterno Padre mi distruggeva, riducendomi in polvere. - Mio Gesù, essere un nulla per tuo amore è aver felicità sulla terra. La mia gioia, anche se non permetti che io la senta, è soffrire per consolarti e per salvare le anime. Io vinco con Te. ... Voglio provarti il mio amore, ma non so come: non ho nulla da darti. Il mio corpo? È da molto che Ti appartiene. Te l'ho dato perché fosse tutto martirizzato e crocifisso. Il mio sangue? Anch'esso è tuo. Che serva almeno da inchiostro per scrivere su tutta la terra la parola "amore": amore puro e soltanto per Gesù.
La mia vita? Già non è mia: è tua anch'essa. Sei morto per me, per salvarmi e io muoio per tuo amore e per salvarti anime. O Gesù, che altro devo darti? Voglio che la mia volontà sia tua perché la tua sia mia. Accetto, per tuo amore, quanto mi manderai. Voglio solo ciò che vorrai, anche se per questo dovrò rimanere bocconi, avvolta nella terra come il verme più insignificante... » (lettera a p. Pinho, 14-5-1940).