« ... Il mio cuore è sempre oppresso, ma sempre in fiamme vive; il
petto dal lato sinistro brucia: è un fuoco incandescente. Il dolore
non consente nessuna soavità, mi penetra da ogni lato. L'abisso in cui
mi trovo è nauseabondo e vergognoso. Non ho se non immondezze su cui
appoggiarmi. Sono legata ad esse con grosse catene di ferro che non si
spezzano. Talvolta tento di rialzarmi ed uscire da questo enorme
abisso, ma non posso, non ne ho la forza. Sono legata tanto da non
potermi muovere. Fra spine che mi feriscono e penetrano in tutto il mio
essere, il mio cuore va verso Gesù, vuol volare a Lui, ma non può e
sbatte le ali rasente al suolo. Che afflizione tremenda! Che dolore
pungente, macchiarsi le ali bianche nel fango! Padre mio, cosa
significa questo? Non comprendo niente. Non mi importa di essere
macchiata e coperta dei mali altrui. Ciò che io voglio è che tutti
rimangano puliti e volino versa Gesù. Ma il peggio è che io vedo come
se tutto il male fosse mio; però io non voglio peccare, non voglio
dispiacere a Gesù. Ma mi vedo un mostro abominevole, una sfacciata, una
ingrata nei Suoi riguardi. Ho paura e tremo per il mio nulla. Senta
l'ira di Dio su di me e non posso alzare lo sguardo al cielo. Mi sento
indegna di perdono e compassione. La mia anima è morta: spirò nella
oscurità; né Gesù, entrando in essa, le diede la vita. Si è
dimenticato completamente di me, ed io, senza occhi per vedere, corro
sempre ma sempre disperata, in una notte tristissima ed oscura. Ho
perduto ogni energia, sono caduta nello scoraggiamento. Ma voglio, con
tutti gli esseri della terra, lodare ed amare il mio Gesù. Vorrei stare
sempre in ginocchio e a mani giunte a intonare inni di lode, di amore e
ringraziamento al mio Gesù per quanto ricevo da Lui... » (lettera a p.
Pinho, 18-3-1940).