« O mio caro Gesù, io mi unisco spiritualmente in questo momento e da questo momento per sempre a tutte le sante Ostie della terra, in ogni luogo ove abiti sacramentato; voglio passarvi tutti i momenti della mia vita, costantemente, di giorno e di notte; allegra o triste, sola o in compagnia, sempre a consolarti, ad adorarti, ad amarti, a lodarti, a glorificarti! O mio Gesù, io vorrei che tanti atti del mio amore cadessero su di Te costantemente di giorno e di notte come la pioggia fine fine cade dal cielo sulla terra in una giornata d'inverno. Non vorrei atti d'amore solo miei, ma di tutti i cuori, di tutte le creature del mondo intero! Oh! Come Ti vorrei amare e vedere amato, da tutti! Tu vedi, o Gesù, i miei desideri: accettali già come se io Ti amassi. O Gesù, non rimanga nel mondo neppure un solo luogo ove Tu abiti sacramentato, senza che oggi e, da oggi per sempre, in ciascun momento della mia vita io stia là sempre a dire: - Gesù, amo Te! Gesù, io sono tutta tua! Sono la tua vittima, la vittima della Eucarestia, la piccola lampada delle tue prigioni d'amore, la sentinella dei tuoi tabernacoli! O Gesù, io voglio essere vittima per i sacerdoti, i peccatori, la mia famiglia, vittima per tuo amore, per la tua santissima Passione, i dolori di Mammina, il tuo Cuore, la tua santa Volontà, vittima per il mondo intero! Vittima per la pace, vittima per la consacrazione del mondo a Mammina! - ».
Morte mistica
Nel 1935 il Signore mi avvisò che sarei morta all'inizio del giorno della festa della SS. Trinità del 1936 [7 giugno]. Poiché non conoscevo altra morte, pensavo di lasciare questo mondo e di partire per l'eternità. In questo periodo ebbi molte consolazioni spirituali. Quanto più si avvicinava il giorno della SS. Trinità, tanto più cresceva la mia gioia: sarei andata a trascorrere in cielo la festa dei miei tanto cari Amori, come io chiamavo il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. I dolori del mio corpo andavano aumentando e tutto dava segno della mia dipartita. Due giorni prima il Signore mi affermò che sarei morta fra le 3 e le 3,50 del mattino e mi disse di mandare a chiamare il mio direttore. Così feci. Egli arrivò verso sera e rimase presso il mio letto durante la notte. Mi preparò a morire, fece con me un atto di completa rassegnazione e conformità alla volontà di Dio. Chiesi perdono a tutta la famiglia e dalla gioia cantai così:
Feliz, oh! Feliz Se eu tal conseguia Morrer a cantar O nome de Maria!
Feliz quem mil vezes Na longa agonia Com amor repete O nome de Maria.
Poi fui presa da una afflizione crescente. All'ora fissata non so cosa provai; cessai di udire quanto accadeva attorno a me. Il mio padre spirituale ed i familiari recitarono le preghiere dell'agonia, accesero una candela benedetta e me la tennero in mano, ma io già non avevo coscienza di nulla. Stetti così un po' di tempo. Mi giudicavano morta e piangevano per me. Improvvisamente cominciai ad udire i loro pianti, ripresi a respirare e, a poco a poco, mi rianimai, ma rimasi ancora in tale stato di depressione che pensavo: - Voi continuate a piangere e io continuo a morire. - Attendevo sempre di comparire alla presenza di Dio. Non avevo pena di lasciare il mondo e i miei cari.
Ad un certo punto, vedendo che mi riprendevo e che non si avveravano le parole di Gesù, fui invasa da una tristezza inimmaginabile, oppressa da un peso schiacciante. Il mio direttore dovette partire senza potermi rivolgere una parola di conforto. Passai la festa della SS. Trinità come una moribonda; dentro di me tutto era morte. Le lacrime mi scorrevano abbondanti. Mi assalivano dubbi insopportabili: mi ero ingannata circa la morte, quindi anche su tutto quanto Gesù mi aveva detto fino a quel giorno. Nei successivi due giorni mi pareva che tutto il mondo fosse morto. Non c'era sole, né luna, né giorno, per me. Il mio vivere era quasi insopportabile.
Si avvicinavano a me Deolinda e Säozinha e mi dicevano: - Perché non parli? Perché non ci sorridi? - E io rispondevo: - Lasciatemi sola! Non sono più la stessa. Non mi vedrete più sorridere. Non vi sarà più sole capace di illuminarmi. - E piangevo. Sprofondata nel più grande dolore, nella più triste amarezza parlavo in modo tale che loro non sapevano cosa dirmi. Stavano combinando di andare dal mio direttore, quando all'improvviso arrivò il padre Oliveira Dias, mandato da lui a confortare la mia anima. Il buon padre mi spiegò il mio caso, raccontandomi fatti uguali avvenuti nella vita di alcuni santi. Venni così a sapere che si trattava della morte mistica, di cui non avevo mai udito parlare. Ebbi l'impressione che fosse un angelo venuto dal cielo a calmare la tempesta della mia anima. Continuai tuttavia a vivere tribolata. Mi sembrava che anche Gesù fosse morto, poiché per alcuni mesi non udii più la sua Voce. Quando aumentava l'agonia dell'anima riandavo ai fatti raccontati dal p. Oliveira Dias e prendevo un po' di coraggio da ciò che mi diceva il mio padre spirituale.