MaM
Messaggio del 2 agosto 2013:Cari figli, se solo sapeste, se solo vorreste, in piena fiducia, aprire i vostri cuori, capireste tutto, capireste con quanto amore vi chiamo, con quanto amore desidero cambiarvi, per rendervi felici, con quanto amore desidero rendervi seguaci di mio Figlio e donarvi la pace nella pienezza di mio Figlio. Capireste l’immensa grandezza del mio amore materno, perciò, figli miei, pregate, perché solo attraverso la preghiera cresce la vostra fede e nasce l’amore, amore con il quale anche la croce non sarà più insopportabile perché non la porterete da soli. In unione con mio Figlio, glorificate il nome del Padre Celeste. Pregate, pregate per il dono dell’amore, perché l’amore è l’unica verità, l’amore perdona tutto, serve tutti e vede tutti come fratelli. Figli miei, apostoli miei, grande è la fiducia che il Padre Celeste, attraverso me, la Sua serva, vi ha dato, per aiutare coloro che non lo conoscono, affinché si riappacifichino con Lui, affinché Lo seguano, perciò vi insegno ad amare, perché solo se avrete amore potrete risponderGli. Nuovamente vi invito: amate i vostri pastori, pregate affinché in questo tempo difficile il nome di mio Figlio si glorifichi attraverso la loro guida. Vi ringrazio.

Maria Valtorta - 5 gennaio 1944

Dice Gesù:
   «Quello che hai visto è il beato transito della Madre mia. Sei tanto sfinita e torturata che il mio amore sente il bisogno di versare su te la dolcezza delle visioni. E, per te che devi morire, quale più confortevole di questa?

   La morte delle vittime non è sempre placida come la sera di Maria. Vi sono fra voi quelle che restano sulla croce sino all’ultimo respiro. Ma fosse anche per la durata di quest’ultimo, l’estasi vi accompagna, oltre il dolore, alla pace del cielo. Il dolore è ormai esaurito quando viene la vostra sera, e dai Cieli fluisce su voi la pace, che non vi attende ma vi corre incontro per ricoprirvi del suo balsamo dopo tanto martirio.

   Non temete, voi che vi offrite. Non ci fui che Io, Espiatore per tutto il mondo, che non conobbi conforto nel mio morire. E per aver conosciuto quell’amarezza ho pietà, e ai miei piccoli cristi apro le porte del Cielo per investirli di luce, di gaudio, nei momenti estremi. Non morite, no, voi che avete scelto la croce. Lasciate il dolore per entrare nella gioia. E dato che la gioia del figlio di Dio è possedere Dio, tal gioia vi è data con anticipo sulla morte in una conoscenza di Dio che i vostri occhi vedono prima di chiudersi all’orrore della Terra.

   Abbiate fede in Me. La morte dei miei discepoli è di invidia agli angeli.

   Ti fu già detto[11] dalla Madre mia come al termine dei suoi terreni giorni l’amore aumentasse in Lei come piena che straripa e come incendio che tocca il suo colmo.

   Il vivere di Maria era sempre stato vivere nel Signore. Le vicende e le occupazioni della vita non erano ostacolo alla sua unione con Dio. Vivere, per Lei, era stato orare, orare era stato contemplare. Le sue ore di preghiera erano abissi di adorazione, di carità, perle di inestimabile bellezza nel gran tesoro dei suoi giorni. Ciò che per gli altri è consunzione nell’ardore, per Lei era aumento di vita, e riposare per Lei era non dormire, ma raccogliersi in Dio, nel silenzio delle notti, e amarlo, amarlo con lo spirito rapito mentre la carne abbandonata dall’anima giaceva in attesa del ritorno dello spirito letificato e rinvigorito dall’abbraccio col suo Dio. Ai fiori è nutrimento la rugiada. A Maria era nutrimento la rugiada dell’amore. Se ne cibava come di divina manna.

   Venuta la sua ultima sera, come un giglio stanco che a notte si curva sotto le stelle e chiude il suo occhio di candore, Maria si raccolse sul suo giaciglio e chiuse gli occhi al mondo per raccogliersi in un’ultima contemplazione terrena del suo Dio.

   Curvo sul suo riposo, l’angelo di Maria attendeva trepido che l’urgere dell’estasi separasse per sempre quello spirito dalla Terra, mentre dai Cieli scendeva il dolce comando di Dio: “Vieni, o tutta Bella”, e quella luce angelica splendeva più forte nel suo giubilo santo chiamando dal Cielo altre coorti di luci per l’osanna alla Vincitrice che ascendeva al suo trionfo.

   Curvo sul suo riposo, l’angelo-Giovanni vegliava lui pure la Madre che lo lasciava solo. E quando la vide spenta, vegliò ancora, perché inviolata da sguardi profani rimanesse anche oltre la morte l’Inviolata di Dio che dormiva così placida e bella. Giovanni, al quale la verginità aveva dato dono di sentire i desideri di Maria come l’amore aveva dato modo di comprendere Me come nessun altro mai, non permise manomissione della Benedetta, la cui morte era stata come il trascolorare di un fiore in un candore ancor più puro come è quello di un giglio che s’apre in un’alba d’aprile. Alla sua alba del Cielo.

   La vostra leggenda dice che nell’arca di Maria, riaperta per Tommaso, v’erano unicamente dei fiori. Il sepolcro di Maria non inghiottì la salma. Non vi era la salma di Maria. Maria non è morta. Ella è stata ricongiunta col suo corpo allo spirito che l’aveva preceduta. Invertendo le leggi abituali per cui l’estasi finisce quando lo spirito torna nel corpo, fu il corpo di Maria che ritornò allo spirito dopo una sosta sul letto funerario.

   Tutto è possibile a Dio. Io sono uscito dal sepolcro senza altri aiuti che il mio potere. Maria venne a Me senza conoscere il sepolcro col suo orrore di putredine. È uno dei più fulgidi miracoli di Dio.

   Voi non avete reliquie del corpo e della tomba di Maria perché Maria non ebbe tomba. Il suo Corpo è assunto al Cielo. Là vi aspetta pregando il suo Figlio per voi.»

   Le ho detto come da ieri sera ho visto il sonno della Vergine. Tutta bianca, composta, serena. Le mani congiunte sul petto, la gamba destra leggermente flessa al ginocchio. L’ho vista reclinarsi su quella specie di letto e chiudere gli occhi come uno che si addormenti in una grande pace.

   Dire la grazia dell’atto e dell’aspetto è impossibile. È cosa che riposa e commuove.

[11] detto il 18 dicembre 1943.