MaM
Messaggio del 17 marzo 2010:Cari figli, anche oggi la Madre vi vuole invitare a pregare. Pregate in questo tempo, pregate insieme nelle famiglie. Crescete nella santità delle vostre famiglie. Io prego con voi, io prego per ognuno di voi. Grazie, cari figli, perché anche oggi avete accolto i miei messaggi e vivete i miei messaggi.

Maria Valtorta - Sempre il 13, a sera

Dice Gesù:
   «Parlo a te per tutti, per spiegare gli amorosi rapporti fra Dio e l’anima.

   Non per vano modo di dire sono chiamato “sposo” delle anime vostre. Vi ho sposate con rito di dolore e vi ho dato per dote il mio Sangue, poiché siete così povere, da voi stesse, che sareste state un disdoro per la dimora del Re. Nel Regno del Padre mio non entrano coloro che sono denudati da ogni veste. Io vi ho tessuto la veste nuziale[434] e l’ho tinta di porpora divina per renderla ancora più bella agli occhi del Padre mio; Io vi ho incoronati del mio serto, perché chi regna porta corona, e vi ho dato il mio scettro.

   Veramente ciò avrei voluto darlo a tutte le anime, ma infinite hanno spregiato il mio dono. Hanno preferito le vesti, le corone e gli scettri della Terra, la cui durata è così relativa e la cui efficacia così nulla rispetto alle leggi dello spirito.

   Onori, ricchezze, glorie, Io non le maledico. Dico solo che non sono fine a se stesse, ma sono mezzi per conquistare il vero fine: la vita eterna. Bisogna usarne, se la vostra missione di uomini ve le affida, con cuore e mente pieni di Dio, facendo di queste ricchezze ingiuste non ragione di rovina ma di vittoria.

   Esser poveri di spirito, guadagnare il Cielo con le ricchezze ingiuste: ecco due frasi[435] che capite poco.

   Poveri di spirito vuol dire non avere attaccamento a ciò che è terreno; vuol dire essere liberi e sciolti da ciò che è veste pomposa, come umili pellegrini che vanno verso la mèta godendo degli aiuti che la Provvidenza elargisce. Ma non godendone con superbia e avarizia, ma sibbene come gli uccelli dell’aria, che beccano contenti i granelli che il loro Creatore sparge per i loro piccoli corpi e poi cantano di gratitudine, grati come sono della piumosa veste che li ripara, e di più non cercano, e non si rammaricano con ira se un giorno il cibo è scarso e l’acqua del cielo bagna nidi e penne, ma sperano pazienti in Chi non li può abbandonare.

   Poveri di spirito vuol dire vivere dove Dio vi ha posti, ma coll’animo staccato dalle cose della Terra e unicamente preoccupato di conquistare il Cielo.

   Quanti re, quanti potenti in ricchezze della Terra furono “poveri di spirito” e conquistarono il Cielo, usando la forza per domare l’umano che in loro si agitava verso le glorie labili, e quanti poveri della Terra non sono tali perché, pur non possedendo ricchezze, le hanno anelate con invidia, e molte volte hanno ucciso lo spirito vendendosi a Satana per una borsa di denaro, per una veste di potere, per una tavola sempre imbandita di ciò che serve a formare il cibo per i vermi della putredine della tomba!

   Guadagnare il Cielo con le ricchezze ingiuste vuol dire esercitare carità di ogni forma nelle glorie della Terra.

   Matteo, il pubblicano[436], ha saputo fare delle ricchezze ingiuste scala per penetrare in Cielo. Maria, la peccatrice, ha saputo, rinunciando agli artifizi con cui rendeva più seducente la sua carne e usandoli per i poveri di Cristo, cominciando da Cristo stesso, santificare quelle ricchezze di peccato. Nei secoli, cristiani molti di numero, pochi rispetto alla massa, hanno saputo fare delle ricchezze e del potere la loro arma di santità. Sono quelli che hanno capito Me. Ma sono così pochi!

   La mia veste, la veste che vi dono, è quella che Io ho bagnata col mio Sangue durante l’agonia spirituale, morale e fisica, che va dal Getsemani al Golgota. La mia corona è quella di spine e il mio scettro è la croce.

   Ma chi vuole questi monili di Cristo? Solo i veri amatori miei. E quelli li disposo con rito di alta carità. Quando sarà finito il tempo della Terra, per ogni mio singolo amatore Io verrò, fulgido, ad introdurli nella gloria.

   Verrò, Maria, verrò. Per ora è il tempo del reciproco desiderio. Perché, per quanto Io possa essere presso a te, anche sensibilmente, sono sempre come amante che gira intorno alle muraglie che gli impediscono di penetrare dall’amata. Il tuo spirito si affaccia da ogni spiraglio per vedere Me e getta il suo grido d’amore. Ma la carne lo tiene prigioniero. Se anche Io forzando la carne entro, poiché sono il Padrone del miracolo, sono sempre contatti fugaci e relativi.

   Non posso prenderti con Me. Ucciderei la tua carne, ed essa ha ancora un oggi e un domani di utilità per la causa mia. Ancora tutto non è compiuto del tuo lavoro, e Io solo so quando fermerò per te l’ora terrena che scorre.

   Ma allora verrò. Oh! come, anima che desideri uscire dalla Terra ostile, come ti sembrerà bello il Cielo! E come, confrontandoli coi presenti, ti parranno accesi gli abbracci dell’Amore!
   Tu dici che è cessata per te l’ansia per le vicissitudini che potevano, in questi tempi di sventura, turbare gli ultimi giorni della mamma tua, e che ciò mette nel tuo soffrire di orfana una vena di pace. Ma pensa quando potrai dire a te stessa che è cessata per te ogni ansia e ogni pericolo e nulla più potrà separarti dal tuo Signore!

   Ama con un superamento di forze, poiché Io ti ho amata e ti amo con un superamento di misura.

   La mia Carità ti ha lavata e vestita per non vedere la tua nudità su cui erano molte ombre di polvere umana. Tutto la mia Carità ha predisposto per il tuo bene immortale.

   Agli occhi del mondo può apparire che la mia mano si sia aggravata su te. Ma il mondo è uno stolto che non sa vedere le verità soprannaturali.

   Tu sei stata sempre amata di un amore di predilezione da Me. Come giardiniere che ha creato un nuovo fiore da un ruvido arbusto sino allora privo di corolle e ne è geloso come di un tesoro, Io ho vegliato e veglio su di te. Mi hai detto che sono di una prepotenza gelosa. È ciò che faccio coi prediletti che serbo a Me soltanto.

   E se ho fatto il deserto intorno a te, è perché ho voluto metterti nella condizione di non avere altro luogo di attrazione che non sia il Cielo. Là, nell’altra vita, è tutto ciò che amasti con tanta forza umana. Ora più niente hai sulla Terra e sei come un uccello imprigionato che, attraverso le sbarre della gabbia, guarda il cielo dove i suoi compagni sono liberi e felici, e sta presso la porticciola in attesa che venga socchiusa per prendere il volo.

   Verrò, sta’ certa. Anche la nostalgia presente serve ad ornare il tuo diadema. Sii costante e paziente. Come un bimbo che sa la mamma vicina, riposa senz’ansie sull’amore del tuo Gesù. Egli non ti perde di vista, non ti lascia, non ti dimentica. Ha più ansia di te di pronunciare la parola che libera lo spirito e lo introduce nel Regno. Dopo tanto gelo, dopo tanto spogliamento, dopo tanto pianto, verrò per darti il mio Sole, per rivestirti di fiori eterni, per asciugare ogni tuo pianto.

   Tu che hai avuto una visione[437] della Luce che empie i Cieli, pensa cosa sarà entrare in essa, presa per mano dal tuo Re. Se uno spiraglio socchiuso appena su quel Regno di Luce e appena intravisto permane in te con un ricordo che ti empie di letizia, pensa cosa sarà quando la Luce sarà il tuo possesso. Allora, e non più con le limitazioni di ora, Io vivrò in te e tu in Me, e come la sposa del Cantico potrai dire[438] che il tuo Gesù è tuo e tu di Lui.

   Per ora chiamami con ogni tuo affetto. Se son presso non conta. Amo sentirmi chiamare e più sono chiamato e più presto vengo, perché non so resistere alla voce dell’amore.

   Prima che venga la sera dell’età verrò. Non ritornerò, perché sei tu che sei tornata a Me e non Io a te, che non ho mai lasciata. Verrò. Me ne stavo come un povero nell’ombra attendendo che tu mi dessi il cuore, me ne aprissi la porta e mi facessi entrare da Re e Sposo in te. Ma ora verrò. Verrò per gli sponsali. Sta per cessare il tempo del fidanzamento mortale e per iniziarsi il rito delle nozze eterne.

   Pochi ritocchi ancora ho da darti, o mia vigna[439], per farti bella del tutto agli occhi miei. Non gemere se le cesoie fanno male. Quando è tempo di potare è segno che è primavera. E nel tempo di primavera verrò perché è il tempo degli amori. L’anima entra nella primavera quando per lei cessa l’inverno mortale e comincia la letizia nel giardino di Dio.»