Corsi alla mattina a fare la santa comunione, ma non potei parlare
nulla, stetti sempre in silenzio: il dolor del capo me lo impediva. Dio
mio, quanto manco in questa cosa! Gesù per me non risparmiò nulla, ed
io invece per non patire non faccio, se mi riesce, il più piccolo
movimento. Che ne dirai, mio Gesù, di questa svogliatezza e cattiva
volontà? Tutta la mattina non feci che riposarmi. Venne il giorno, e
nessuna fatica provai a volarmene con Gesù: mi levò le spine, mi
dimandò se avessi sofferto tanto. « O mio Gesù », esclamai, «il
soffrire mi comincia ora, poiché tu ti allontani. Ieri e oggi, ho
sempre goduto tanto, perché mi sentivo vicina a te; ma da ora, fino che
tu non ritornerai, sì davvero che sarà soffrire continuo». Mi
raccomandavo: «Vieni, mio Gesù, vieni più spesso: sarò buona, obbedirò
sempre a tutti. Contentami, Gesù». Soffrivo, mentre così parlavo,
perché Gesù a poco a poco mi veniva a mancare.
Infine dopo breve tempo, mi lasciò sola, e di nuovo nel solito
abbandono. Verso sera andai a confessarmi, e il confessore, credendo
che non mi sentissi bene, perché avevo un po' sofferto, mi comandò di
andare a letto, subito che fossi andata in camera, e mi comandò pure di
dormire, senza parlare col mio angelo custode (perché alle volte si
parla ore intere), e che dormissi.
Ci andai al letto, ma non potevo prender sonno, dalla curiosità che
avevo: volevo dimandare all'angelo custode tante cose, e aspettavo che
lui stesso me lo dicesse, ma che! ... Mi disse più volte che dormissi.
Alla fine mi addormentai.