Subito tornata, ho guardato e, curiosa!, la lettera non ci era più.
Dico curiosa, perché lo sento dire da altri che è una cosa strana; a me
non mi sembra però. L'angelo custode poi mi ha dimandato se ci
occorresse risposta. Io ho riso. « E altro », gli ho detto, « se ci
occorre! ». « Ebbene », ha soggiunto, «fino a sabato non puoi averla».
Pazienza dunque fino a sabato.
Intanto eccomi al giovedì sera. O Dio! Tutti i miei peccati mi si
presentano davanti. Che enormità! Sì, sappiatelo tutti: la mia vita
fino ad ora è stata una continua serie di peccati. Sempre la vedo la
gran quantità di essi, e la malizia riconosco con cui li ho commessi,
ma specialmente nell'avvicinarsi del giovedì sera: in una maniera sì
spaventosa mi compariscono davanti, che divento vergognosa a me stessa
e insoffribile a me medesima.
Allora, massime in quella sera, proponimenti, pentimenti, sono di
continuo; ma tutte cose che poi non mantengo e torno al solito. Un po'
di forza, un po' di coraggio mi viene quando sento che Gesù in
quell'ora mi mette la corona delle spine e mi fa soffrire fino alla
sera del venerdì; perché ciò offerisco per le anime peccatrici, in modo particolare per la mia.
Così avvenne ieri sera giovedì; mi sembrò che Gesù facesse, come era
solito in quella sera: mi posò le spine sul mio capo, cagione di tante
pene al mio caro Gesù, e me la lasciò per più ore. Mi fece un po'
soffrire, ma che dico soffrire, godere. È un godere quel soffrire.
Quanto era afflitto! E la cagione: per tanti peccati che si commettono,
e per tante anime ingrate, che lui tanto benefica, e poi riceve tutto
al contrario. Di questa ingratitudine quanto mi sento colpevole io
stessa! Al certo Gesù avrà detto di me.
Finita l'ora dell'obbedienza, il mio angelo custode mi avvisò; che
fare? Gesù si tratteneva ancora, ma ben vedeva l'imbarazzo in cui mi
trovava. Mi ricordò l'obbedienza, e per obbedire dovevo mandar via
Gesù, perché l'ora era trascorsa. « Via », mi disse Gesù, « dammi un
segno fin da ora che sempre obbedirai». Allora esclamai: «Gesù, va'
pure, ch'ora più non ti voglio». E Gesù sorridendo mi benedì, insieme a
tutti i membri del Sacro Collegio, e raccomandandomi all'angelo
custode, mi lasciò sì contenta da non potermi esprimere.
Son solita in quella notte di non poter dormire, perché sto unita con
Gesù, in unione più stretta del solito, e poi anche perché mi sembra
che mi dolga un po' il capo; vegliai insieme al mio caro angelo.