Ieri l'angelo custode mi avvisò che nel corso della giornata doveva
venire Gesù; mi gridò, mi chiamò superba, ma poi ci rimettemmo ben
presto. Non ci pensai più alla visita di Gesù, perché non ci credevo;
ma nel mettermi a fare le preghiere della sera mi sentii raccogliere
con Gesù, che mi fece subito un dolce rimprovero, dicendomi: « Gemma,
non mi vuoi più? ». « O Dio mio, Dio mio », gli risposi, « come non ti
cerco? Ti desidero da per tutto, ti voglio, ti cerco sempre, bramo te
solo».
Ma mi venne in mente subito di dimandargli: «Ma, Gesù, sei venuto
stasera, e allora non verrai dimani sera». Mi promise di sì. Ma il
confessore mi ha detto che ne sarà responsabile la mia coscienza, se
soffrissi e non mi sentissi bene; se mi sento bene, la stessa ora posso
soffrire con Gesù; se no Gesù venga pure, ma senza farmi soffrire; mi
trattenga con lui e lo compatisca, e faccia parte con lui a quella
mortale tristezza che patì nell'Orto degli olivi. In ogni modo obbedirò.
Mi parlò pure Gesù, senza che io ne parlassi, dell'anima santa della
signora Giuseppina Imperiali. «O quanto mi è cara! », ripeteva Gesù.
«Vedi», soggiungeva, «essa soffre tanto, non ha un minuto di tregua.
Felice lei! ». Mi lasciò, come è solito, in una consolazione
inesprimibile.
Per grazia di Gesù e per sua infinita misericordia l'angelo custode non
un minuto secondo mi abbandona. Ieri ne vidi più degli angeli: il mio
mi assisté continuamente, e ne vidi un altro pure di un'altra persona,
e qui non occorre certo che descriva i più minuti particolari: se
l'obbedienza lo volesse, sarei pronta, ma per ora... basta... A un caso
me ne ricorderò.