Mi disse la sera avanti l'angelo custode che mi avrebbe fatto tenere le spine nel capo fino alle cinque del venerdì: fu vero, poiché verso quell'ora cominciai un po' a raccogliermi; mi nascosi in chiesa dei Francescani e lì Gesù me la venne di nuovo a togliere; fui sempre sola. Quanto mi mostrò di volermi bene! Mi animò di nuovo a soffrire e mi lasciò in un mare di consolazione.
Bisogna però che dica che tante volte, ma in particolare il giovedì sera, mi prende tanta una tristezza tale, al pensiero di aver commessi tanti peccati, tutti mi ritornano alla mente, che mi vergogno di me stessa, e mi affligge tanto tanto. Ieri sera pure, poche ore prima, mi venne questa vergogna, questo dispiacere, e trovo solo un po' di quiete in quel po' di patire che Gesù mi manda, offrendolo prima per i peccatori, e in particolare per me, e poi per le anime del purgatorio.
Quante consolazioni che mi dà Gesù! In quanti modi mi mostra di volermi bene! Son già tutte cose della mia testa; ma se obbedisco, Gesù non permetterà che mi abbia ad ingannare. Giovedì sera mi promise che in questi giorni, che la signora Cecilia non c'era non mi avrebbe mai fatta lasciare dall'angelo custode. Me lo dette ieri sera, e non mi ha più lasciato un momento.
Questa cosa l'ho osservata parecchie volte, e non ne ho parlato neppure col confessore, ma oggi glielo dico subito. Se sono con altre persone, l'angelo custode non mi lascia mai; quando sono con lei invece, subito mi lascia (voglio dire che non mi si fa più vedere, se non che per darmi qualche avvertimento); così pure è accaduto oggi: non mai un minuto si è partito d'accanto a me; se devo parlare, pregare, fare qualche cosa, me l'accenna lui. Gesù voglia che non mi abbia ad ingannare.
Questa cosa mi meraviglia assai, e mi ha costrinta a dimandargli: «In che maniera, quando c'è con me la signora Cecilia, non ci stai mai? ». Mi ha risposto così: « Nissuna persona, al di fuori di lei, sa fare le mie veci. Povera bambina», soggiungeva, « sei così piccina, che ti abbisogna sempre la guida! Ora te la farò io, non temere; ma obbedisci, veh, perché faccio presto...
Sono andata a confessarmi; ho detto la cosa al confessore (glielo avevo [anche] scritto); mi ha spiegato ciò che io non capivo, ma ora ho capito tutto.