Il 3 giugno il “Pellegrino” così
scrisse: La trovai indescrivibilmente martirizzata. Stanotte ella ha
sofferto indescrivibili miserie, perché ha visto anche molti
bisogni individuali di persone le quali si raccomandano alla sua
preghiera. Nelle condizioni in cui si trova può parlare solo
poco e mi prega di rivolgere le orazioni a due casi urgenti di grande
bisogno: il primo riguarda una famiglia in campagna per la quale ha
preoccupazioni e paura a causa di una disgrazia incombente. L’altra
riguarderebbe l’indigenza e le preoccupazioni incombenti su una
famiglia in città a causa dei peccati. Queste cose le
sarebbero state raccomandate in modo particolare”. La domenica
dell’ottava di Pentecoste, il “Pellegrino” la
trovò, come la sera della vigilia della festa, in uno stato di
spossatezza ancora più grande a causa dei singoli peccatori e
per le mancanze ed i bisogni della Chiesa. Disse: “Trascorro le
notti in indescrivibili pene, poiché prendo sempre più
coscienza dei mali e delle sofferenze dell’umanità. I
miei dolori si interrompono solo quando posso avere contatto con le
immagini dei singoli sofferenti e indigenti; essi si raccomandano
alle mie preghiere e vogliono mostrarmi il loro bisogno
avvicinandosi, con visite quotidiane, al mio 1etto. Appariva molto
affaticata da queste pene, e più tardi così
raccontò:
‘Mi trovai in una grande chiesa, vidi il
banco della comunione che era indescrivibilmente grande; fuori
c’erano molte case e palazzi; preti e laici uscivano dalle case
chiamando la gente a raccolta per la distribuzione del Sacramento;
dappertutto vidi scene di vita mondana: in una casa dei giovani
scherzavano e amoreggiavano; altre persone discorrevano molto e
animosamente, senza enso, ecc. Poi vidi servi uscire nella strada per
invitare tutti gli storpi, poveri, paralitici e ciechi a rientrare.
Molti di tali storpi entrarono nelle case, i ciechi venivano guidati
ed i paralitici portati da quelli che pregavano per loro. Riconobbi
alcuni miei conoscenti tra questi storpi e ciechi, ma li conosco,
nelle condizioni di veglia, in buona salute. Infatti domandai ad un
cieco che conoscevo come gli era accaduta quella disgrazia, poiché
lo sapevo sano. Ma egli non volle credere alla sua cecità.
Incontrai anche una donna, che avevo conosciuto quand’era
giovane e da allora non l’avevo più vista, adesso la
vedevo storpia e le domandai se avesse ricevuto quell’infermità
negli ultimi tempi, ma anch’essa era convinta di stare
bene.
Nel pomeriggio la suora Emmerich esortò, con un
ammonimento interiore, un cittadino ad usare dolcezza nei confronti
di sua moglie che aveva maltrattato. Egli pianse molto pentito e
vicino a lui c’era la moglie e anche i bambini che mantenendosi
attaccati alla gonna della madre, la ringraziarono. Poi la veggente
cadde di nuovo nei suoi dolori spirituali e tutto il corpo fu
investito da un forte tremore. Il suo dito medio si curvò di
nuovo e le sue piaghe si arrossirono, mentre il suo viso era rimasto
ancora chiaro e amichevole, pieno di gioia di soffrire con Gesù.
Si notava però che il suo dolore era veramente forte e
crescente. Nel profondo dell’estasi disse che il momento era
molto difficile e sarebbe andata verso oriente, nel giardino di
prima, e all’albero dei fichi avrebbe goduto il sapore di uno
di questi. Poi aggiunse che essa aveva ancora quattro aiole da
coltivare (quattro giorni dell’ottava), prima di finire il suo
lavoro, notò bene che presso la fontana del giardino si
sarebbe trovato anche un rosaio pieno di grosse spine. Chiara da
Montefalco, che aveva sofferto come lei, le sarebbe stata inviata dal
suo Ordine per aiutarla a preparare il giardino in modo da terminare
il suo lavoro. La veggente non possedeva le reliquie di questa Santa.
Mentre la sofferenza cresceva il “Pellegrino” le
sussurrò: I quattro giorni sono passati.
Queste sofferenze
continuarono senza pausa fino alla sera del 7 giugno. Le medesime non
consistevano in dolori localizzati bensì di un martirio che
passava per tutte le ossa e i nervi. Le conseguenti e profonde
essudorazioni provocavano raffreddandosi, abbondanti emottisi. La
lingua si era da lungo tempo incurvata e contratta, ritirandosi nella
faringe. Chiara da Montefalco accompagnò la mistica suora
costantemente durante il lavoro nel giardino spirituale.
All’alba la pia suora richiamava alla mente con nostalgia le
esperienze interiori trascorse nella notte, nonostante le pene che
come fulmini, grandine, tempeste di neve e incendi fossero
precipitate e precipitassero sul suo corpo e le sue ossa. Questi
dolori ponevano la sua pazienza alla più dura prova. Il 5
luglio ebbe una visione di san Bonifacio: Ero in una chiesa in
adorazione davanti al Santissimo Sacramento, al centro si trovavano
scalini, sul più alto c’era il santo vescovo Bonifacio
mentre gli altri erano occupati da persone di ogni età e
sesso. Tutti erano vestiti con indumenti antichi e pelli. Ascoltavano
il vescovo innocentemente e con la più grande attenzione; in
quel momento vidi scendere la luce dello Spirito Santo su Bonifacio,
e piovere sulla gente raggi di differenti dimensioni.
Bonifacio
era un uomo forte e ripieno del più grande entusiasmo.
Egli
spiegò come il Signore, nei primi tempi, scelse i suoi e
profuse in loro la sua grazia e lo Spirito Santo; così,
animati e irradiati, avrebbero dovuto rendere partecipi gli altri
uomini ad accogliere le grazie cristiane, in quanto queste sarebbero
date ad ognuno affinché si trasformassero in uno strumento
della comunità di Dio. Ad ognuno di questi membri viene data
la forza e la capacità di agire non solo per sé ma per
tutto il Corpo mistico della Chiesa. Il Signore dà a tutti i
figli la sua grazia e chi non contribuisce a farla fruttificare, sia
nei propri confronti che negli altri, cadrà in perdizione e
sarà considerato ladro della comunità. Perciò il
compito di ogni cristiano dovrebbe essere quello di vedere in ognuno
l’amore, o di stimolare in ognuno questa ricerca, e sentirsi
membro di un Corpo solo, uno strumento dello Spirito Santo scelto dal
Signore. I genitori dovrebbero particolarmente contemplare e favorire
questa ricerca nei bambini ed osservare in quale direzione siano
stati destinati dal Signore per il suo Corpo e per la Chiesa, quali
oggetti di Dio. Questa contemplazione che dovrebbero fare i genitori
serve per lo sviluppo del mondo; il contrario è solo un danno
e una rapina alla comunità.
Ricevetti ancora la consapevolezza che, nonostante la cattiveria
degli uomini e il decadimento della religione, in nessun tempo la
Chiesa sia venuta meno del fervore di membri attivi che hanno pregato
lo Spirito Santo per le mancanze di tutta la comunità, e
abbiano saputo soffrire per l’amore. In alcuni tempi tali
membri operarono in segreto ed anche oggi ne sarebbe il caso. Vidi in
molte direzioni singole figure di devoti, mistici, oranti, studiosi e
sofferenti, i quali lavoravano per la Chiesa in silenzio e in
segreto. Queste immagini mi davano gioia e mi incoraggiavano a
sopportare meglio i miei dolori. Vidi anche in una grande città
sul mare, verso meridione, un monaca ammalata nella casa di un’attiva
vedova religiosa. Questa mi venne mostrata come una persona scelta da
Dio per soffrire per la Chiesa e tutte le necessità della
medesima, vidi che aveva le stimmate e nessuno lo sapeva. Aveva un
aspetto sfinito e dimagrito ed era giunta presso la vedova da un
altro luogo. La vedova divideva tutto con lei e altri preti. Il modo
in cui la gente comune della città praticava la devozione non
mi piaceva; le persone praticavano molte devozioni esteriori e dietro
celavano tutte le dissolutezze. Lontano da questo luogo, più
verso occidente, in un convento antico vidi un debole frate laico che
poteva solo muoversi un po nel salotto. Mi venne mostrato come un
oggetto espiarono, per mezzo della preghiera e della sofferenza, per
gli altri e la Chiesa. Vidi tanta gente, sopratutto malati e poveri,
trovare in costui sollievo e aiuto. Mi venne detto che tali oggetti
della Chiesa di Dio, non mancano e non sono mai mancati alla
medesima, e che questi sarebbero posti dalla divina Provvidenza
sempre accanto alla corruzione, per una legge di equilibrio’.