Nelle occasioni delle celebrazioni festive, Anna Katharina Emmerich con il suo compito espiatorio, veniva guidata nei suoi viaggi spirituali dal suo Angelo in diverse chiese della sua patria e dappertutto fino ai confini del globo terrestre del cattolicesimo. Essa doveva espiare, con la sofferenza e la preghiera, le ingiustizie che venivano compiute a causa della tiepidezza e l’indifferenza dei cristiani di questi luoghi. Tale indifferenza arreca un grave e permanente danno ai “Sacramenti dell’amore”. Appena Anna Katharina iniziò a rendersi conto di quest’espiazione fu assalita senza interruzioni dalle più penose malattie e sofferenze corporali.
La prima comunicazione che il “pellegrino”
ebbe da Anna Katharina, riguardava la festa del Corpus Domini del
1819. Questo il racconto della pia veggente: ‘Ho trascorso
tutta la notte con persone afflitte e miserabili, alcune di queste
erano di mia conoscenza, si muovevano in circolo, l’una dietro
l’altra, e hanno pregato Dio. Erano tutti quelli che non
possono avvicinarsi, con il cuore leggero e gioioso, al sacro
Sacramento. Vidi solo le loro sofferenze, li ricevetti e li portai
sulle mia spalla destra. Era un fardello così pesante, che la
mia parte destra tendeva ad accasciarsi quasi tutta al suolo.
Accettai, come potevo, l’intera sofferenza o una parte di tutti
quanti. Vidi gli uomini con i cartelli sul petto e riconobbi,
leggendo sui medesimi, le sofferenze di ognuno. Questi cartelli,
dov’erano le immagini delle sofferenze, le potei estrarre dal
petto come se fossero state impresse su un rotolo. Si ammucchiò
moltissima carta. Presi anche le mie proprie sofferenze, le quali
erano larghe quanto un palmo della mano, tutte simbolizzate come una
lunga cintura con righe rosse: unii tutti i rotoli insieme, li piegai
a metà e li legai, avvolgendo intorno a questo grosso e
pesante pacco entrambi gli estremi della cintura delle mie sofferenze
sulla croce. I rotoli avevano colori differenti secondo le sofferenze
di ognuno. Riflettendoci potevo riconoscere i colori di alcuni
conoscenti. Presi il pacco sulle mie spalle e visitai il Santissimo
Sacramento per offrirGli le sofferenze della povera gente che non
riconosce, nella propria cecità, il suo indicibile tesoro di
sollievo salvifico. Dapprima giunsi in una cappella disadorna e
incompleta, ma Dio era ben presente sull’altare e Gli offrii il
fardello pregando il Santissimo Sacramento. Mi sembrò come se
questa cappella fosse divenuta la fonte della mia energia, fino al
punto che il peso del fardello si alleggerì e lo portai
volentieri sulla mia spalla destra, pensando al peso enorme della
Croce che ha premuto sulla spalla del nostro Signore e delle sue
Piaghe. Ho visto spesso questa Piaga: è la più dolorosa
di tutto il suo santo corpo. Giunsi in un posto dov’era una
processione e vidi in altri luoghi anche altre processioni, alle
quali mi unii. Potei notare che i partecipanti a queste processioni
portavano anche sofferenze simili a quelle che io portavo nel mio
pacco. Con mia meraviglia vidi fuoriuscire dalla loro bocca, durante
il canto, gli stessi colori che avevano i rotoli che portavo in loro
vece. Vidi il Santissimo Sacramento sollevato in aria e portato da
Angeli e spiriti, avvolto da un grande splendore e maestà, che
ora aveva assunto la figura di un fanciullino splendente. Io pregai e
offrii il mio fardello. La processione principale alla quale io mi
ero unita entrò in una chiesa cinta da un cimitero o un
giardino. Ebbi la sensazione che questa chiesa fosse sospesa in aria.
Intorno alla medesima si trovavano tutte le specie di fiori rari che
sono solitamente sulle tombe, gigli, rose bianche e rosse e astranzie
bianche. Dalla parte orientale di questa chiesa apparve in una luce
maestosa una figura sacerdotale, sembrava il Signore. Presto fu
circondato da dodici uomini dall’aureola luminosa e intorno a
questi apparvero molti altri. lo potevo ben vedere tutto. Adesso
usciva dalla bocca del Signore un piccolo corpo splendente, prima
diveniva grande e poi di nuovo si rirnpiccioliva, era una figura di
bambino piena di splendore, che andò prima nella bocca dei
dodici e poi passò in quella degli altri.
Tale scena
non era proprio l’immagine storica del giovedì santo,
come già avevo visto quando il Signore sedeva al tavolo con
gli Apostoli, ma nel complesso mi ricordò questa. Tutti erano
raggianti e si teneva un Ufficio divino in occasione di una
celebrazione religiosa. La chiesa era gremita di persone che sedevano
oppure stavano in piedi o si libravano nell’aria. Alcuni per
poter assistere alla funzione venivano innalzati l’uno sopra
l’altro su sedie, in modo che tutti avrebbero potuto vedere.
Poi vidi una forma apparire nelle mani del Signore; era illuminata da
un piccolo corpo splendente che usciva dalla bocca di Gesù.
Alla fine, tale forma, prese un preciso aspetto contornato di
splendore spirituale: era il santo Sacramento dell’altare,
messo in mostra come oggetto di devozione. Il Signore continuamente
dice la sua parola di vita attraverso il medesimo, e il corpo di luce
passa dalla sua bocca a tutti i presenti. Io posai a terra per un pò
il mio pacco, per ricevere il sacro Sacramento, e quando lo ripresi
vidi un gruppo di persone con altri pacchi sporcissimi, che non volli
sapere di accogliere. Mi fu detto che questi dovevano essere puniti
severamente e poi indirizzati alla penitenza. Non ebbi compassione e
andai via. Vidi quella cappella in montagna, dove mi riposai con il
mio pacco e dove avevo visto da bambina il primo altare e il
tabernacolo dei cristiani. Compresi il significato che aveva il
Sacramento nel tempo delle persecuzioni. Il cimitero che prima avevo
visto stava a significare che gli altari dei sacrifici incruenti si
trovavano sulle tombe dei Martiri e che in seguito anche le chiese
vennero costruite dove si trovavano tali altari. Vidi la Chiesa nella
natura celeste e spirituale e il culto di adorazione del Sacramento,
come tesoro della medesima, direttamente celebrato da Gesù. Mi
apparvero le celebrazioni delle ricorrenze dei cristiani primitivi,
di quelli attuali e di quelli futuri e il loro risveglio con il
rinnovamento nella Chiesa. Alla festa di sant’Isidoro “il
contadino” (15 maggio), mi fu mostrato chiaramente l’effetto
della lettura della Messa e del suo ascolto, e mi fu detto che per
fortuna tante Messe, anche se lette da preti ignoranti e indegni,
allontanano i pericoli, le punizioni, le tribolazioni e tutte le
tendenze istintive degli uomini. Molti preti non hanno la giusta
percezione e la conoscenza dell’azione liturgica del santissimo
Sacrificio, perché se l’avessero, non potrebbero più
celebrarla dallo sgomento. Mi apparve chiaro, allora, in tutta la sua
dimensione, il significato della meravigliosa benedizione che si
ottiene con l’ascolto della Messa e in qua! modo un fedele reca
in casa tutto il bene ditale benedizione. Vidi quante benedizioni si
ottengono tramite l’ascolto della Messa, e come gli errori che
vengono commessi nella stessa sono rimediati grazie all’aiuto
soprannaturale. L’anno successivo essa iniziò prima
della festa di Pentecoste, nella novena, un sacrificio devozionale
espiatorio per il Santissimo Sacramento. Questo compito espiatorio
richiese alla martire terribili pene che durarono più
settimane, portandola fino alle soglie della morte. Era accompagnata
dai Santi del giorno e particolarmente da quelle anime benedette che
nei tempi passati avevano assunto gli stessi compiti di sofferenze al
pari di lei. ‘lo l’ho trovata informò il
“pellegrino” oggi (17 maggio 1820), in lacrime. La
Sòntgen’ voleva portarle alcune donne estranee che lei
però non potette accogliere. Pianse profondamente, dicendo:
“Io voglio morire in ogni momento per le miserie umane”,
e si lamentò: “Eppure non mi si lascia in pace”.
La sua malattia era divenuta insopportabile. La veggente aveva i
dolori più forti e trafitture nel fianco; in aggiunta si
struggeva per il Santissimo Sacramento; era indescrivibilmente
afflitta e inondata dalle lacrime. La sofferenza aveva investito
nella stessa misura sia il corpo che l’animo. Si trovava in
condizioni pietose. Supplicò la bambina (sua nipote) di
pregare per lei e dire tre Pater affinché Dio le donasse la
forza di vivere, se così fosse giusto. La bambina pregò
ed Anna Katharina insieme a lei, poi si tranquillizzò.