Visioni del 7
Ottobre.Ho fatto un lungo viaggio, continuando la mia missione, e fui
a Roma nelle catacombe. Partecipai alla vita di un martire che viveva
nelle catacombe in segreto con altri, e aveva convertito molti. Era
stato da Tecla recentemente. Ho dimenticato il suo nome. Già
da ragazzo si recava nelle catacombe e nelle carceri con le pie donne
per recar conforto ai cristiani. Visse per un certo tempo nascosto in
un eremo. Più tardi soffrì un grande martirio e infine
fu decapitato; egli stesso portò il suo capo via non ricordo
più precisamente la storia. Mi vidi in un sotterraneo, forse
le catacombe, con Francesca Romana e questo martire, il pavimento era
pieno di fiori grazie alla fioritura dei dolori dei martiri. Erano
fiorite particolarmente molte belle rose bianche ed io ne vidi una
particolarmente che si posò sul mio petto (era la reliquia di
questo santo martire). Fui ancora in molti luoghi, vidi innumerevoli
fiori che simboleggiano i forti dolori dei martiri, li colsi e mi
decisi di prenderli su di me per servire gli attuali bisogni
emergenti della Chiesa.
Quando, con Francesca e il santo martire, giunsi a Roma, vedemmo
un grande palazzo (il Vaticano), avvolto nelle fiamme. Fui molto
turbata, nessuno tentava di spegnere quell’incendio ed ebbi
l'impressione che gli abitanti volessero forse essere bruciati,
perché nessuno tentava di domare le fiamme. Appena ci
avvicinammo il fuoco scemò fino a spegnersi. Potemmo vedere il
palazzo bruciato e annerito dalle fiamme. Entrammo ed attraversammo
molte sale meravigliose. Giungemmo fino al Papa che sedeva su una
grande sedia, era malatissimo ed aveva perduto i sensi. Non poteva
più muoversi. Davanti alle porte alcune persone andavano
avanti e indietro. I religiosi che lo circondavano più da
vicino non mi piacevano, apparivano essere falsi e tiepidi. I devoti
semplici e fedeli si trovavano nella parte più lontana del
palazzo. Parlai a lungo con lui e mi sembrò che la mia
presenza in quel luogo fosse necessaria. Parlai al Papa dei vescovi
che sarebbero stati insediati, e gli parlai pure del pericolo di
lasciare Roma. Secondo me non avrebbe dovuto farlo altrimenti, senza
la sua presenza in città, tutto sarebbe caduto nella
confusione. Egli però era persuaso di lasciare la città
e mi rispose che questo pericolo non poteva essere evitato, doveva
andar via per salvare molti e salvarsi. Francesca parlò ancora
a lungo con lui. Io ero molto debole e sfinita, i miei accompagnatori
mi sorressero. Roma si trovava in una condizione miserabile, la più
piccola scintilla poteva provocare il più grande incendio.
Vidi poi la Sicilia avvolta nelle tenebre e tutta la gente fuggire
via’.
Un’altra volta, in stato di estasi, la pia suora Emmerich si
lamentò a voce alta: Vidi la Chiesa solitaria, interamente
abbandonata, Sembrava che tutti fossero scappati via. Imperava la
disarmonia più completa. Dappertutto vidi grandi difficoltà
e odio, tradimenti e amarezze, inquietudini e cecità piena. Da
un gruppo sinistro vennero inviati messaggeri per dare intorno una
notizia spiacevole che provocò odio e rabbia nel cuore degli
ascoltatori. Io pregai diligentemente per quegli oppressi. Vidi delle
luci illuminare i luoghi dove i singoli pregavano, sugli altri invece
calare le tenebre oscure. La condizione si presentava in modo
terribile. Ho supplicato la compassione di Dio per quegli uomini e
quella città. O città, città (Roma), quali
minacce! La tempesta è vicina. Fai attenzione! Ma io spero che
tu resterai salda.