MaM
Messaggio del 2 aprile 2008:“Cari figli, anche oggi mentre sono con voi nel grande amore di Dio desidero chiedervi: voi siete con me? Il vostro cuore è aperto per me? Permettete che io lo purifichi col mio amore e lo prepari per mio Figlio? Figli miei, siete scelti perché nel vostro tempo una grande grazia di Dio è scesa sulla terra. Non esitate, accoglietela. Vi ringrazio”. La Gospa ha benedetto tutti i presenti e tutti gli oggetti sacri. Quando se n’è andata dopo di Lei c’è stata una bellissima e calda luce di colore celeste.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 36-43 Dicembre 8, 1938 Come l’Umanità di Nostro Signore serviva di velo alla sua Divinità e ai prodigi del Voler Divino. Come tutte le cose create e la stessa creatura sono veli che nascondono la Divinità. L’immacolato Concepimento, rinascita di tutti.

(1) Il volo nel Volere Divino continua, mi pare che in tutte le cose, naturali e spirituali si fa trovare, e con un amore indescrivibile dice: “Sono qui, facciamo insieme, non fare da sola, senza di Me non sapresti fare come faccio Io, ed Io resterei col dolore d’essere stato messo da parte, e tu resteresti col dolore di non avere nei tuoi atti il valore d’un atto di una Volontà Divina. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesú, ripetendomi la sua breve visitina, tutto bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, la mia Santissima Umanità fu la depositaria della mia Divina Volontà. Non ci fu atto piccolo o grande, fino il respiro, il moto, che la mia Umanità, facendosi velo, non nascondeva in tutto il mio Fiat Divino, anzi, Io non avrei saputo respirare né muovermi, se non lo avessi racchiuso in Me; sicché la mia Umanità mi servì di velo per nascondere la mia Divinità ed il grande prodigio dell’operato del mio Volere in tutti gli atti miei. Se ciò non fosse stato, nessuno avrebbe potuto avvicinarsi a Me, la mia Maestà, la luce sfolgorante della mia Divinità, li avrebbe eclissato e atterrato, e tutti sarebbero fuggiti da Me; chi mai avrebbe ardito di darmi la più piccola pena? Ma Io amavo la creatura e non venni in terra per fare sfoggio della mia Divinità, ma del mio Amore, e perciò volli nascondermi dentro il velo della mia Umanità, per affratellarmi con l’uomo e fare ciò che faceva lui, fino a farmi dare pene inaudite e la stessa morte. Ora, chi si unisce con la mia Umanità in tutti i suoi atti, nelle sue pene, col voler trovare la mia Volontà per farla sua, rompe il velo della mia Umanità e trova negli atti miei il frutto, la Vita, i prodigi che Essa fece in Me e riceve come vita sua ciò che feci in Me, e la mia Umanità le servirà di aiuto, di guida, le farà da maestra di come vivere in Essa, in modo che Io terrò in terra Me stesso, che continuerà a farmi da velo per nascondere ciò che vuol fare la mia Volontà. Invece, se mi cercheranno senza del mio Volere, troveranno solo il mio velo, ma non troveranno la Vita del mio Volere, il quale non potrà produrre i prodigi che operò nel nascondimento della mia Umanità. E’ sempre la mia Volontà che sa nascondere nella creatura i prodigi più grandi, i soli più fulgidi, le meraviglie non mai viste, e quante mie Umanità viventi avrei tenuto sulla terra, ma, ahimè! le cerco e non le trovo, perché non vi è chi cerca con tutta fermezza la mia Volontà”.

(3) Il caro Gesú ha fatto silenzio, ed io sono rimasta a pensare a ciò che mi aveva detto e toccavo con mano che tutto ciò che Gesú aveva fatto, detto e sofferto, erano portatrici del Volere Divino, e riprendendo il suo dire ha soggiunto:

(4) “Figlia mia buona, non solo la mia Umanità nascondeva in modo più speciale la mia Divinità e Volontà, ma tutte le cose create, e la stessa creatura sono velo che nasconde la nostra Divinità e Volontà adorabile. Il cielo è velo che nasconde la nostra Divinità immensa, fermezza ed immutabilità, e la molteplicità delle stelle, i molteplici effetti che possiede la nostra immensità, fermezza ed immutabilità. Oh! se l’uomo potesse vedere sotto quella volta azzurra la nostra Divinità svelata, senza i veli di quell’azzurro che ci copre e ci nasconde, la sua piccolezza resterebbe schiacciata dalla nostra Maestà e camminerebbe tremebonda, sentendosi lo sguardo continuo d’un Dio puro, santo, forte e potente. Ma siccome Noi amiamo l’uomo, ci veliamo, prestandoci a ciò che gli occorre, ma di nascosto. Il sole è velo che nasconde la nostra luce inaccessibile, la nostra Maestà sfolgorante, anzi dobbiamo fare un miracolo per restringere la nostra luce increata, per non incutergli spavento, e velati da questa luce da Noi creata, ci avviciniamo, lo baciamo, lo riscaldiamo, stendiamo questo velo di luce fin sotto i suoi passi, a destra, a sinistra, sopra il suo capo; giungiamo a riempirgli l’occhio di luce, chi sa la delicatezza della sua pupilla ci riconosca, macché, invano, si prende il velo di luce che ci nasconde, e Noi rimaniamo il Dio sconosciuto in mezzo alle creature. Qual dolore! Sicché il vento è velo che nasconde il nostro impero, l’aria è velo che nasconde la nostra Vita continua che diamo alle creature, il mare è velo che nasconde la nostra purezza, i nostri refrigeri e freschezza divina, il suo mormorio nasconde il nostro Amore continuo, e quando vediamo che non ci ascolta, giungiamo a formare le onde altissime, come a tumultuare, perché ci riconosca e perché vogliamo essere amati. Qualunque bene riceve l’uomo, c’è dentro velata la nostra Vita che glielo porge. La nostra Divinità che ama tanto l’uomo, giunge a velarsi fin di terra, per renderla ferma e stabile sotto i suoi passi, per non farlo vacillare; fin nell’uccello che canta, nei prati fioriti, nelle svariate dolcezze dei frutti, la nostra Divinità si vela per porgergli le nostre gioie e fargli gustare le delizie innocenti del nostro Essere Divino. E poi, che dirti, con quanti prodigi d’amore siamo velati e nascosti nell’uomo? Ci veliamo nel respiro, nel palpito, nel moto, nella memoria, intelletto e volontà; ci veliamo nella sua pupilla, nella sua parola, nel suo amore, ed oh! come ci duole il non essere riconosciuti né amati, possiamo dire: “Viviamo in lui, lo portiamo e ci facciamo portare da lui, né potrebbe far nulla senza di Noi, eppure viviamo insieme senza conoscerci, qual dolore! Se ci conoscesse, la vita dell’uomo doveva essere il più grande prodigio del nostro Amore e Onnipotenza; da dentro i suoi veli non dovevamo fare altro che porgergli la nostra Santità, il nostro Amore, coprirlo con la nostra Bellezza, farlo godere le nostre delizie, ma siccome non ci riconosce, ci tiene come il Dio lontano da lui. Noi, se non siamo riconosciuti non possiamo dare, sarebbe come dare ai ciechi i nostri beni, ed è costretto a vivere sotto l’incubo delle sue miserie e passioni. Povero uomo che non ci conosce, né nei veli che ci nascondono in lui, né nei veli di tutte le cose create, non fa altro che sfuggire dalla nostra Vita e dallo scopo con cui fu creato, e molte volte, non potendo sopportare la sua ingratitudine, i beni che contengono i nostri veli si cambiano per lui in castighi. Perciò riconosci in te stessa che non sei altro che un velo, che nascondi il tuo Creatore, affinché riceva e possiamo somministrarti in tutti gli atti tuoi la nostra Vita Divina, riconosciuta nei veli di tutte le cose create, affinché tutte ti aiutino a ricevere un tanto bene”.

(5) Dopo ciò, stavo facendo il mio giro negli atti del Volere Divino, quante sorprese in questo Volere sì santo, e quello che più, aspetta la creatura per tenerla a giorno delle sue opere, per farle conoscere quanto l’ama e per farne un dono di quello che fa. Sente la smania di dare sempre, senza mai cessare, e si contenta, per ricambio, del piccolo ti amo della creatura. Onde sono giunta al Concepimento della mia Mamma Regina, quante meraviglie, ed il mio dolce Gesú, riprendendo il suo dire mi ha detto:

(6) “Figlia mia benedetta, oggi è la festa dell’Immacolato Concepimento. essa è la festa più bella, più grande, per Noi e per il Cielo e la terra. Noi, nell’atto di chiamare dal nulla questa Celeste Creatura, operammo tali prodigi e meraviglie, che Cieli e terra ne restarono riempiti. Tutti chiamammo, nessuno fu messo da parte, affinché tutti restassero rinati insieme con Essa; sicché fu la rinascita di tutti e di tutto. Il nostro Essere Divino straripò tanto da Noi, che mettemmo a sua disposizione nell’atto di concepirla, mari d’Amore, di Santità, di Luce, con cui poteva amare tutti, fare santi a tutti e dare luce a tutti. La Celeste Piccina si sentì rinascere nel suo piccolo cuore un popolo innumerevole. E la nostra paterna Bontà, che fece? Prima facemmo dono a Noi stessi, affinché ce la godessimo e corteggiassimo, ed Essa godesse e corteggiasse Noi, e poi facemmo dono a ciascuna creatura. Oh! come ci amò e amò tutti con tale intensità e pienezza, che non vi è punto in cui non fa sorgere il suo amore. La Creazione tutta, il sole, il vento, il mare, sono pieni dell’amore di questa Santa Creatura, perché anch’essa, si sentì rinascere insieme con Lei a nuova gloria, molto più che ebbero la grande gloria di possedere la loro Regina; tanto che, quando Essa ci prega per il bene del suo popolo, Essa con un amore cui non ci è dato resistere, ci dice: “Maestà Adorabile, ricordatevi che me li donaste, già sono vostra e sono di loro, quindi, con diritto dovete esaudirmi”.