MaM
Messaggio del 25 aprile 2010:Cari figli, in questo tempo quando in modo particolare pregate e chiedete la mia intercessione, vi invito figlioli, pregate perchè attraverso le vostre preghiere possa aiutare quanti più cuori possibili ad aprirsi ai miei messaggi. Pregate per le mie intenzioni. Io sono con voi e intercedo presso mio Figlio per ciascuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 36-39 Novembre 20, 1938 Il Voler Divino diventa il aspettatore dell’anima che vuol vivere in Esso. In chi vive nel Fiat Divino, Dio tiene il suo campicello dove può svolgere il suo lavoro.

(1) Mi pare che il Voler Divino mi sta dentro e fuori di me, in atto di sorprendermi quando sto per fare le mie piccole azioni, dire il mio piccolo ti amo, per investirli con la sua luce e farlo suo; ha un’attenzione ammirabile ed inimitabile che dà dell’incredibile, e se la creatura non è attenta a darle i suoi piccoli atti, oh, come ne soffre, oh come vorrei essere anch’io tutta attenzione per imitarlo col non farmi sfuggire nulla, affinché ci potessimo sorprendere a vicenda. Ma mentre ciò pensavo, il mio dolce Gesú, visitando la piccola anima mia, tutto amore mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, l’anima che vuol vivere nel mio Volere, questo diventa il suo aspettatore: L’aspetta se ama perché vuole amare insieme; se opera, l’aspetta, perché vuol essere l’attore e lo spettatore, sicché la mia Volontà sta in continue ansie ed aspettazioni di tutto ciò che fa la creatura, per investirli, per essere l’attore e farli suoi. Anzi, tu devi sapere che come l’anima entra in Essa, trova la Santità di Dio che l’investe, la sua Bellezza che l’abbellisce, il suo Amore che la trasforma in Dio, la sua Purezza che la rende così nitida da non più riconoscersi, la sua luce che le dà la somiglianza divina. Oh! come sa cambiare la sorte umana la Potenza della mia Volontà. Ecco perciò diventa la sua spettatrice, che vuole svolgere il suo lavorio che ab eterno tiene preparato, che deve fare per quella creatura, non vuol essere represso nel suo moto incessante, giunge fino a rinchiuderla nel suo moto eterno, affinché riceva e dia, per non soffrire aspettazioni, perché se chi vive nel suo Volere non fa vita insieme con Lui, non lo tollera, se non se la sente nel suo moto divino si sente la sua Santità divisa, il suo Amore arrestato e soffocato, perciò, in chi vive nel nostro Fiat teniamo il nostro campicello divino, dove possiamo svolgere il nostro lavoro, la nostra Volontà ci somministra le materie adattabili per farci fare le opere più belle; perché Noi quando vogliamo lavorare nel campicello dell’anima, vogliamo trovare la materia della nostra Santità, perché Noi non mettiamo mai le nostre sante mani nel fango umano. Per fare le nostre opere più belle, vogliamo trovare la nostra Purezza che ci attira, la nostra Bellezza che ci rapisce, il nostro Amore che s’impone su di Noi a farci operare, e solo la nostra Volontà sa somministrare queste nostre materie divine per farci operare; tutto è adattabile per Noi, e perciò facciamo opere da fare strabiliare Cielo e terra. Invece, dove non vi è il nostro Volere siamo costretti a non poter far nulla, non vi sono materie nostre adattabili per Noi, e se qualche bene c’è, è bene apparente, magagnato dalla propria stima e gloria, da storte intenzioni, e Noi rifuggiamo dall’operare in essa, perché metteremo in pericolo le nostre opere più belle; Noi prima ci assicuriamo e poi operiamo. Tu devi sapere che quanti più atti fa nel nostro Volere, tanto più entra in Dio e più allarghiamo il campicello nel nostro seno divino, e più opere più belle possiamo fare, possiamo dare più del nostro. Sicché la creatura si trova sempre sotto l’atto crescente della nostra Vita Divina, il nostro Amore l’ama tanto, ce la porta in braccio e ci fa dire continuamente: “Ti facciamo a nostra immagine e somiglianza”. E ce la fa crescere col nostro alito divino, con la nostra Santità, Potenza e Bontà; la guardiamo e troviamo il nostro riflesso, la nostra Sapienza e Beltà incantevole. Come poter stare senza di questa creatura se siamo legati con le nostre prerogative divine? Se possiede del nostro e per amarci e per sdebitarsi di quanto le abbiamo dato ci dà continuamente ciò che le abbiamo dato? Molto più che vivendo nel nostro Volere, essa ha ricevuto da Noi virtù di poter produrre Vita, non opere, perché Noi nel dare la nostra Santità, il nostro Amore ed altro, diamo la virtù generativa, ed essa genera continuamente Vita di Santità, Vita d’Amore, Vita di Luce, di Bontà, di Potenza, di Sapienza, e ce le offre, ci circonda e non la finisce mai di darci cambiato in Vita ciò che le abbiamo dato; ed oh! il nostro compiacimento, la nostra festa, la gloria nostra nel vederci ritornare a Noi tante Vite che ci amano, che glorificano la nostra Santità, fanno eco alla nostra Luce, Sapienza e Bontà nostra. Le altre creature ci possono dare, al più, opere di santità, d’amore, ma non Vita, solo a chi vive nel nostro Volere gli è dato di poter formare tante Vite con gli atti suoi, perché ha ricevuto da Noi la virtù generativa di poter generare quante Vite vuole, per poterci dire: “Vita mi hai dato e Vita ti do”. Vedi dunque la gran differenza, la Vita parla, non è soggetta a finire, può generare, mentre le opere non parlano, non generano, sono soggette a disperdersi. Perciò, ciò che ci può dare chi vive nel nostro Volere, come ci può amare, nessuno lo può raggiungere, per quante opere grandi potessero fare, sarebbero sempre le goccioline d’acqua di fronte al mare, le piccole luci di fronte al sole; un solo ti amo di questa creatura lascia dietro tutto l’amore di tutte le altre creature unite insieme. Questo ti amo, per quanto piccolo, cammina, corre, abbraccia e si eleva su tutto, viene nelle nostre braccia e ci abbraccia con le sue, ci fa mille carezze, ci dice tante cose belle del nostro Amore, si rifugia nel nostro seno e lo sentiamo dire sempre: “Ti amo, ti amo, ti amo, Vita della mia vita, Tu mi hai generato ed io ti amerò sempre”. Qualunque cosa vuol fare, non fa altro che formare Vita: Se fa atti buoni e santi, possedendo la Vita della nostra Volontà, genera la Vita della nostra Bontà e della nostra Santità, e venendo nelle nostre braccia ci parlano della storia della nostra Bontà e Santità, ed oh! quante cose belle ci dicono, con quanta grazia ci narrano dove giunge la nostra Bontà, che altezza e grandezza di Santità possediamo; Non la finiscono mai di dire quanto siamo buoni e santi, e gettandosi nel nostro seno divino, penetrano nei più intimi nascondigli per conoscere di più quanto siamo buoni e santi, e restano a decantarci quanto siamo buoni e santi; ed oh! com’è bello sentirci narrare la nostra storia divina da una volontà umana unita con la Nostra, che le suggerisce chi è il suo Creatore. Insomma, se vuole glorificarci, genera la Vita della nostra gloria e ci narra la gloria nostra; se ammira la nostra Potenza, Sapienza e Bellezza, sente in sé come vita le nostre qualità divine e ci narra come siamo potenti, sapienti e belli; ci dice: “Vita della mia vita, ti ho conosciuto e sento il bisogno di parlare di Te e di narrarti la tua storia divina”. Queste Vite sono la più grande gloria nostra, la nostra lunga generazione inseparabile da Noi; sono sempre in moto, hanno sempre che dire del nostro Essere Supremo, e una Vita non aspetta l’altra; mentre una ne viene, un’altra corre appresso, e poi un’altra ancora; non finiscono mai. Il nostro contento è pieno; lo scopo della Creazione è realizzato, cioè la compagnia della creatura che ci conosce; e mentre la godiamo e sta con Noi, la facciamo crescere nella nostra Somiglianza. Chi è che non ama la compagnia di chi gli appartiene? Molto più Noi amiamo la compagnia della creatura, ché siamo Vita della sua vita. Perciò il nostro dolore fu grande quando Adamo, il primo figlio nostro, scese da dentro il nostro Volere per fare il suo. Poveretto, perdette la virtù generativa di generare coi suoi atti Vite Divine, al più potette fare opere, non Vite; lui, unito col nostro Volere, teneva la virtù divina in suo potere, e perciò poteva formare coi suoi atti quante Vite voleva. Successe a lui come ad una madre sterile, che non le è dato di poter generare; oppure come ad una persona che vuol fare un lavoro, che possiede filo di oro fulgidissimo, questa allontana da sé il filo d’oro, anzi lo mette sotto i piedi; il filo d’oro partì da lui, cioè la mia Volontà come Vita, e sottentrò il filo della sua volontà, che si può chiamare filo di ferro. Poveretto, lavori d’oro non ne potette fare più, investiti dal fulgido Sole del mio Volere; dovette contentarsi di fare lavori di ferro, e se occorre, lavori anche sporchi, pieni di passioni. La sorte di Adamo subì tale mutamento che quasi non si riconosceva più; scese nell’abisso delle miserie; la forza, la luce, non stava più in suo potere. Prima di peccare, in tutti i suoi atti cresceva in lui la nostra immagine, somiglianza, perché era un compito che prendemmo nell’atto di crearlo, e volevamo mantenere il nostro compito, tenere in vigore la nostra parola creatrice per mezzo dei suoi stessi atti, anche per tenerlo sempre insieme con Noi e stare in continua comunicazione con lui. Quindi, il nostro dolore fu grande, se la nostra Onniveggenza non ci facesse presente che la nostra Volontà doveva regnare come Vita nei secoli futuri, che fu come balsamo al nostro intenso dolore, per forza di dolore avremmo ridotto nel nulla tutta la Creazione, perché non regnando la nostra Volontà non più ci serviva; doveva servire solo alla creatura, mentre Noi creammo tutte le cose che dovevano servire a Noi e a loro, perciò prega che ritorni la mia Volontà come Vita, e sii tu la sua vittima”.