MaM
Messaggio del 8 dicembre 1986: Voi dovete diventare come un fiore dai petali integri. Se il vostro cuore è come un fiore integro, pulito e sano, allora Satana non può neanche toccarlo perché appartiene completamente al Signore.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 36-34 Ottobre 19, 1938 Chi vive abbandonato in Dio trova in Lui la sua Paternità, il rifugio, il nascondimento. Il Fiat, sostegno e vita di tutta la Creazione. Come Iddio mena la corda a chi vuol vivere in Esso.

(1) Sono tra le braccia del Voler Divino, sebbene sotto l’incubo di pene durissime, da muovere a pietà tutto il Cielo e farlo correre in mio aiuto, per darmi la forza in uno stato sì doloroso. Mio Gesú, aiutami, non mi abbandonare, mi sento soccombere, com’è duro il mio stato. Ma mentre ciò dicevo, il mio dolce Gesú, più che una madre tenerissima, mi ha steso le braccia stringendomi a Sé, e unendo le sue lacrime alle mie, tutto bontà mi ha detto:

(2) “Povera figlia mia, le tue pene sono le mie, e soffro insieme con te, perciò coraggio, abbandonati in Me e troverai la forza alle tue pene. Chi si abbandona in Me cresce come un bambino che viene cresciuto dalla sua mamma, la quale lo fascia per farlo raffermare nelle sue membra, lo alimenta col suo latte, lo tiene fra le sue braccia, lo bacia, lo carezza, e se piange mescola le sue lacrime con quelle del suo bimbo, sicché la mamma è la vita del suo figlio. Oh! se il piccolo bimbo non avesse la sua mamma, come crescerebbe male, senza chi lo nutrisse col suo latte, senza fasce, senza chi lo riscaldasse; crescerebbe malaticcio, debole, e solo un miracolo lo potrebbe far vivere. Tale è l’anima che vive abbandonata nelle mie braccia, tiene il suo Gesú che le fa più che da madre: L’alimento col latte delle mie grazie, la fascio con la luce della mia Volontà, affinché venga rassodata e confermata nel bene; la tengo stretta al mio petto, affinché non senta altro che il mio Amore ed i palpiti ardenti del mio cuore; la cullo fra le mie braccia; se piange, piango insieme, in modo che sente la mia Vita più che la sua, cresce insieme con Me e ne faccio ciò che voglio. Invece, chi non vive abbandonata in Me, vive a sé stessa, isolata, senza latte, senza chi prenda la cura della sua esistenza; chi vive abbandonata in Me trova il suo rifugio nelle sue pene, il nascondiglio dove nascondersi, per fare che nessuno me la tocchi, e se volessero toccarla, saprò Io difenderla, perché chi tocca chi mi ama, è più che se toccassero Me stesso, ed Io la nascondo in Me e confondo coloro che vogliono colpire chi mi ama. Ed Io amo tanto chi vive abbandonata in Me, che ne faccio di essa il più grande portento, da fare strabiliare tutto il Cielo, e così far restare confusi coloro che credevano di colpirla per farla restare coperta di confusione e umiliazione. Alle tante pene che soffriamo non aggiungiamo questa pena, che sarebbe la più dolorosa, di non vivere tu abbandonata in Me ed Io in te. Figlia mia, facciamoli dire e fare, purché non ci tocchino l’unione nostra, né nessuno può entrare nei nostri segreti, negli abissi del mio Amore, né impedirmi ciò che voglio fare con la mia creatura. Viviamo d’un solo Volere e tutte le cose saranno a posto tra Me e te”.

(3) Poi ha soggiunto con amore ancor più tenero:

(4) “Figlia mia benedetta, il mio Fiat è il sostegno di tutta la Creazione, tutto sopra di Esso si poggia, non vi è cosa che non venga animata dalla sua potenza. Se non fosse per il mio Fiat, tutte le cose, le stesse creature, non sarebbero altro che come tante pitture dipinti, o come statue inanimate, incapaci di generare, vegetare e di riprodurre nessun bene. Povera Creazione, se non fosse per la mia Volontà; eppure non si vuole riconoscere. Qual dolore, essere vita di tutto e sentirci soffocare nelle stesse cose da Noi create, perché non ci conoscono, che amarezza, se non fosse per il nostro Amore e fossimo capaci di mutarci, ritireremmo la nostra Volontà da tutti e da tutto, e tutto si ridurrebbe nel nulla. Ma siccome siamo immutabili, e sappiamo con certezza che la nostra Volontà sarà conosciuta, voluta, amata, e che ognuno la terrà più che vita propria, perciò con pazienza invitta, che solo la nostra Divinità può avere e sopportare, aspettiamo che sia riconosciuta; e questo con giustizia e con somma nostra sapienza, perché mai facciamo cose inutili; se facciamo è perché vogliamo il nostro tornaconto, cioè, riscuotere gloria, onore, da tutte le opere nostre, anche dal più piccolo fiorellino del campo. Se ciò non fosse, saremmo come un Dio che non sapessimo né apprezzare, né dare il giusto valore alle stesse opere nostre, perciò è giustizia nostra che la nostra Volontà sia conosciuta come vita di tutto, affinché otteniamo lo scopo per cui creammo tutta la Creazione.

(5) Or, tu devi sapere che come la creatura vuol fare la nostra Volontà, ed entra in Essa, resta riabilitata nella nostra, si riabilita nella santità, nella purezza, nell’amore; risorge nella bellezza e nello scopo con cui la creammo, sperde i mali dell’umano volere ed incomincia la vita del bene. La mia Volontà, come vede che l’anima vuol vivere insieme con Essa, fa come si fa all’orologio che sta fermato, col dare la corda incomincia il suo cammino e segna le ore, i minuti, e si fa guida della giornata dell’uomo. Così la mia Volontà, vedendolo fermato nel bene dall’umano volere, come entra in Essa dà la corda divina, in modo che tutto l’essere umano e spirituale sente la nuova vita e la virtù della corda divina, di cui si sente investito, la quale corre nella mente, nel palpito, in tutto, e con una forza irresistibile corre in tutto ciò che è santo e buono. Questa corda segna i minuti e le ore eterne della Vita Divina nell’anima, ed oh! come corre in tutto ciò che è divino, Noi la riabilitiamo in tutto, la facciamo correre ovunque nell’immensità del nostro mare, e fare e prendere ciò che vuole; e sebbene la nostra immensità non la può tutta abbracciare, però vive nel nostro mare, si alimenta di esso, si va sempre abbellendo con la nostra Bellezza, si veste con le vesti regie del nostro Volere. Nel nostro mare trova il suo riposo, i casti abbracci del suo Gesú, il suo reciproco Amore, divide insieme le sue gioie e le sue pene, cresce sempre nel bene. La mia Volontà diventa per essa la sua vita, la sua passione predominante. La nostra corda la fa correre tanto, che giunge a formarsi la sua piccola regia divina nel nostro mare, la quale viene abitata dalla Trinità Sacrosanta, che si godono questa fortunata creatura, colmandola sempre di nuove grazie e doni. Perciò ti stia a cuore vivere nel nostro Fiat, affinché troviamo in te le gioie, la gloria di tutta la Creazione, lo scopo con cui la creammo”.