(1) Sono nel mare del Voler Divino tra immense amarezze, umiliazioni delle più umilianti, e come una povera condannata 38 [2] . Se non fosse perché il mio Gesú si facesse mio sostegno, forza ed aiuto, io non so come potrei vivere, ed il mio dolce Gesú, prendendo parte alle mie pene, soffriva insieme con me, e nella foga del suo dolore e amore mi ha detto:
(2) “Figlia mia cara, se tu sapessi quanto soffro, se Io te lo facessi vedere tu ne morresti di pena. Sono costretto a nascondere tutto, tutto lo strazio e crudezza della pena che sento per non affliggerti di più. Sappi che non è a te che hanno condannato, ma Me insieme con te, sento di nuovo la mia condanna; quando si condanna il bene è condannare Me stesso. Tu però unisci nel mio Volere la tua e mia condanna a quella che subì quando fui crocifisso, e ti darò il merito della mia condanna e tutti i beni che essa produsse: Mi fece morire, chiamò a vita la mia risurrezione, nella quale tutti dovevano trovare la vita e la risurrezione di tutti i beni. Con la loro condanna credono di far morire ciò che ho detto sulla mia Divina Volontà, invece permetterò tali flagelli, incidenti tristi, che farò risorgere le mie verità più belle, più maestose in mezzo ai popoli. Perciò, da parte mia e tua non spostiamo nulla, seguiamo a fare ciò che abbiamo fatto, ancorché tutti si mettessero contro. Questo è il mio modo divino, che per quanti mali facciano le creature, non sposto mai le mie opere, le conservo sempre con la mia Potenza e virtù creatrice, per amor di chi mi offende, le amo sempre, senza mai cessare. Col non spostarci mai, le nostre opere vengono compiute, restano sempre belle, fanno bene a tutti; se ci spostassimo, tutte le cose andrebbero in rovina, nessun bene verrebbe a fine. Quindi, anche in questo ti voglio insieme con Me, sempre ferma, senza mai spostarti da dentro la mia Volontà, e fare ciò che hai fatto finora, attenta ad ascoltarmi per essere la narratrice della mia Volontà.
(3) Figlia mia, ciò che non giova oggi gioverà domani, ciò che ora pare tenebre, perché trova menti cieche, domani, per altri che hanno gli occhi si cambieranno in sole, e quanto bene faranno. Onde continuiamo ciò che abbiamo fatto; facciamo da parte nostra ciò che ci vuole, affinché nulla manchi di aiuto, di luce, di bene, di verità sorprendenti, perché sia conosciuta la mia Volontà e regni. Io me ne servirò di tutti i mezzi, di amore, di grazie, di castighi; toccherò tutti i lati delle creature per far regnare la mia Volontà, e quando parrà come se il vero bene morisse, risorgerà più bello e maestoso”.
(4) Ma mentre ciò diceva, faceva vedere un mare di fuoco in cui stava per essere involto il mondo intero; io ne sono rimasta scossa, ed il mio amabile Gesú, tirandomi a Sé mi ha detto:
(5) “Figlia mia benedetta, coraggio, non aver paura. Vieni nella mia Divina Volontà, affinché la sua luce ti tolga la vista triste in cui corre il mondo, e parlandoti del mio Volere leniamo le pene che purtroppo tutti e due soffriamo. Senti com’è bello il vivere nel mio Volere: Ciò che faccio, fa essa; come sente che le dico ti amo, essa mi ripete subito ti amo, ed Io nel sentirmi amato, la trasformo tanto in Me, che con una sola voce diciamo: Amiamo tutti, facciamo bene a tutti, diamo vita a tutti; se benedico, benediciamo insieme; adoriamo, glorifichiamo insieme; corriamo insieme in aiuto di tutti; e se mi offendono, soffriremo insieme, ed oh! come ne sono contento nel vedere che una creatura non mi lascia mai solo. Com’è bella la compagnia di chi vuole ciò che voglio, e fa ciò che faccio, l’unione fa sorgere la felicità, l’eroismo nel fare il bene, la tolleranza nel sopportare, molto più che è una creatura umana, che appartiene all’umana famiglia che non fa altro che mandarmi chiodi, spine e pene; ed Io trovando in questa il mio nascondiglio e la mia desiderata compagnia, conoscendo che si dispiacerebbe se Io li punissi come meritano, per non dispiacerle mi astengo di punirli come meritano. Perciò non mi lasciare mai solo, la solitudine è una delle pene più dure ed intime del cuor mio; il non avere a chi dire una parola, tanto nelle pene quanto nelle gioie, mi fa dare in tale smania di dolore e d’amore, che se tu lo potessi provare ne morresti di puro dolore. Ed è proprio questo il non vivere nella mia Volontà: Il lasciarmi solo. L’umano volere allontana la creatura dal suo Creatore, e come si allontana fugge la pace e prendono posto le turbazioni che la tormentano, la forza si debilita, la bellezza si scolorisce, il bene muore e sorge il male, le passioni le fanno compagnia. Povera creatura senza della mia Volontà, in che abisso di miserie e di tenebre si getta. Succede come al fiore che non è innaffiato, si sente perdere la vita, si scolorisce, declina sul suo stelo per aspettare la morte, e se il sole lo investe, non trovandolo innaffiato lo brucia e lo finisce di seccare; tale è l’anima senza della mia Volontà, è come anima senz’acqua, le stesse mie verità, che sono più che splendido sole, non trovandola innaffiata dalla Vita della mia Volontà, la bruciano di più, l’accecano, e si rende incapace di comprenderle e di ricevere il bene, la vita che posseggono, e giungono a tale eccesso, che guerreggiano il bene, le stesse mie verità, portatrici di vita alle creature. Perciò sempre nella mia Volontà ti voglio, affinché né tu né Io soffriamo la dura pena della solitudine”.
38[2] (Il 31 Agosto 1938 il Santo Ufficio emanò un decreto di condanna e messa all’Indice dei libri proibiti di tre libri di Luisa pubblicati; il 11 Settembre fu pubblicato sull’Osservatore Romano, con un commento ufficioso, anonimo, della misura disciplinare)