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Messaggio del 2 marzo 2005:Cari figli! Fate come me: venite, offrite l'amore e con il vostro esempio date a tutti mio Figlio

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 36-18 Luglio 6, 1938 Nel Voler Divino tutto è trionfo, gioie e conquiste. L’ufficio di Madre del Voler Divino. Esempio del mare.

(1) Sono tra le braccia del Voler Divino, e posso dire che ogni giorno faccio la mia giornata nel suo mare. Tutto ciò che ha fatto, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, mi si fa incontro, e mi dicono: “Siamo già tue, guardaci con quanto amore ti fa dono di noi il tuo Creatore; e tu mettici il tuo piccolo amore, affinché l’Amore creante ami nell’amore creato, e l’amore creato ami nell’Amore Creante, e restino vittoriosi ambedue”.

(2) Ma mentre seguivo gli atti del Volere Divino, volevo prendere di soprassalto il Cielo, chiudermi nella celeste regione per non uscirne mai più, oh! come mi pesa l’esilio, se non fosse che il Fiat Divino fa scorrere i suoi rivoli di gioie e di felicità celeste, io non so come farei a sopportarlo, e mi sentivo amareggiata. Ed il mio amato Gesú, che mi vigila in tutto e non vuole che mi occupi d’altro che di vivere nel suo Volere, compassionandomi e rimproverandomi dolcemente, mi ha detto:

(3) “Mia buona figlia, perché ti amareggi? Nella mia Volontà suonano male le amarezze, perché Essa è fonte di tutte le dolcezze, di trionfi e di conquiste, e se le creature sono amareggiate è perché non vivono in Essa, e la loro volontà le tiranneggia, soffrono amarezze e restano sconfitte. Perciò, coraggio figlia mia, tu devi sapere che come la creatura vive nella mia Volontà sente il bisogno della sua patria celeste, già si sente posseditrice, e privandosi per amore mio della gloria celeste, in ogni atto che fa mi sento ridare Me stesso da essa, mi dona tutto il Cielo ed il pelago delle gioie e felicità che ci sono nelle celesti regioni. Quindi, non vuoi dare questo contento al tuo Gesú? E poi, se non finisco di formare in te il regno del mio Volere, come posso trasmetterlo negli altri? Perciò lasciami fare”.

(4) Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, è tanto il mio Amore verso chi vive nel mio Volere, che faccio come una mamma che avesse il suo figlio storpio, e che tenesse il potere di dare al suo figlio la bellezza più rara; la madre si stende su di lui, lo riscalda col suo calore, e a via di baci e d’abbracci ridona al figlio l’uso delle membra, lo rende bello, e guardandolo come frutto del suo amore materno si sente felice. Ma la mamma non tiene questo potere, e quindi sarà sempre infelice col suo figlio. Ma ciò che non tiene la madre lo tengo Io, il mio Amore è tanto, che come entra nella mia Volontà mi stendo sopra di essa, la riscaldo col mio Amore per chiamarla a vita novella, la bacio e ribacio, me la stringo al cuore per toglierle qualunque male che potesse ombrarla e portarle la freschezza e bellezza divina, poi la soffio, le mando il mio alito rigeneratore per generarla a nuova vita e restituirle la bellezza più rara. Non contento ancora, formo il trono di tutte le opere mie e vi metto sopra il mio Volere, come Re sul suo Trono, regnante e dominante in questa creatura. Posso dire: “Che altro potevo fare e non feci? Potevo forse amarti di più e non ti ho amato? ” Tu devi sapere che il mio Amore giunge all’eccesso; come la creatura fa i suoi atti nel mio Volere, Io richiamo in quell’atto tutti i nostri atti che abbiamo fatto, possibili ed immaginabili, anche la mia stessa Generazione del Verbo, in cui procedette lo Spirito Santo, la Creazione tutta, la mia Incarnazione nel tempo, tutto, tutto racchiudo in quell’atto per poter dire: “E’ atto nostro, atto completo”. Nulla deve mancare, e la creatura deve poterci dire: “Nella tua Volontà tutto è mio, e tutto posso darvi, anche Voi stesso”. Quindi la Gloria, l’Amore nostro, echeggia in tutte le opere nostre, e radunando tutto si riversa fin nel nostro Seno Divino. Oh! come è dolce sentire risuonare in tutte le cose: “Gloria, Amore al nostro Creatore”. Ma chi ci ha dato l’occasione di ricevere tanta nostra Gloria? Chi vive nel nostro Volere”.

(5) Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, come la creatura chiama la mia Volontà nei suoi atti, nella sua preghiera, Essa ripete insieme quell’atto e prega insieme con la creatura, e siccome con la sua Immensità si trova dappertutto, la Creazione, il sole, il vento, il cielo, gli angeli e santi, sentono in loro stessi la forza della preghiera creatrice, e tutti pregano. I prodigi di questa preghiera, è onnipotente, coinvolge tutti, si dà a tutti; solo chi ingrato non la vuol ricevere resta senza effetti, sicché la mia Volontà possiede la virtù pregante, ed oh! come è bello vederla pregare nel suo modo divino e con la sua virtù creatrice, che s’impone su tutti e fa pregare a tutti, questa preghiera s’impone sui nostri attributi divini e fa versare pioggia di misericordia, di grazie, di perdono e d’amore. Basta dire che è preghiera nostra, per dire: Tutto può dare.

(6) Or, tu devi sapere che la creatura, faccia o non faccia la nostra Volontà, viva o non viva in Essa, già sta nella sua Immensità; anzi è vita della sua vita, e atto dei suoi atti, e l’assiste continuamente col suo atto creante e conservante, però chi vive in Essa sente la sua Vita, la sua Potenza, la sua Santità, e quanto l’ama. Succede ad essa come al pesce che sta nel mare e lo conosce, sente questo mare divino che le fa da letto, la porta nelle braccia delle sue acque celesti, l’alimenta, la fa camminare nel suo mare, la ricrea, l’abbellisce, e se vuol dormire le forma il letto nel fondo del suo mare, per fare che nessuno la svegli, anzi dorme insieme. La mia Volontà, è tanto il suo Amore verso chi sta nel suo mare e conosce chi vi sta dentro, che fa in essa tutte le arti che essa vuol fare: Se vuol pensare, pensa in essa; se vuol guardare, guarda nei suoi occhi; se vuol parlare, parla e la tiene in continua comunicazione, e le dice le tante nostre meraviglie del nostro Eterno Amore; se vuole operare, opera; se vuole camminare, cammina; se vuole amare, ama. Il mio Fiat tiene sempre che ci fare con essa, ed essa non solo lo riconosce, ma non lo lascia mai solo, si sprofonda più nel suo mare, perché sa che se esce perde la vita, succederebbe come al pesce, che se esce dal mare perde la vita. Queste creature che vivono nel nostro Volere sono i nostri abitatori celesti, e col loro amore si dilettano di formare le onde nel nostro mare per ricrearci e felicitarci. Invece, chi sta nell’immensità del nostro mare e non ci conosce, niente sente di tutto ciò, non sentono le nostre premure paterne che le stringe al seno, vivono nel nostro mare come se non vivessero, sono ben infelici come se non fossero figli nostri, vivono da estranei, e non essendo conosciuti siamo costretti dalla loro ingratitudine a non dirle neppure una parola, e a ritenere repressi nel nostro seno i beni che dovevamo dare. E vedere i nostri figli poveri, dissimili da Noi, solo perché non ci conoscono, è un dolore per Noi; e se dessimo, sarebbe come dice il Vangelo: “Non date le perle innanzi ai porci”. Non conoscendole le infangherebbero e le calpesterebbero sotto i piedi. Perciò la conoscenza fa conoscere dove stiamo, con chi stiamo, che possiamo ricevere e che dobbiamo fare. Quindi, chi non conosce è il vero cieco; per quanti beni gli si mettono dintorno, lui non vede nulla ed è il vagabondo della Creazione”.