MaM
Messaggio del 25 luglio 2017:Cari figli! Siate preghiera e riflesso dell'amore di Dio per tutti coloro che sono lontani da Dio e dai comandamenti di Dio. Figlioli, siate fedeli e decisi nella conversione e lavorate su voi stessi affinché la santità della vita sia per voi veritiera. Esortatevi al bene attraverso la preghiera affinché la vostra vita sulla terra sia più piacevole. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 36-4 Aprile 25, 1938 Il segno che regna nell’anima la Divina Volontà, è sentire il bisogno d’amarlo incessantemente. Il gran male di non operare il bene nel Voler Divino. La piccola fiammella alimentata dalla gran luce di Dio.

(1) La mia povera mente corre, vola nel Fiat Divino, e se ciò non faccio mi sento inquieta, senza forza, senza alimento, senza aria per respirare, mi sento senza piedi per camminare, senza mani per operare, senza cuore per amare, e perciò sento il bisogno di correre nel suo Volere per trovare gli atti suoi, per formarmi con essi piedi che corrono, mani che abbracciano tutto e operano, amore senza cuore che prende l’Amore dell’Eterno per non mai cessare d’amare. Ma mentre pensavo tanti spropositi, il mio sempre amabile Gesú, ripetendomi la sua breve visitina, compiacendosi dei miei spropositi, tutto amore mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, non ti meravigliare dei tuoi spropositi, è proprio questo che succede: Chi vive nella mia Volontà lascia l’essere suo e la sua volontà, entrando nella mia se ne serve delle opere nostre, come per formarsi le nuove membra che ci vogliono per vivere in Essa, perciò acquista nuovi passi, nuovi moti, nuovo amore, per potersi immedesimare con le nostre opere e fare ciò che facciamo Noi. Perciò il segno più certo che la mia Volontà Divina regna e domina nell’anima, è il moto continuo dell’amore, e perché sa che essa non tiene un amore che mai cessa, né opere molteplici per darmele, per amarmi, essa che fa? Entra negli interminabili recinti del mio Volere, vede il gran teatro della Creazione, la sontuosità e lo sfarzo dell’amore di cui sono investite, e corre da un’opera nostra all’altra, e va raccogliendo tutto il nostro Amore che abbiamo sparso in tutta la Creazione, se lo mette come in grembo e viene innanzi alla nostra Maestà per darci tante varietà distinte d’amore che abbiamo messo nel creato, e fa risuonare le sue note d’amore nelle svariate note d’amore del nostro Amore creante; ed oh! i contenti che ci dà, le feste che ci apre tra il Cielo e la terra, i mari d’amore con cui circonda il nostro trono, e poi, dopo che ci ha fatto la festa di tutta la Creazione, per amarci maggiormente e con duplicato amore scende dal nostro trono e va spargendo di nuovo, su tutte le cose create, il nostro duplicato amore, e con la Potenza della nostra Volontà che tiene in suo potere, ci fa dire da tutte: “Amore, amore al nostro Creatore”. Chi vive in Essa la possiamo chiamare la nostra festa continua, lo sbocco del nostro Amore”.

(3) Poi ha soggiunto con un accento dolente:

(4) “Figlia mia, come la creatura scende nel basso quando non vive nella nostra Volontà, e ancorché facesse il bene, siccome manca la Luce di Essa, la Forza della nostra Santità, il bene che fa resta coperto di fumo che acceca la vista e produce stima propria, vanagloria, amor di sé stesso, si può dire che resta avvelenato, in modo che non può produrre gran bene, né per sé né per gli altri, povere opere buone senza della mia Volontà, sono come campanelli senza suono, come metalli senza l’immagine del re, che non tengono valore di monete, al più si converte in propria soddisfazione. Ed Io, che molto amo le creature, sono costretto molte volte ad amareggiare il bene che fanno, affinché entrino in loro stessi e cerchino d’operare retti e santi. Invece, per chi vive nel nostro Volere non vi è pericolo che il fumo della propria stima entri, anche nelle opere più grandi che può fare; essa è la piccola fiammella, alimentata dalla gran Luce che è Dio, e la luce si sa sbarazzare dalle tenebre delle passioni, dal fumo della propria stima; e siccome è luce, tocca con mano che tutto ciò che fa di bene, è Dio che opera nel suo proprio nulla, e se questo nulla non è sgombrato di tutto ciò che non appartiene a Dio, Dio non scende nel basso del suo proprio nulla per fare opere grandi degne di Lui. Sicché nel nostro Volere neppure l’umiltà vi entra, ma il proprio nulla, conoscersi ch’è nulla e tutto ciò di bene che entra in essa non è altro che l’operato divino; e succede che Dio è il portatore del nulla, ed il nulla è il portatore di Dio. Perciò, nel mio Volere tutte le cose cambiano per la creatura, non è altro che la piccola luce che deve subire, per quanto può, la gran Luce del mio Fiat, in modo che non fa altro che alimentarsi di Luce, d’Amore, di Bontà, di Santità Divina, che onore essere alimentata da Dio, quindi non è maraviglia che essendo la creatura la piccola fiammella, Dio si alimenti di essa”.

(5) Poi ha soggiunto: “Oltre, all’amore incessante vi è un altro segno se l’anima vive nel mio Volere e vi regna in essa, e questo è l’immutabilità, non mutarsi mai dal bene al male è solo di Dio; un carattere fermo, costante, né essere facile a cambiare azione, che solo una pazienza divina può avere, la costanza di fare sempre un atto senza mai stancarsi, senza mai provare fastidio, rincrescimento, è solo di Dio. Ora, chi vive nel nostro Fiat sente la sua immutabilità, e si sente investire di tale fermezza, che non cambierebbe azione, né per il Cielo, né per la terra, si contenterebbe di morire anziché di lasciare e di ripetere continuamente ciò che sta facendo, molto più che ciò che si fa con animo fermo, senza mai cambiarsi, ha tenuto per principio Iddio, quindi sente Dio nell’atto suo, e come ripete l’atto se lo sente scorrere, e anima la sua azione Dio stesso. Come può mai cessare di ripetere ciò che incominciò insieme col nostro Essere Supremo? Dovrebbe uscire dalla nostra Volontà per farla cambiare azione; Essa quando opera non cambia mai, così rende chi vive nel suo Volere, ed oh! come si vede subito chi non vive in Essa, oggi vuol fare una cosa, domani un’altra; una volta le piace di fare un sacrificio, l’altra volta lo fugge, non si può fidare di essa, sempre una canna che si muove al soffio dei venti delle sue passioni. La mutabilità della volontà umana è tanta, che giunge a rendere la creatura lo zimbello di sé stessa, e forse anche degli stessi demoni, ecco perciò chiamo la creatura a vivere nel nostro Volere, perché fosse sostenuta, rafforzata dal nostro, e così potesse far onore alla nostra opera creatrice, perché solo l’uomo è volubile, mentre tutte le altre nostre opere non si cambiano mai, il cielo sta sempre fisso, né si stanca mai di stare disteso; il sole fa sempre il suo corso, né cambia mai azione di dare la sua luce a bene di tutta la terra; l’aria sta sempre in atto di farsi respirare, tutte le cose, come sono state create da Noi, così si mantengono, e fanno sempre la stessa azione, solo l’uomo, col non voler vivere nel nostro Voler Divino, discende dai modi del suo Creatore e non sa condurre a termine le sue opere, quindi non le sa amare né apprezzare, né ricevere il merito delle opere sue”.