MaM
Messaggio del 8 novembre 2021:Cari figli, siate obbedienti, siate di fede e decisi nella conversione affinché la santità nella vostra vita sia trasparente e sincera. Incoraggiatevi gli uni gli altri nel fare il bene, affinché la vostra vita sulla terra possa essere più bella. Pregate cari figli perché possiate essere il riflesso del mio amore per tutti quelli che sono lontani da Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata oggi.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 35-41 Marzo 28, 1938 Per chi vive nel Divino Volere, la Creazione le serve come tante città dove rimpatriarsi. Come l’atto umano deve incominciare e finire nel Voler Divino per essere completo. Il dolore più grande di Gesù è il vedere che non si vive nella sua Volontà.

(1) La mia povera mente va sempre in cerca degli atti fatti dal Voler Divino. Mi pare che io li cerco e loro mi aspettano per farsi trovare, perché questi atti sospirano di farsi trovare dalla creatura, per ricevere il suo ti amo, per farsi conoscere quanto l’amano, e l’anima si sente come rimpatriata negli atti del suo Creatore e come immersa nel pelago delle gioie e della felicità. Ed il mio sempre amabile Gesù, nel vedermi meravigliata, ripetendo la sua breve visitina mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, siccome l’uomo fu fatto da Noi per vivere nel nostro Volere, tutti gli atti nostri dovevano servire come tante diverse città o nazioni, in cui l’uomo doveva trovare con diritto la sua patria, le diverse città in cui doveva tenere i suoi spassi, le sue gioie, le scene incantevoli e dilettevoli che gli aveva preparato con tanto amore il suo Creatore, sicché si può dire, città è il sole, e come l’anima entra nel nostro Volere trova questa città di luce, con tutte le svariate bellezze di colori, di dolcezze; trova il nostro atto creante e festante, pieno di gioie, d’amore e di felicità indicibile, ed essa s’immerge in questi pelaghi di bellezze, di dolcezze, d’amore e gioie, e come in patria sua vi fa le sue lunghe passeggiate e si rende padrona dei beni che in essa vi trova. Ed oh! come Noi restiamo contenti nel vedere le nostre opere, le nostre città create solo per l’uomo, non più deserte ma popolate dai figli nostri, perché entrando nel nostro Volere trovano la via che li conduce nelle diverse città che abbiamo formato nella Creazione; e dove, trovano un diletto, dove una gioia distinta, dove una conoscenza più risaltante del loro Creatore, e dove un amore tanto intenso che si li abbraccia, si li bacia, e li comunica la Vita d’amore. Ogni cosa creata possiede del nostro, ma non per sé, ma per darlo alle creature, ma devono vivere nel nostro Volere, altrimenti le porte sono chiuse, e al più godono gli effetti, ma non la pienezza dei beni che ci sono nelle opere nostre. Perciò figlia mia, per essere perfetto e completo l’atto della creatura, deve incominciare e finire nella nostra Volontà, la quale le somministra la sua stessa Vita di luce e d’amore, per fare che l’atto sia completo e nulla manchi di bello, di santo e di buono. Se non incomincia nella nostra Volontà, manca l’Ordine, la santità, la bellezza; quindi l’atto umano non può essere firmato con la firma del nostro Volere come atto suo. C’è da piangere figlia mia, nel vedere tanti atti umani sconvolti, disordinati, restati chi a principio, chi a metà; a chi manca un punto, a chi un altro; e poi, peggio ancora, chi imbrattato di fango, chi di marciume, chi come inzuppato nella colpa, che non fanno altro che irritare la nostra giusta Giustizia. Perciò, senza della nostra Volontà non vi può essere bene nella creatura, e se pare che fanno del bene, è bene apparente; e siccome manca la sostanza della Vita del nostro Fiat, non può essere duraturo, e basta che sorga un contrasto, un dispiacere, il bene finisce e sono pentiti d’averlo fatto. Invece, tutto ciò che si fa nella mia Volontà possiede fermezza irremovibile, e dinanzi ai dispiaceri e contrasti, non si arrestano; corrono di più per dare la vita del bene che loro possiedono.

(3) Ora, tu devi sapere che chi fa i suoi atti nel nostro Volere, fa atti completi e perfetti; invece chi vive sempre in Esso, si trova sotto una pioggia continua di luce, che come si muove, palpita, e respira, così le piovono addosso tutti gli effetti e svariate bellezze della nostra Luce Divina. Il nostro Essere Divino è luce purissima, e sebbene luce interminabile, racchiude tutti i beni possibili ed immaginabili; mentre è luce è parola, e tutt’occhi guarda dovunque, non vi è cosa che si possa nascondere da Noi. Questa luce è opera, è passo, è vita che dà vita a tutto e a tutti. Essa racchiude bellezze che non si esauriscono, gioie e felicità senza fine. Ora, chi vive sempre nel nostro Voler Divino, si trova sotto la pioggia di luce della nostra parola imperante e creante, ed oh! come la nostra parola la trasforma, le parla sempre del nostro Ente Supremo, e produce tutti i nostri effetti divini sopra della creatura, con tale varietà di bellezza, che Noi stessi ne restiamo rapiti. Il nostro sguardo di luce la guarda sempre, il nostro passo corre sempre verso di essa, le nostre opere con le sue braccia di luce l’abbracciano e se la stringono al seno, e tutte le piovono luce, per comunicarle il nostro sguardo di luce, le nostre opere e passi di luce. Sicché, chi vive sempre nel nostro Volere sta sempre in comunicazione diretta col suo Creatore, e riceve tutti gli effetti che sa produrre un Dio. Invece, chi opera in Essa sta in comunicazione con le nostre opere, e le sue vengono modellate con le opere nostre”.

(4) Onde seguivo a rintracciare gli atti della Divina Volontà, e giunta a ciò che fece Nostro Signore nella Redenzione, uno per uno li baciavo, li adoravo, li benedivo, li ringraziavo, e prendendo lo stesso amore con cui Gesù li amava, li amavo anch’io. E Gesù, tutto commosso ed intenerito nel vedere amati gli atti suoi col suo stesso amore, mi ha detto:

(5) “Figlia mia, è sempre l’amore che mi colpisce e mi ferisce, e mi induce a parlare per svelare alla mia amata creatura i miei segreti, nascosti a chi non mi ama, perché non amandomi non capirebbe il mio dialetto d’amore. Or, tu devi sapere che tutti questi atti fatti da Me sulla terra, contengono ciascuno un dolore tanto intenso, che se la mia Divinità non mi sostenesse, sarebbe stato abbastanza a farmi morire. Quindi la mia Volontà Divina, come Io operavo, così mi creava il dolore di non trovare la volontà umana nella mia, per chiuderla negli atti miei e darle virtù e grazia di farla vivere nella mia Volontà. In tutto ciò che facevo, anche se respiravo, palpitavo, guardavo, camminavo, cercavo l’umana volontà per chiuderla e darle il posto primario nel mio respiro, palpito, sguardo e passi miei. Che dolore, figlia mia, voler fare il bene, e non trovare a chi farlo; volerla mettere in luogo sicuro, dove sarebbe stata felice, perché le mie pene, le mie opere, la mia stessa Umanità sarebbe stata non solo la sua difesa, ma le avrebbero formato il suo palazzo regio dove l’avrebbero tenuta da regina, ed invece d’essere grata e ascoltarmi, mi scappava dalle mie mani, dalle mie pene, per vivere infelice in mezzo a pericoli e nemici, senza nessuno che la difendesse. Che dolore! Che dolore! Posso dire che il mio dolore più grande quaggiù, che mi dava morte continua, fu il vedere le creature che non vivevano né facevano la mia Volontà, perché mi vedevo che gli atti miei rimanevano senza lo scopo con cui li facevo, senza dar la vita di cui erano investiti; e se non fosse che con la mia onniveggenza vedevo tutti i secoli come atto presente, in cui vedevo i figli miei diletti che dovevano vivere del mio Voler Divino, i quali dovevano servirsi di ciò che fece e patì la mia Umanità per stabilire il regno mio, e servirsi di Essa come la più bella delle loro abitazioni, Io non avrei potuto sopportare un tanto dolore. Perciò continua a rintracciare gli atti miei, i miei passi, le mie pene, per chiedermi che venga a regnare la mia Volontà sulla terra, ed il mio dolore si raddolcirà e si cambierà in amore, per abbreviare il tempo per farla conoscere, amare e regnare. Ed Io ti terrò come refrigerio mio e come portatrice di balsamo alle mie pene. E quando vedrò gli atti miei, e le mie pene inasprite dal dolore perché le creature fuggono dalla mia Volontà, verrò a rifugiarmi in te, per raddolcirmi ed imbalsamare le mie pene troppo amareggiate dal dolore”.