(1) Continuo il mio volo nel Voler Divino. Come si entra in Esso, così si sente la sua aria balsamica, le sue onde paciere; tutto è pace, la sua fortezza è tanta, che l’anima si sente investire da tale fortezza, che in un istante può fare tutto, giungere a tutto, fino a fare ciò che fa lo stesso Dio. Volontà Divina, come sai cambiare la volontà umana, la tua potenza è tanta che rinnovi la povera creatura, la fai rinascere a Vita novella. Ed il mio amabile Gesù, ritornando con la sua breve visitina, tutto tenerezza mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia della mia Volontà, come la creatura si decide a vivere nel mio Volere, tutte le cose cambiano per essa. Il nostro dominio divino la investe e la facciamo dominatrice di tutto, dominatrice della nostra fortezza, della bontà, della santità nostra; dominatrice della luce; cieli e terra per diritto sono suoi. La mettiamo in un’atmosfera di sicurezza, di pace imperturbabile. Nulla deve mancare a questa creatura che vive nel nostro Volere, di buono, di santo, di bello, di gioie divine; tutti i suoi più piccoli atti sono pieni di tali contenti, che rapiscono il sorriso di tutto il Cielo e del nostro stesso Ente Supremo. Perciò stiamo tutti sull’attenti per vedere quando ama e opera, per godercela e sorridere insieme. E’ tanto il nostro amore, che la mettiamo nelle nostre stesse condizioni; Noi, se non siamo amati, amiamo; se non curati, e forse anche offesi, continuiamo a dar vita; e se ci ritorna col chiederci perdono, non le facciamo nessun rimprovero, ce l’abbracciamo e ce la stringiamo al nostro seno divino. Sicché, si può dire che l’uomo si può fidare solo di Noi, ché nelle creature non solo non può fidarsi, ma troverà mutabilità, inganni, e quando crederà di poggiarsi le verranno meno. Ora, si possono fidare solo di chi vive nella nostra Volontà, essa farà come facciamo Noi: Non amata, amerà; non curata e offesa, correrà appresso per metterlo in salvo. Noi sentiamo Noi stessi in chi vive nel nostro Volere, e perciò l’amiamo tanto che non facciamo altro che versare torrenti d’amore sopra di essa, per essere riamati sempre più con duplice e crescente amore”.
(3) Dopo ha soggiunto con amore più tenero e commovente:
(4) “Figlia mia, la Creazione tutta fu fatta in uno sfogo del nostro più intenso amore, perciò i figli del nostro Fiat serviranno alla necessità del nostro amore. Il mio amore sente il bisogno di sfogarsi, altrimenti ci sentiamo soffocare nelle nostre fiamme. Ecco la necessità dei figli del nostro Volere, come sfogo continuo del nostro amore, li metteremo Noi stessi nelle nostre condizioni di sentirsi il bisogno di sfogarsi in amore con Noi, e ci sfogheremo a vicenda, come cominciò la Creazione in un nostro sfogo d’amore, così la chiuderemo insieme coi figli nostri, in uno sfogo d’amore. Questi nostri figli serviranno alla completa gloria di tutta la Creazione. Non sarebbe opera degna di Noi, se non riscuotessimo la gloria che le creature ci dovrebbero dare per aver creato tante cose per amore loro. E poi c’è il punto più alto, più nobile, santo e sublime: Che il tutto creammo perché tutti fossero racchiusi e animati dalla nostra Volontà. Onde, come la uscimmo, così ci deve ritornare, nel nostro Fiat adorabile. Se ciò non facessimo, sembrerebbe che non abbiamo potenza sufficiente che tutto possiamo fare, amore che tutto possiamo vincere, sapienza che di tutto possiamo disporre. Quindi, i figli del nostro Volere serviranno a farci compiere la nostra Volontà in loro, e perciò essi saranno la nostra gloria, il nostro trionfo, la nostra vittoria; saranno i veri nostri figli, che porteranno non solo la nostra Immagine, ma la Vita dello stesso Padre Celeste come Vita propria, risiedente in loro. Questi nostri figli saranno Vita nostra, cieli nostri, soli nostri, ed oh! come ci diletteremo di creare in essi venti che soffiano amore, mari che mormorano ti amo, ti amo; tutto troveremo in essi, non ci sarà più diversità tra il Cielo e la terra; per Noi formeranno una sola cosa, tanto tenerla con Noi in Cielo, tanto tenerla con Noi in terra. Perciò ti stia a cuore la cosa che più ti deve interessare, di vivere nel nostro Voler Divino; il nostro amore troverà il suo riposo, il suo sfogo, la sua pace in te, ed il principio della nostra felicità sulla terra nel cuore della creatura. La nostra Volontà ti starà sempre sopra, per far crescere la nostra Vita in te, ed il nostro amore ti darà il suo soffio continuo, per amarti sempre di nuovo amore, e per ricevere il tuo come sfogo e contraccambio del suo”.
(5) Dopo ciò, il mio amato Gesù ha soggiunto, ma con una tenerezza indicibile, da sentirmi spezzare il cuore:
(6) “Figlia mia buona, il dirti che cosa fa la mia Volontà con la creatura, come sta con essa, se tutti lo sapessero, si getterebbero nelle sue braccia, senza mai distaccarsene. Tu devi sapere che Essa le fa da vera Mamma: con le sue mani creatrici la crea e la concepisce nel seno materno, né la lascia mai sola, neppure un istante; in questo seno materno, come dentro d’un sacrario la forma, le dà l’uso delle membra, la cresce col suo soffio, le dà il calore, e quando l’ha ben formata, la fa nascere alla luce del giorno. Ma non la lascia mai sola; più che madre le sta sempre sopra, la vigila, l’assiste, le dà il moto, l’articolazione alle membra, il respiro, il palpito, e come cresce, così le dà l’uso della parola, il passo ai piedi. Non vi è cosa che fa la creatura che non la faccia insieme, per darle l’uso della vita umana. Sicché il principio della vita umana, tanto dell’anima quanto del corpo, sono tutti formati dalla mia Volontà, e vi si resta dentro, come a suo rifugio, per darle vita perenne.
(7) Ora figlia mia, fino a tanto che non incomincia la colpa nella creatura, tutto è Volontà mia, e come incomincia la colpa, così incominciano le lacrime, i dolori di questa Madre Celeste. Oh! come rimpiange il figlio suo, ma non lo lascia; il suo amore la lega a vivere in quella creatura per darle vita, e sebbene si sente come soffocare la sua Vita Divina, e forse neppure conosciuta né amata, il suo amore è tanto che segue la sua vita, ancorché la offendesse, per farle una sorpresa d’amore per salvare il figlio suo. La nostra bontà, il nostro amore è tanto, che tentiamo tutte le vie, usiamo tutti i mezzi per strapparlo dal peccato, per metterlo in salvo, e se non ci riusciamo in vita, facciamo l’ultima sorpresa d’amore nel punto della morte. Or, tu devi sapere che in quel punto è l’ultima spia d’amore che facciamo alla creatura, e la corrediamo di grazie, di luce, di bontà; ci mettiamo tali tenerezze d’amore, da ammollire e vincere i cuori più duri, e quando la creatura si trova tra la vita e la morte, tra il tempo che finisce e sta per incominciare l’Eternità, quasi nell’atto che l’anima sta per uscire dal corpo, Io, il tuo Gesù, mi faccio vedere con una amabilità che rapisce, con una dolcezza che incatena e raddolcisce le amarezze della vita, specie di quel punto estremo; poi, il mio sguardo, la guardo, ma con tanto amore da strapparle un atto di dolore, un atto d’amore, un’adesione alla mia Volontà. Ora, in quel punto di disinganno, nel vedere, nel toccare con mano quanto le abbiamo amato e amiamo, sentono tale dolore che si pentono di non averci amato, e riconoscono la nostra Volontà come principio e compimento della loro vita, e come soddisfazione accettano la morte, per compiere un atto di nostra Volontà. Perché tu devi sapere che se la creatura non facesse neppure un atto di Volontà di Dio, le porte del Cielo non vengono aperte, né viene riconosciuta come erede della patria celeste, né gli angeli e i santi la possono ammettere fra loro, né lei vorrebbe entrarci, perché conoscerebbe che non le appartiene. Perciò senza della nostra Volontà non vi è né santità vera, né salvezza, e quanti ne vengono salvati in virtù di questa nostra spia tutta d’amore, meno che i più perversi e ostinati, sebbene converrà loro fare la lunga tappa del purgatorio. Perciò il punto della morte è la nostra pesca giornaliera, il ritrovamento dell’uomo smarrito”.
(8) Dopo ha soggiunto: “Figlia mia, il punto della morte è l’ora del disinganno, e tutte le cose si presentano in quel punto, l’una dopo l’altra, per dirle addio, la terra per te è finita, incomincia per te l’eternità. Succede per la creatura come quando si trova chiusa in una stanza, e le viene detto: “Dietro a questa stanza vi è un’altra stanza, nella quale vi è Dio, il paradiso, il purgatorio, l’inferno, insomma l’eternità”. Ma essa nulla vede; se le sente asserire dagli altri, e siccome quelli che le dicono neppure le veggono, le dicono in modo quasi da non farsi credere, non dando una grande importanza da far credere realtà, certezza, ciò che dicono in parole. Ora, un bel giorno cadono le mura, e vede con gli occhi ciò che prima le dicevano; vede il suo Dio Padre, che con tanto amore la ha amato; i benefizi, uno per uno che le ha fatto, e lesi tutti i diritti di amore che gli doveva; come la sua vita era di Dio, non sua. Tutto le si fa davanti, eternità, paradiso, purgatorio, inferno; la terra le sfugge, i piaceri le voltano le spalle, tutto sparisce, e solo le è presente ciò che sta in quella stanza di cui sono cadute le mura, qual è l’eternità. Che cambiamento succede per la povera creatura. La mia bontà è tanta che voglio tutti salvi, che permetto che queste mura cadano quando le creature si trovano tra la vita e la morte, tra l’uscire l’anima dal corpo per entrare nell’eternità, affinché almeno mi facciano un atto di dolore e di amore, e riconoscano la mia Volontà adorabile sopra di loro. Posso dire che do loro un’ora di verità, per metterle in salvo. Oh! se tutti sapessero le mie industrie d’amore che faccio nell’ultimo punto della vita, affinché non mi sfuggano dalle mie mani più che paterne, non aspetterebbero quel punto, ma mi amerebbero per tutta la vita”.