MaM
Messaggio del 21 novembre 1985:Cari figli! Desidero ricordarvi che questo è un tempo privilegiato per voi della parrocchia. D'estate dite che siete molto occupati. Adesso non avete particolari lavori nei campi; perciò lavorate su di voi personalmente! Venite a Messa, perché questo è un tempo che vi è dato in dono. Cari figli, sono in molti a venire regolarmente (a Messa), anche se fa cattivo tempo, perché mi vogliono bene e desiderano manifestare in modo speciale il loro amore. Vi chiedo di dimostrare il vostro amore col venire a Messa; il Signore vi ricompenserà largamente. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 35-38 Marzo 16, 1938 Il Fiat Divino giunge a contare i respiri, i minuti per far ritornare le creature a vivere in Esso. Nella Divina Volontà, le cose, le pene, si cambiano, da umane diventano divine.

(1) Mi sembra che il Voler Divino mi aspetta, mi vuole, sospira che in ogni istante entri in Esso per rientrare in tutti gli atti miei, e se mai sia, il Cielo mi guardi, sfuggo qualche istante, si sente isolato e rimpiange inconsolabilmente la compagnia della sua creatura, e nel suo dolore dice: “Come, mi lasci? Per te mi lasciai nelle sfere, nel sole, nell’aria, per farti compagnia e ricevere la tua, ma sai perché? Per amarti ed essere amato, e per poter dire: Ciò che faccio nel Cielo nel nostro Essere Divino, lo faccio nelle sfere, lo voglio fare nella mia amata creatura, ma se tu non stai nel mio Volere, tu ti apparti da Me ed Io da te, e resto isolato, ma nel mio dolore non lascio di chiamarti”. Volontà Divina, quanto mi ami, quanto sei amabile e ammirabile. Onde io sentivo il dolore della sua solitudine, ma il mio dolce Gesù, ripetendomi la sua visitina, mi ha detto:

(2) “Figlia mia buona del mio Volere, l’aspettazione è una delle nostre pene più grandi, ci tiene come in sentinella, giungiamo a contare i respiri, i palpiti, i minuti che non ce la sentiamo con Noi per far sentire il nostro amore nel suo, e amarci d’un solo amore, ci sentiamo come affiatati con la creatura, e come vittoria la portiamo nel nostro grembo divino. Perciò senza di essa, i minuti ci paiono secoli, e sospiriamo il suo ritorno. Molto più, che come entra nel nostro Volere e ci chiede che la nostra Volontà venga a regnare sulla terra, facciamo festa, perché vuole ciò che vogliamo Noi, che è cosa grande e la più bella di tutte, che la creatura vuole ciò che vuole il suo Creatore, questo forma il nostro riposo, ed il nostro amore sorride e si quieta.

(3) Ora, come chiede che il nostro Volere venga a regnare, essa bussa a tutte le cose create, al sole, al vento, al cielo, alle stelle, a tutto. Io, che vi domino dominante in esse, come sento picchiare apro tutte le porte e mi metto in via per venire a regnare. Ma non si arresta, sale più su, e picchia alla nostra Divinità, a tutti gli angeli e santi, e da tutti mi fa chiedere che venga il mio Fiat. Come è dolce il suo picchio penetrante, imperante, che tutti aprono, si mettono tutti sull’attenti, dà da fare a tutti, e tutti chiedono ciò che essa vuole. Perciò il vivere nel nostro Volere muove Cielo e terra, mette in attitudine le nostre opere per una causa sì santa”.

(4) Dopo ciò ha soggiunto: “Figlia mia, vuoi sapere il perché vogliamo che la creatura viva nel nostro Volere Divino? Perché vogliamo darle sempre nuovi doni, nuovo amore, nuovi carismi, vogliamo dirle sempre cose nuove del nostro Essere Divino; ed essa, che deve ricevere ed ascoltarci, se non vive nel nostro Volere, non terrà posto dove mettere i nostri doni, e Noi non usciamo i nostri doni se non abbiamo dove depositarli, e restiamo col dolore che vogliamo dare e non possiamo; siamo come soffocati dall’amore e non possiamo alleggerirci, perché non vi è chi lo prenda, e siamo costretti a vedere la creatura povera, debole, ignorante. Che dolore, mentre nel nostro Volere mettiamo in comune i beni nostri, e le andiamo sempre dicendo: Prendi ciò che vuoi, e per riconoscenza dacci il piccolo tributo del tuo amore e della tua volontà. Perciò figlia mia, facciamo i patti, mettiamoci d’accordo, ché Io devo sempre darti, e tu devi sempre darmi il tuo piccolo amore; così staremo sempre in comunicazione, avremo sempre che fare insieme, ameremo d’un solo amore, saremo felici d’una stessa felicità”.

(5) Onde, stando sofferente con una irrequietezza che non sapevo come mettermi, il mio dolce Gesù, ritornando, ha ripreso a dire:

(6) “Figlia mia, le mie pene baciano le tue, le abbracciano, le soffiano col loro amore, le immedesimano con le mie, e le fanno prendere vita nelle stesse mie pene, e ricevono il valore infinito ed il bene che fanno le mie stesse pene. Nella mia Volontà, le cose, le pene, si cambiano, da umane diventano divine, sento che non è la creatura che soffio, ma Io stesso me le formo, me le creai quelle pene per soffrirle nella mia amata creatura, è la mia Vita ripetente in essa col corteggio delle mie pene, e perciò le chiamo pene mie, e se tu sapessi che ne faccio di queste pene: Le metto tra il Cielo e la terra come gloria e amore perenne al mio Celeste Padre, come difesa e rifugio delle creature, come rimorso a chi mi offende, come grido d’amore a chi non mi ama, come luce a chi non mi conosce; insomma, le faccio fare tutti gli uffici di bene che ci vogliono presso le creature. Perciò lasciami fare, sono lavori che vuol fare il tuo Gesù, e solo li posso fare in chi vive nella mia Volontà”.