MaM
Messaggio del 2 marzo 2007:Oggi vi parlerò di quello che avete dimenticato. Cari figli, il mio nome è amore, per questo sono con voi così tanto del vostro tempo, e questo è amore, perchè un grande amore mi manda. Cerco da voi lo stesso. Chiedo l'amore nelle vostre famiglie. Chiedo che nel vostro fratello riconosciate l'amore. Solo così, tramite l'amore, vedrete il volto del più grande amore. Che il digiuno e la preghiera siano la vostra guida. Aprite i vostri cuori all'amore, anzi alla salvezza. Grazie.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 35-33 Febbraio 14, 1938 Gli atti di chi vive nella Divina Volontà si stendono sopra tutti e si fanno narratori dell’Ente Supremo. Nel creare alla Vergine, creava il perdono.

(1) Il mio volo continua nel Volere Divino, oh! come mi sento sperduta nella sua Immensità. E’ tanta la sua potenza e attività, che quando opera nell’atto della creatura, quell’atto lo vuol dare a tutti; vuol riempire Cieli e terra, per far vedere e sentire ciò che sa fare, e come sa amare. Io sono restata sorpresa, ed il mio amato Gesù, visitando la piccola anima mia, tutto bontà mi ha detto:

(2) “Figlia mia benedetta, è tanto l’amore della mia Volontà nell’operare nell’atto della creatura, che dà dell’incredibile. Essa, come opera, vuole che tutti subiscano quell’atto e lo facciano come atto proprio. Col suo soffio onnipotente mette in volo quell’atto e lo fa subire al sole, al cielo, alle stelle, al vento, al mare, fino all’aria che tutti respirano; vola più su, fin nelle regioni Celesti, e tutti, angeli e santi, la Regina Madre, fin la stessa nostra Divinità, subiscono quell’atto, in modo che subendolo ognuno, devono poter dire: “Quest’atto è mio”. Ma sai perché? E’ tanto il suo amore, che vuole che il suo atto lo posseggano tutti, e dà vita a ciascuno. Vuole decorare, ornare, investire con la sua virtù creante tutto e tutti, per ricevere la gloria, l’amore, l’onore che possiede il mio Volere da tutto e da ciascuno. Il mio Volere non si arresta mai, allora è contento quando vede che il suo atto ha riempito tutto, e come trionfo porta con Sé la creatura che gli ha dato la libertà di farlo operare nell’atto suo, per farlo conoscere ed amare da tutti. Queste sono le nostre feste, le nostre pure gioie della Creazione, poter mettere del nostro nella creatura, come se volessimo duplicare la nostra potenza, immensità, amore e gloria, fino all’infinito, nell’atto umano della creatura. Né ciò è da meravigliarsi; la nostra Volontà Divina si trova dappertutto, quindi i nostri atti con cui vengono animati gli atti di esse, volano e si rifugiano nel nostro Volere, fin nei più piccoli nascondigli dove Esso si trova, e questi ci servono come ricambio d’amore di tutta la Creazione, come la più dolce nostra compagnia e come narratori del nostro Ente Supremo, perciò il nostro amore è esuberante per chi vuol vivere nel nostro Fiat, siamo tutt’occhi sopra di lui, stiamo quasi alla spia per vedere quando ci pesta il suo atto per farci mettere in opera la nostra virtù creante, essa è per Noi il nostro sfoggio d’amore, l’attività della nostra potenza, e si fa ripetitrice della nostra stessa Vita”.

(3) Dopo ciò seguivo il mio giro nel Voler Divino, ed il mio dolce Gesù trasportava la mia piccola volontà nell’atto creante della sua. Mio Dio, quante sorprese, la mia povera intelligenza si perde, non sa dir nulla; ed il mio sempre amabile Gesù, ripetendo la sua breve visitina, tutto bontà mi ha detto:

(4) “Mia buona figlia, il nostro Fiat nella Creazione fece sfoggio del nostro amore operante, potente e sapiente, in modo che tutte le cose create sono pregne del nostro amore, potenza, sapienza e bellezza inenarrabile. Possiamo chiamarle le amministratrici del nostro Ente Supremo. Invece, nella creazione della Sovrana Regina passammo più oltre, il nostro amore non si contentò dello sfoggio, ma si volle atteggiare a pietà, a tenerezza, e a compassione sì profonda ed intima, come se si volesse convertire in lacrime per amore delle creature. Ecco perciò, come il nostro Fiat si pronunziò per crearla e chiamarla a vita, creava il perdono, la misericordia, la riconciliazione tra Noi e l’umano genere, e lo depositammo in questa Celeste e Santa Creatura, come Amministratrice tra i nostri ed i figli suoi. Sicché la Sovrana Signora possiede mari di perdono, di misericordia, di pietà, e mari lacrimanti del nostro amore, in cui può involgere tutte le generazioni, rigenerate in questi mari creati da Noi in Essa, di perdono, di misericordia, e di una pietà sì tenera, da ammollire i cuori più duri. Figlia mia, era giusto che tutto venisse depositato in questa Madre Celeste, perché dovendo possedere il regno della nostra Volontà, venisse tutto a Lei affidato, Essa sola tiene posto sufficiente per poter possedere i nostri mari da Noi creati, con la sua potenza creante e conservante mantiene integro ciò che crea, senza mai scemarsi, ad onta che diamo sempre. Perciò, dove non c’è la nostra Volontà non possiamo né dare, né affidare, né deporre; non troviamo posto; il nostro amore resta inceppato alle tante opere belle che vogliamo fare nelle creature. Solo in questa Sovrana Signora non trovò inceppo il nostro amore, e perciò sfoggiò tanto e fece tante meraviglie, fino a darle la fecondità divina per farla Madre del suo Creatore”.

(5) Onde il mio amato Gesù mi faceva presenti tutti gli atti che faceva insieme con la sua Mamma Celeste, e mentre operavano, i mari d’amore dell’uno e dell’altra si formavano uno solo, e alzando le loro onde sino al Cielo investivano tutto, fino la nostra Divinità, che formando pioggia fitta d’amore sul nostro Essere Divino portava l’amore di tutti, il refrigerio, il balsamo con cui restava raddolcito, e cambiava la Giustizia in trasporto d’amore per le creature. Si può dire che il nostro amore rigenerò di nuovo amore l’umana famiglia, e Dio la amò con doppio amore, ma dove? Nella Regina e nel suo caro Figlio.

(6) Ora senti un’altra sorpresa: Quando Io, piccolo bambino succhiavo il latte dalla mia Mamma, Io succhiavo le anime, perché Lei ne teneva il deposito, e nel darmi il latte depositava in Me tutte le anime, perché voleva che Io le amassi, dessi il bacio a tutte, e ne formassi la sua e la mia vittoria; non solo ciò, ma nel darmi il latte mi faceva succhiare la sua Maternità, le sue tenerezze, e si imponeva su di Me col suo amore, perché Io amassi le anime con amore Materno e Paterno, ed Io ricevevo in Me la sua Maternità, le sue tenerezze indicibili, e così amavo le anime con amore Divino, Materno e Paterno. Onde dopo che me le depositava tutte, Io, con un mio stratagemma d’amore, con un respiro, con un mio dolce sguardo, le depositavo di nuovo nel suo materno cuore, e per contraccambiarla le davo il mio Paterno amore, il mio amore Divino che è incessante, fermo, irremovibile, che giammai si muta, perché l’amore umano facilmente si cambia, ed Io volevo che la mia inseparabile Madre avesse le stesse prerogative del mio amore, e le amasse come le sa amare un Dio. Sicché in ogni atto che facevamo, dal più piccolo al più grande, erano scambi di deposito di anime che facevamo, Io in Essa, e Lei in Me, anzi posso dire che duplicavamo questo deposito d’anime, perché ciò che Io ricevevo dalla mia cara Mamma, lo custodivo con somma gelosia nel mio cuore divino come il più gran dono che mi faceva, e Lei ricevendo il mio dono, teneva tale gelosia, che metteva tutta la sua Maternità in attitudine, per custodire il dono che le faceva il Figlio suo. Ora, in questi scambi di deposito che facevamo, il nostro amore cresceva e amava con nuovo amore tutte le creature, formavamo dei progetti come più amarle e come vincere tutte a via d’amore, ed esponevamo la nostra Vita per metterle in salvo”.