(1) Il mio volo nel Voler Divino continua, e mentre stavo facendo la visita a Gesù in Sacramento, volevo abbracciare tutti i tabernacoli e ciascun’Ostia Sacramentale, per far vita insieme col mio prigioniero Gesù, e pensavo tra me: “Che sacrificio, che lunga prigionia, non di giorni, ma di secoli, povero Gesù, ne fosse almeno contraccambiato!” Ed il mio amato Gesù, visitando la piccola anima mia, tutto immerso nelle sue fiamme d’amore mi ha detto:
(2) “Figlia mia buona, la mia prima prigione fu l’amore, m’imprigionò tanto, che non avevo libertà né di respirare, né di palpitare, né di operare, se non fosse imprigionato nel mio amore. Sicché fu il mio amore che mi imprigionò nel tabernacolo, ma con ragione e con somma e divina sapienza. Ora, tu devi sapere che le catene del mio amore mi fecero partire dal Cielo nella mia Incarnazione. Partii per scendere in terra in cerca dei figli miei e fratelli, per formare a loro col mio amore tante prigioni d’amore, da non potersene uscire, ma mentre partii restai in Cielo, perché il mio amore facendomi prigione, mi legò nelle plaghe celesti. Ora, avendo compiuto la mia carriera quaggiù, partii per il Cielo, e restai imprigionato in ogni Ostia Sacramentale; ma sai perché? Il mio amore, facendomi dolce prigionia mi disse: “Il tuo scopo perché scendesti dal Cielo in terra non è compiuto, il regno della nostra Volontà, dov’è? Né esiste, né è conosciuto, quindi, restati in prigione in ogni Ostia Sacramentale, così non sarà un solo Gesù come nella tua Umanità, ma tanti Gesù per quante Ostie Consacrate esisteranno; tante tue Vite faranno breccia e furore d’amore innanzi alla Divinità, e breccia e furore d’amore ad ogni cuore che ti riceverà. Avranno una parolina da dire per far conoscere il nostro Volere, perché queste Vite, quando scenderanno nei cuori, non saranno Vite mute, ma parlanti, e Tu parlerai nel segreto dei loro cuori del nostro Fiat, sarai il Portatore del nostro regno”. Quindi, Io vidi giuste le pretensioni del mio amore, e volentieri mi restai in terra per formare il regno della mia Volontà fino ad opera compiuta. Vedi, se Io partii per il Cielo e mi restai in terra, la mia Vita sparsa in tante Ostie Sacramentali non sarà inutile quaggiù, formerò con certezza il regno del mio Volere; né Io mi sarei restato se sapessi di non dovere ottenere l’intento, molto più che mi porta più sacrificio della mia stessa Vita mortale, quante lacrime segrete, quanti sospiri amari in mezzo a tante fiamme d’amore che mi divorano, e vorrei divorare tutti nel mio amore, per far risorgere a novella Vita le anime che devono vivere nel mio Voler Divino. Dal centro del mio amore uscirà questo regno. Esso brucerà i mali della terra; farà conto su di sé stesso, armerà la sua Onnipotenza, e a tante sue vincite vincerà il nostro regno in mezzo alle creature, per darlo a loro. Né fui contento di restarmi Io prigioniero, ma il mio amore, divampandomi di più, mi fece scegliere te, per farti prigioniera, con catene sì forti da non potermi sfuggire, come sfogo del mio amore e compagnia della mia prigionia, per poterti parlare a lungo del mio Volere, delle sue ansie e sospiri, ché vuole regnare, e come un pretesto del mio amore per dire innanzi alla Maestà Suprema: “Una creatura della razza umana è già nostra prigioniera; con essa parliamo della nostra Volontà, per farla conoscere e stendervi il suo regno”. Questa prigioniera è come caparra per tutta l’umana famiglia, che con diritto dobbiamo dare il nostro regno; posso dire che ogni Vita mia Sacramentale sono tante caparre che vi do, sufficienti per accaparrare il mio regno ai figli miei; ma alle tante mie caparre, il mio amore ha voluto aggiungere la caparra d’una semplice creatura che porta i segni della mia prigionia, come rinsaldare le parti tra creatura e Creatore, e così venire a compimento ed ultimare il regno della nostra Volontà in mezzo alle creature.
(3) Da ogni tabernacolo le mie preghiere sono incessanti, perché le creature conoscano la mia Volontà per farla regnare, e tutto ciò che soffro, lacrime e sospiri, lo spedisco al Cielo per muovere la Divinità a concedere una grazia sì grande, lo spedisco ad ogni cuore, per muoverli a compassione delle mie lacrime e pene, per farli arrendersi a ricevere un tanto bene”.
(4) Gesù ha fatto silenzio, ed io pensavo tra me: “Il mio caro Gesù col farsi prigioniero, ha fatto un atto d’eroismo sì grande, che solo un Dio poteva fare; ma mentre è prigioniero è anche libero, tanto vero, che in Cielo è libero, gode la pienezza della sua libertà; non solo, ma anche in terra, quante volte non se ne viene alla volta mia senza veli sacramentali? Ma con l’aver reso prigioniera la mia povera esistenza, l’ha fatto proprio grossa, e Lui sa in che stretta prigionia mi mette, e come sono dure le mie catene; né io posso fare come fa Lui, che mentre è prigioniero è libero, la mia prigione è continua”. Ma mentre ciò pensavo, ha ripreso il suo dire col dirmi:
(5) “Figlia mia, povera figlia, hai subito la mia stessa sorte. Quando il mio amore vuol fare un bene, non risparmia nulla, né sacrifici, né pene, pare come se non si volesse dar ragione, tutto il suo intento è di far sorgere il bene che vuole. E poi, certo che dovevo farla grossa, non si trattava di un bene qualsiasi, ma di un regno di Volontà Divina da stabilire sulla terra. Questo bene sarà tanto grande, che nessun altro bene potrà paragonarsi a questo, tutti gli altri beni saranno come tante goccioline di fronte al mare, come piccole luci di fronte al sole. Perciò non ti meravigliare se l’ho fatta grossa, come tu dici. La tua continua prigionia entrava come necessità del mio amore, per darmi la compagnia e farmi parlare delle conoscenze della mia Volontà, che tanto mi stavano a cuore e sentivo il bisogno di farle conoscere. E tu devi sapere che come ti parlo di Essa, il mio amore ti paga e ti sprigiona dai ceppi della tua volontà umana, e ti rende libera nei campi dei domini del regno del mio Volere. A questo sono dirette le conoscenze di Esso, a sprigionare la creatura dalla sua volontà, dalle sue passioni, dalle sue miserie. Perciò ringraziami di quello che ho disposto di te, il mio amore ti saprà pagare e terrà conto anche di un tuo respiro e un istante della tua prigionia”.
(6) Dopo ciò seguivo a pensare ai prodigi del Voler Divino, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:
(7) “Figlia del mio Volere, come il tuo Gesù disse nello scendere dal Cielo in terra: “Parto e resto”, così quando salì al Cielo disse: “Resto e parto”. La mia stessa parola ripete nello scendere Sacramentato nelle creature: “Parto e resto nei tabernacoli”. Così chi vive nella mia Volontà, in tutti i suoi atti può dire la mia stessa parola: Come incomincia il suo atto, così viene formato il suo Gesù nell’atto suo; la mia Vita tiene virtù di moltiplicarsi all’infinito, quante volte voglio, quindi può dire con tutta verità: “Parto e resto”. Parto per il Cielo per beatificarlo, per raggiungere la mia sede e far conoscere a tutti il mio caro Gesù che ho racchiuso nel mio atto, affinché lo godino e amino; resta in terra come vita mia, sostegno e difesa di tutti i miei fratelli”. Come è bello un atto nella mia Volontà”.