(1) Continuo il mio volo nel Voler Divino, e pensavo tra me: “Il vivere nel Volere Divino dà dell’incredibile, come si può vivere in Esso, se sono tante le miserie, le debolezze che si sentono, gli incontri, le circostanze, che per quanto si sentono, pare che il Voler Divino con la sua luce vuole investire tutto, e col suo amore tutto bruciare, per fare che tra la creatura e Lui nulla deve esistere che non sia Volontà sua e amore”. Ma mentre ciò pensavo, il mio caro Gesù, che sta come alla vedetta per spiare, per vedere se passa qualche cosa in me che non sia Volontà sua, mi ha detto:
(2) “Figlia mia buona, è tanta la mia gelosia per chi vive nella mia Volontà, che non tollero né un pensiero, né una debolezza o altro che non abbia vita in Essa. Ora, tu devi sapere che per passare a vivere nella mia Volontà, ci vuole decisione da parte di Dio, e decisione ferma da parte della creatura di vivere in Essa. Ora, questa decisione viene animata da una vita nuova, da una fortezza Divina, da renderla inespugnabile a tutti i mali e circostanze della vita. Questa decisione non subisce cambiamenti, perché quando Noi decidiamo, non ci mettiamo a decidere coi fanciulli che fanno un giuoco delle loro decisioni, ma con chi sappiamo che deve resistere, perciò mettiamo del nostro, affinché non venga meno. Può essere che senta le miserie, i mali, le debolezze, ma questo dice nulla, perché innanzi alla potenza e santità del mio Volere, questi muoiono, sentono la pena della morte e fuggono; molto più che queste miserie non sono parto della volontà umana, perché essa sta inabissata nel mio Volere, quindi non può volere se non ciò che voglio Io, e molte volte il mio Volere se ne serve di queste miserie per farne delle più belle conquiste e stendervi sopra di esse la sua Vita, formare il suo regno, stendervi il suo dominio e convertire le debolezze in vittorie e trionfi, perché per chi vive in Esso, tutto deve servire a Lui come il più bello amore che la creatura dà a Colui che forma la sua vita, quasi come servono le pietre, i mattoni, le macerie, a colui che vuol farsi una bella abitazione.
(3) Ora, tu devi sapere che prima di entrare a vivere nel nostro Volere, purifichiamo tutto, copriamo e nascondiamo tutto nel nostro amore, in modo che non dobbiamo vedere in essa che amore. Quando il nostro amore tutto ha nascosto, anche le miserie, allora prende posto nel nostro Volere; anzi, ogniqualvolta emette i suoi atti, prima viene purificata e poi la investe e ne fa quello che vuole. Figlia mia, nella mia Volontà non ci sono né giudizi né giudici, perché è tale e tanta la santità, l’ordine, la purezza, l’utilità dei nostri modi, che devono chinare la fronte e adorare ciò che facciamo; perciò non perdere la pace, né ti occupare delle miserie e circostanze, ma lasciale in balia della mia Volontà, affinché ne faccia i suoi portenti d’amore”.
(4) Dopo ha soggiunto: “Figlia mia, tutto ciò che la creatura fa nella mia Divina Volontà, prima viene formato in Cielo, nel giorno eterno che non conosce notte. Già tutta la corte celeste sta a giorno che una creatura della terra si è rifugiata nella sua patria celeste, che è già sua; ma per fare che? Per entrare nel centro del Fiat e chiamare la sua potenza, la sua virtù creatrice, per darle l’occasione di farla operare nell’atto suo. Oh! con quanto amore viene accolta non solo dal Voler Divino, ma pure dalla Trinità Sacrosanta, se l’affiatano, imbalsamano l’atto, vi soffiano dentro con la loro potenza creatrice, e vi formano tali meraviglie di quell’atto, che tutto il Cielo sente tale gioia e felicità, che fanno risuonare le regioni celesti delle loro voci armoniose: Grazie, grazie, ché ci avete dato il grande onore d’essere spettatori della tua Volontà operante nell’atto della creatura, sicché il Cielo viene allagato di nuove gioie e nuovi contenti, in modo che tutti restano legati, riconoscenti, e la chiamano tutti la nostra benvenuta. Questa più che celeste creatura si sente riamata da Dio di doppio amore, si sente inondata da nuovi mari di grazie; come è risalita al Cielo, facendosi portatrice degli atti suoi, facendo formare in essi le meraviglie di Dio, così vi ridiscende facendosi portatrice di ciò che Dio ha operato nell’atto suo, vi allaga la terra, investe la Creazione tutta, affinché tutti possano ricevere la gloria, la gioia delle meraviglie del Fiat Divino operato nell’atto della creatura. Non vi è omaggio, amore, gloria più grande che essa ci può dare, che farci fare quel che vogliamo negli atti suoi. Possiamo fare le meraviglie più grandi, senza che nessuno ci presti nulla e senza che neppure ce lo dicano, come facemmo nella Creazione, nessuno ci disse nulla, eppure quante meraviglie non creammo, ma allora non vi era nessuno, né chi ci potesse prestare neppure un sospiro come pretesto del nostro amore e rifugio dove poggiare le nostre meraviglie creatrici; ma ora ci sono quelli che ce lo possono dire e darci la molteplicità dei loro piccoli atti, anche naturali, perché anche la natura è nostra, e tutto può servire a Noi per formare in essa le più grandi meraviglie. Il nostro amore prova più gusto, la nostra potenza resta più esaltata nel fare le nostre meraviglie più grandi nel piccolo cerchio dell’atto della creatura, che fuori di esso. E poi, sono i soliti pretesti del nostro amore, che per dare va trovando l’occasione per poter dire: “Mi ha dato, le ho dato, è vero che è piccolo, ma nulla si è ritenuto per sé, quindi è giusto che Io deva darle tutto, anche Me stesso”.