(1) La mia povera mente era occupata dalle grandi meraviglie e prodigi che sa fare il Voler Divino se regna nella creatura, e pensavo tra me: “Che sorte felice vivere in Esso, fortuna più grande non ci può essere né in Cielo né in terra. Ma come può mai venire a regnare sulla terra, se i mali, i peccati, abbondano tanto che fanno raccapricciare? Solo una potenza divina, con un suo prodigio dei più grandi può farlo, altrimenti il regno della Divina Volontà starà in Cielo, ma non sulla terra”. Ma mentre ciò pensavo, il mio caro Gesù, la dolce mia vita, visitando la povera anima mia, con una bontà indicibile mi ha detto:
(2) “Figlia mia buona, è decretato nel concistoro della Trinità Sacrosanta, che la mia Divina Volontà avrà il suo regno sulla terra, e quanti prodigi ci vorranno, li faremo; non risparmieremo nulla per avere ciò che Noi vogliamo. Ma Noi nell’operare usiamo sempre i modi più semplici, ma potenti, da travolgere Cieli e terra, creature tutte nell’atto che vogliamo. Tu devi sapere che nella Creazione, per infondere la vita all’uomo, non ci volle che il nostro alito onnipotente; ma quanti prodigi in quell’alito! Creammo l’anima dotandola con le tre potenze, vera immagine della nostra Trinità adorabile. Con l’anima ebbe il palpito, il respiro, la circolazione del sangue, il moto, il calore, la parola, la vista. Che cosa ci volle per fare tutti questi prodigi nell’uomo? L’atto più semplice nostro, armato della nostra potenza, cioè il nostro alito, e della corsa del nostro amore, che non potendo contenerlo, correva, correva verso di lui, fino a farne il più gran prodigio di tutta l’opera creatrice. Ora figlia mia, l’uomo col non vivere nel nostro Voler Divino, le sue tre potenze sono state oscurate, e la nostra immagine adorabile deformata in lui, in modo che ha perduto il primo palpito d’amore di Dio nel suo, il respiro divino nel suo respiro umano, cioè, non che l’ha perduto, non lo sente, quindi non sente la circolazione della Vita Divina, il moto del bene, il calore dell’amore supremo, la parola di Dio nella sua, la vista da poter guardare il suo Creatore, tutto è restato oscurato, affievolito e forse anche deformato. Ora, che cosa ci vuole per ripristinare quest’uomo? Ritorneremo di nuovo ad alitarlo con più forte e crescente amore, lo aliteremo nel fondo dell’anima, lo fiateremo più forte nel centro della sua volontà ribelle, ma tanto forte da scuotergli i mali di cui è avvinto; le sue passioni resteranno atterrate e atterrite innanzi alla potenza del nostro alito, si sentiranno bruciare dal nostro fuoco divino, e la volontà umana sentirà la Vita palpitante del suo Creatore, che essa, come velo, lo nasconderà in sé, e ritornerà ad essere il portatore del suo Creatore. Oh! come si sentirà felice, col nostro alito lo ripristineremo, lo risaneremo, faremo come una madre tenerissima, che avendo il suo figlio storpio, a via di alito, di fiati, di soffio, si versa sopra il figlio suo, e allora lascia di fiatarlo quando lo ha risanato e reso bello come lei lo voleva. La potenza del nostro alito non lo lascerà; allora cesseremo di soffiarlo quando lo vedremo ritornare nelle nostre braccia paterne, bello come Noi lo vogliamo, e allora ci sentiremo che il figlio ha riconosciuto la nostra paterna bontà, che tanto lo amiamo.
(3) Vedi dunque che ci vuole per far venire a regnare la nostra Volontà sulla terra: La potenza del nostro alito onnipotente, con esso rinnoveremo la nostra Vita in lui. Tutte le verità che ho manifestato, i grandi prodigi del vivere nel mio Volere, saranno le proprietà più belle, più grandi, di cui gli farò dono. Anche questo è un segno certo che verrà il suo regno sulla terra, perché se parlo, primo faccio i fatti e poi parlo, la mia parola è la conferma del dono, dei prodigi che voglio fare. Quindi, a che pro esporre le mie proprietà divine, farle conoscere, se non dovesse venire il suo regno sulla terra?
(4) Ora continuo sullo stesso argomento del giorno 18 Dicembre, come gli atti nostri fatti nel Voler Divino si cambiano in Vita. Onde pensavo tra me: “E tante opere buone, ma non uscite da dentro il Voler Divino, che mancando il suo germe di Vita non possono essere Vita, ma opere, che cosa saranno nell’ordine divino? ” Ed il mio dolce Gesù, sempre benigno ha soggiunto:
(5) “Figlia mia, possedendo in natura la sua Vita Creatrice, non è maraviglia che ogni atto di creatura, anche un piccolo ti amo, fatto nel mio Volere, questo viene come maturato nel centro della sua Vita Divina, e come connaturale riacquisti la Vita; tutto ciò che si fa in Esso viene rigenerato nel nostro eterno amore, e acquistano la lunga figliolanza di tante Vite Divine che sono esclusivamente nostre. Ora, le opere buone non fatte nel mio Volere, possono essere nella nostra opera creatrice tanti belli ornamenti, chi più, chi meno belli, ma vita non mai. Anche nell’ordine della Creazione ci sono vite e ci sono ornamenti: I fiori non sono vite, eppure formano un bell’ornamento alla terra, però non permanente; i frutti non sono vita, ma servono ad alimentare l’uomo, e a fargli gustare le tante svariate dolcezze, ma non sono duraturi, e non sempre li può gustare quante volte vuole; se i fiori, i frutti fossero vite, l’uomo li potrebbe godere quante volte volesse. Il sole, il cielo, le stelle, il vento, il mare, non sono vite, ma siccome sono opere nostre, quanti beni non fanno? Prima servono come la più bella primaria abitazione dell’uomo. Che cosa sono le loro abitazioni a confronto della grande abitazione che facemmo Noi di tutto l’universo? Vi è una volta azzurra tempestata d’oro che mai scolorisce, vi è un sole che mai si spegne, vi è aria che facendosi respirare dà vita, vi è un vento che purifica e refrigera, e poi tante altre cose. Al nostro amore era necessario fare un misto di vite e di opere, perché dovendo servire a felicitare l’uomo, e ché dovevano servire al decoro, alla decenza, all’abitazione di colui che con tanto amore creammo. Onde, avendo fatto Noi le opere più che sufficienti, a lui spettava di godersi le nostre opere, e di vivere nel nostro Volere per formare tante vite d’amore, di gloria per Colui che tanto l’amava.
(6) Ma la differenza è grande tra le opere e la vita, la vita non perisce, ma le opere sono soggette a tanti cambiamenti, e se non sono rette e sante, invece di formare l’ornamento formano il nostro disonore e la loro confusione, e forse anche la loro condanna”.