(1) Sento la sua Vita in me, rigurgitante d’amore, che come si muove, così sprigiona mari d’amore, che investendo tutti, dice ad ogni cuore: “Deh! guardatemi, conoscetemi, ricevetemi nei vostri cuori, datemi il dominio, vengo carico di tutti i miei beni per fare vita insieme con voi. Ma ahimè! non sono riconosciuto, anzi mi respingono, e non essendo conosciuto, le mie leggi supreme dell’amore non hanno vigore per loro, i miei beni restano con Me, senza poterli dare ai figli miei”. Onde seguivo gli atti della Divina Volontà, e giunta nella volta azzurra tempestata di stelle, chiamavo insieme con me gli abitatori del Cielo e gli abitatori della terra, affinché tutti insieme ricambiassimo col nostro piccolo amore l’amore infinito di Dio, che con tanto amore aveva creato l’estensione del cielo, come per coprirci e nasconderci nel suo amore, quindi, tutti, senza eccettuare nessuno, teniamo il dovere d’amare Colui che tanto ci ha amato. Ora, mentre ciò facevo, il mio Sommo Bene Gesù, visitando la piccola anima mia, tutto amore mi ha detto:
(2) “Figlia mia benedetta, se sapessi con quale amore ti aspettavo che tu facessi la tua chiamata a tutti, per sentire nel tuo atto il ricambio dell’amore di tutti. Non appena tu incominci a chiamare, Io suono il campanello agli abitatori celesti, e a quelli della terra, e allora cesso di suonare quando vedo che tutti hanno corso nel tuo atto; i primi sono gli abitatori celesti, che vivendo nel mio Volere, né possono né vogliono mettersi da parte, sentono la Divina Volontà unitiva, che l’unisce in quell’atto, anzi, loro aspettano con ansia chi li chiami, per potermi ricambiare in amore, e siccome chi li chiama è una creatura della terra, che possiede la sua volontà libera, in essa loro si sentono che possono darmi nuovo amore, ed oh! come gioiscono al suono del mio campanello, e volano per mettersi in quell’atto della creatura che vuole amarmi. Per gli abitatori della terra, non vivendo tutti nel mio Volere, pochissimo sentono il vibrante suono del mio campanello. Quando vedo tutti insieme in quell’atto, la nostra Divinità si mette sull’attenti in aspettativa amorosa, ed oh! come è bello sentire in quell’atto voci innumerevoli che ci dicono: “Vi amiamo, vi amiamo, vi riconosciamo nelle opere tue quanto ci hai amato, e di tutti vi ricambiamo in amore”. Il nostro Ente Supremo, ferito da tante voci, sprigiona altri mari d’amore, e copre e investe tutti con tali gioie e felicità, che tutti restano rapiti, godendo per mezzo di quella creatura un paradiso di più. Chi vive nel nostro Volere ci dà il campo ad opere nuove, fa rigurgitare più forte il nostro amore, il quale, non potendolo contenere, sprigioniamo nuovi mari d’amore per amare la creatura e per farci amare, ed oh! quanto l’amiamo. Tu devi sapere che la cosa che più urge al nostro Ente Supremo è la compagnia della creatura, non vogliamo essere il Dio isolato, né tenerla da Noi lontana; l’isolamento non è stato mai portatore di grandi opere e di felicità, la compagnia matura il parto del bene e fa sorgere alla luce le opere più belle. Ecco perciò creammo tante cose, per avere occasione di avere tante volte la sua compagnia per quante cose creammo, e siccome ciò che facemmo una volta, stiamo sempre in atto di farlo, chi vive nel nostro Volere sta sempre in compagnia con Noi, lei subisce il nostro atto creante e Noi riceviamo la gloria, il contraccambio dell’amore creato. Perciò teniamo la sua compagnia nelle sfere celesti, nel fulgido sole, nelle aure del vento, nell’aria che tutti respirano, nel mormorio del mare, dovunque e dappertutto ci segue, ci difende e ci ricambia nell’amore. Essa non sa vivere senza di Noi e senza amarci, e Noi non possiamo stare senza di lei, e gelosi ce la teniamo stretta al nostro seno divino”.
(3) Poi ha soggiunto: “La compagnia della creatura ci è tanto cara, che formiamo con essa la nostra ricreazione, facciamo le decisioni più grandi per la nostra gloria e per bene delle umane generazioni, compiamo i nostri disegni, mentre stiamo in compagnia il nostro amore sorge a vita novella e va inventando nuovi ritrovati d’amore, e nuove sorprese per incatenare le creature ad amarci sempre e più. Se non fosse per la compagnia, con chi dovevamo sfogarci? Sopra di chi formare i nostri disegni? Dove poggiare il nostro amore che sempre sorge? Quindi, i nostri beni, senza della compagnia, verrebbero depressi, senza poter dar vita a quello che vogliamo fare per amor delle creature. Vedi dunque quanto è necessaria la sua compagnia al nostro amore, alle nostre opere e al compimento del nostro Volere”.