MaM
Messaggio del 6 luglio 1997:Durante un ritiro di sacerdoti: Sia lodato Gesù Cristo, miei cari figli! Quando vi vedo qui sono piena di gioia. Vi benedico con la mia benedizione materna. Il rinnovamento spirituale che qui avete iniziato continui nelle vostre parrocchie. Cari figli, non stancatevi di invitare tutti alla preghiera. La Madre pregherà suo Figlio per voi. Perciò pregate, pregate, pregate! Andate nella pace di Dio!

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo) - 35-18 Novembre 29, 1937 Le pene unite con le pene di Gesù formano la sua Vita in noi, e non vi è bene che non sorga da esse. Come il non amare rende martire l’amore Divino.

(1) La mia povera mente nuota nel mare del Voler Divino, anzi me lo sento che respira, palpita in me, e più che sangue circola nelle vene della mia anima e mi dice: “Sono qui, dentro e fuori di te, più che vita tua, corro in ogni atto tuo, e col mio amore ti facilito tutto e ti felicito insieme”. Ed in questo mentre, mi faceva vedere tutte le pene da me sofferte investite di luce, che le teneva strette al suo seno come conquiste del suo Volere. Io sono rimasta impensierita, ed il mio sempre amabile Gesù, visitandomi mi ha detto:

(2) “Mia piccola figlia del mio Voler Divino, tu devi sapere che tutte le mie pene sofferte dalla mia Umanità Santissima in terra, ogni lacrima che versai, ogni goccia del mio sangue, ogni passo e moto, e anche il mio respiro, erano e sono investiti da una sola voce che parlano e gridano continuamente: “Vogliamo il regno del Voler Divino regnante e dominante in mezzo alle creature, vogliamo i nostri diritti divini messi in vigore”. E pregano, parlano, gemono intorno al nostro trono supremo, senza mai cessare, che una sia la Volontà del Cielo e della terra. Ora, chi si unisce con le mie pene, coi miei palpiti, respiri, passi e opere, prega, parla e geme insieme con tutto ciò che feci e soffrii sulla terra. Non vi è bene che non sorge dalle mie pene, e unite le mie con quelle della creatura, le mie formano il deposito, le albergatrici, per ricevere le pene di esse, formando insieme una sola preghiera, una sola voce, una sola Volontà, anzi le mie pene trasportano le pene delle creature e tutto ciò che fa, innanzi alla nostra Maestà, per farla volere e fare ciò che feci Io; quelle delle creature rapiscono le mie in terra, per involgerle tutte nelle mie pene e sue, per disporle a ricevere la vita della mia Divina Volontà. L’unione con Me, le sue con le mie pene, formano il gran prodigio della mia vita nella creatura, la quale opera, parla e soffre come se di nuovo stesse sulla terra, ed Io animo tutto l’essere suo con la potenza degli atti miei, anche nei suoi piccoli nonnulli scorre la mia vita, per fare che tutto fosse mio, animata dalla mia potenza creatrice, e mi dia l’amore, la gloria della mia stessa vita. Credi tu che tutto ciò che hai sofferto, la mia Volontà non ne tiene conto? Affatto conserva nel suo seno di luce tutte le tue pene, piccole e grandi, i tuoi sospiri angosciosi e dolenti, le tue privazioni, anzi se ne è servita come materia per concepire, nascere e crescere la sua vita, in ogni pena era crescenza che faceva, le quali le alimentava con la sua santità, le riempiva con la foga del suo amore, le abbelliva con la sua inarrivabile bellezza. Figlia mia, come devi ringraziarmi di tutto ciò che ho disposto di te e di tutto ciò che ti ho fatto soffrire, perché tutto è servito a formare la mia Vita in te e al trionfo della mia Volontà. Qual fortuna per la creatura, vedere che le sue pene hanno servito alla mia Vita sì Santa, che avrà per compimento la mia Divina Volontà palpitante in essa. Ti pare poco che il Creatore faccia vedere che ha bisogno della creatura, Colui che tutto può e dà vita a tutto? Non è questo il più grande eccesso del nostro amore? ”

(3) Gesù ha fatto silenzio, ed io sono rimasta a pensare a ciò che Gesù mi aveva detto, e vedevo in me schierate tutte le pene sofferte, che spandevano raggi di luce, che trasformate nelle pene di Gesù formavano l’appoggio divino, la difesa delle creature, che formavano voci, gemiti continui che chiedevano che venisse a regnare la Divina Volontà. Onde ha ripreso il suo dire:

(4) “Figlia mia buona, il nostro amore è tanto, che dovunque e dappertutto, anche sul piccolo filo dell’erba, nell’aria che respira, nell’acqua che beve, fin sotto i suoi passi mentre calpesta la terra, facciamo giungere le nostre voci, il nostro grido spasimante d’amore: “Ti amo, ti amo, ti amo”. Ma il nostro amore non si dà pace se non si sente ascoltato dalla creatura e non si sente ripetere ti amo, ti amo, e nel nostro delirio d’amore e di dolore diciamo: “Ahi! nessuno ci ascolta? Ahi! nessuno ci ripete ti amo, ti amo? A che pro dire ti amo, ti amo, se nessuno ce lo ricambia? A chi diciamo ti amo, all’aria, al vento, al vuoto? Il nostro ti amo non trova a chi dirigersi, dove poggiarsi se non trova il ti amo della creatura, che lo riceve per scambiarlo col suo, affinché il suo amore trovi il rifugio nel nostro immenso amore per poggiarsi ed ingrandirsi sempre più. Quando la creatura ascolta il nostro ti amo e ce lo ricambia, nella nostra enfasi d’amore e come rappacificati dall’amore suo diciamo: “Sicché siamo stati ascoltati, il nostro amore ha trovato a chi dirigersi, dove rifugiarsi, siamo stati riconosciuti, perché abbiamo trovato chi ci dice ti amo, allora il nostro amore fa festa”. Invece, quando non troviamo chi ci dice ti amo, non troviamo chi ci riconosce, né chi ci ascolta, né chi ci ama. Come è duro amare e non essere amato, come vorrei che tutti lo sapessero, che col mio amore li sostengo, li abbraccio, li amo e li faccio respirare, li amo e do il palpito, li amo e li do la parola, li amo e li do il passo, li amo e do il moto, il pensiero, il cibo, l’acqua, tutto ciò che sono e ricevono è effetto del mio amore che corre. Quindi, non è un’ingratitudine orrenda il non amarmi? Rendere martire il nostro amore, perché amiamo e non siamo riamati”.

(5) Dopo ciò pensavo tra me: “Ma come può la creatura sapere quando Nostro Signore le dice i suoi ripetuti ed ininterrotti ti amo, per ricambiarli coi suoi? ” Ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:

(6) “Figlia mia, e pure è facile il saperlo se la creatura possiede come vita propria la mia Volontà Divina, perché Essa le dà il suo udito divino e le fa ascoltare quando il suo Creatore le dice ti amo, e non solo l’udito, ma pure la sua parola divina, in modo che l’udito ascolta e la parola dice ti amo, anzi, prima che le dica ti amo, avverte già che deve ricevere il ti amo del suo Dio, ed essa fa incontrare il suo ti amo col ti amo divino, quasi da mettersi a gara col suo Creatore. La mia Volontà vuol dare tutto a chi vive in Essa, le dà le sue braccia per abbracciarlo, ed i suoi passi per corrergli dietro, come Noi sentiamo la nostra natura divina tutta amore, ed il bisogno di amare, tanto, che se si potesse impedirci d’amare ci soffocherebbero, togliendoci come il respiro alla nostra Vita Divina, perché in Noi il nostro respiro, il nostro moto, il nostro stesso Volere è amore, il non amare per Noi è impossibile; così chi possiede la nostra Volontà sente il bisogno d’amarci e di amarci sempre. Perciò solo Essa sa mettere l’ordine tra il Creatore e la creatura, e fa stare a giorno del nostro amore, della nostra santità, e la mette in comunicazione col nostro Essere Supremo”.