(1) Il mare del Voler Divino continua ad inondarmi, ed essendo io incapace ed inabile a tutto, pare che si diletta come a piccola piccina di imboccarmi con le sue mani, più che materne, il cibo del suo Fiat, ed insegnarmi parola per parola, sillaba per sillaba, le prime vocali della scienza della Divina Volontà, e quando pare che in qualche modo l’ho capito, oh! come fa festa, perché sente tutta la certezza di formare un’anima tutta di Volontà Divina. Ed io nel vedere le sue materne cure, come ne sono contenta e lo ringrazio di cuore. Ed il mio amato Gesù come portavoce del suo Volere, tutto bontà mi ha detto:
(2) “Mia piccola figlia del mio Volere, ogni verità che ti manifesto sul mio Fiat è una crescenza che fai di Esso, è un boccone di più che serve per rafforzarti, riscaldarti e conformarti maggiormente in Esso, è un sorso di più che bevi dell’immenso mare della mia Volontà, è una proprietà divina in più che acquisti. Ora, tu devi sapere che ogni atto in più che fai in Essa, imbandiamo innanzi a te la nostra mensa celeste, e se ami, ti ciba del nostro Amore; se passi a comprenderci, ti ciba della nostra Sapienza, ed oh! quante belle notizie e conoscenze ti dà del tuo Creatore, sicché il tuo Dio diventa il tuo cibo prelibato, perciò in tutto ciò che fai, ora ti ciba della nostra Potenza, ora della nostra Bontà, ora della nostra Dolcezza, della nostra Fortezza, Luce e Misericordia nostra. Quindi la piccolezza umana, col vivere nel nostro Eterno Volere ci assorbe a sorsi a sorsi, a bocconi a bocconi, perché essendo piccola non li è dato, anche per quanto a creatura è possibile, di prendere tutto insieme ciò che deve prendere del nostro Essere Divino, molto più che questo serve a dilettarci a vicenda, Noi a dare ed essa a ricevere, Noi a dare del nostro ed essa a darci la sua piccolezza, Noi a lavorarla come vogliamo ed essa che si presta a farci lavorare; è lo scambio d’ambi le parti, l’affiatarci a vicenda, il parlarci, che formano le nostre opere più belle, e svolgiamo la Vita della nostra Volontà nella creatura. Senza far nulla non si fa nulla, perciò è necessario operare, parlare, farci comprendere, lavorare, per fare le belle statue, le ripetitrici della nostra Vita. Quindi, quando troviamo chi vuole ascoltarci, darsi a Noi per ricevere, non risparmiamo nulla di quello che possiamo e sappiamo fare per la creatura. Ora figlia mia, quando la creatura si è alimentata del nostro Fiat, fino a non conoscere altro cibo, e avendo formato la catena dei suoi atti, tutti suggellati dalle caratteristiche delle virtù divine, Dio resta imprigionato nelle sue virtù divine nella creatura, e allora, se ama è Dio che fa sfoggio della potenza del suo Amore, della sua Bontà, Santità, eccetera, negli atti della creatura, sicché è tale la potenza che esce per mezzo di questi atti che Iddio fa nella sua creatura, che investe Cielo e terra, aleggia su tutte le anime, e col suo Amore potente le investe, le travolge, le fa dare il bacio del Voler Divino, in modo che l’umana famiglia sentiranno la sua Potenza, il suo Amore, che vuol regnare. Molto più, che questo diritto ce li dà il Dio nascosto per mezzo di una creatura che appartiene alla loro razza umana, diritti che non potranno disconoscere, menoché qualche perfido, ma la mia Potenza lo saprà atterrare e vincere. Onde lasciami compiere il lavoro della mia Volontà in te, non ti opporre in nulla, e tu ed Io saremo contenti di vederla regnare nelle altre creature”.
(3) Dopo ciò mi sono fatta la Santa Comunione, e nel mio interno si faceva vedere il mio caro Gesù, piccino, piccino, e la Madre Celeste che stendeva il suo manto azzurro sopra di me e del piccino divino, poi non so come me l’ho sentita dentro di me, che baciava, carezzava, prendeva nelle sue braccia il suo caro Figlio, se lo stringeva al cuore, lo cresceva, lo nutriva, le faceva mille stratagemmi d’amore, io ero spettatrice e meravigliata. E la Sovrana Mamma Celeste mi ha detto, ma con un’amore che faceva stupire:
(4) “Figlia mia, non c’è nulla da meravigliare, Io sono inseparabile dal mio caro Gesù; dove c’è il Figlio deve essere la Madre, è questo il mio compito di crescerlo nelle anime. Lui è piccino, le anime non se ne intendono come lo devono crescere, né hanno il latte dell’amore per alimentarlo, per quietarle il pianto, per riscaldarlo quando lo fanno intirizzire dal freddo, Io che sono la Mamma so i piccoli bisogni del mio piccino divino, né Lui saprebbe stare senza della Mamma sua, siamo inseparabili tutti e due, Io ripeto nelle anime ciò che feci nella sua infantile età, e mentre cresco mio Figlio, prestandole tutta la cura per renderlo felice, nello stesso tempo prendo cura della figlia per crescerla a secondo che la vuole il Figlio mio. Questa è la mia missione più che celeste, come vedo mio Figlio nelle anime, così corro, scendo in loro e mi occupo della sua crescenza. Molto più che essendo una la Volontà di mio Figlio con la mia, come connaturale dove si trova Lui ci sono anch’Io, e di conseguenza il mio amore si impone di svolgere l’ufficio di Madre a Colui che tanto mi ama, e a coloro che tanto amiamo, perché mi sento come gemelli nati ad un parto, il mio Figlio Dio e la creatura, come non amarli? ”
(5) Poi con un’accento più tenero e commovente ha soggiunto:
(6) “Figlia mia, com’è bella, grande, prodigiosa la virtù della Divina Volontà. Essa svuota tutto ciò che non è né luce, né Divino, unisce le distanze più lontane, ripete in atto ciò che fu fatto da secoli e secoli e rende come connaturale l’atto umano nel Divino, è la sua Forza Creatrice che giunge a bilocare, a moltiplicare, a trasformare la sua stessa Vita nella creatura. Perciò amala assai e non negarle nulla”.