(1) La mia povera mente immergendosi nel Fiat Divino trovava in atto il Concepimento della Regina Immacolata. Era tutto in festa e chiamava tutti intorno a Sé, angeli, santi, per fargli vedere il prodigio inaudito, le grazie, l’amore con cui chiamava dal nulla questa eccelsa Creatura, affinché tutti la conoscessero e inneggiassero come loro Regina e Madre di tutti. Ma mentre io restavo sorpresa, e sarei restata lì chi sa quanto se il mio dolce Gesù non mi fosse chiamata col dirmi:
(2) “Voglio onorare la mia Madre Celeste, voglio narrare la storia del suo Immacolato Concepimento, solo Io posso parlarne, perché autore d’un sì grande prodigio. Ora figlia mia, il primo atto di questo Concepimento fu un nostro Fiat, pronunziato con tale solennità e con tale pienezza di grazie, da racchiudere tutto e tutti, tutto accentrammo in questo Concepimento della Vergine; nel nostro Fiat Divino, in cui non esiste passato e futuro, tenne presente l’Incarnazione del Verbo, e la fece concepire ed incarnare nella stessa Incarnazione di Me, futuro Redentore; il mio sangue, che stavo in atto come se lo stessi spargendo, la innaffiava, l’abbelliva, la confermava, la fortificava continuamente in modo divino. Ma non bastava al mio Amore, tutti i suoi atti, parole e passi, prima erano concepiti negli atti, parole e passi miei, e poi avevano la vita. La mia Umanità era il rifugio, il nascondiglio, l’incorporamento di questa Celeste Creatura, sicché se ci amava, il suo amore era incarnato e concepito nel mio Amore, ed oh! come ci amava il suo amore racchiudeva tutto e tutti, posso dire che amava come sa amare un Dio, aveva le nostre stesse follie d’amore per Noi e per tutte le creature, e che amando una volta, ama, ama sempre, senza mai cessare; la sua preghiera era concepita nella mia preghiera e perciò aveva un valore immenso, una potenza sul nostro Essere Supremo, e chi poteva negarle nulla? Le sue pene, i suoi dolori, i suoi martiri, che furono tanti, prima furono concepiti nella mia Umanità, e poi sentiva in sé la vita delle pene e dei martiri strazianti, tutti animati da forza divina. Onde si può dire concepì in Me, da Me uscì la sua vita, tutto ciò che Io feci e soffrì si schierò intorno a questa Santa Creatura per corteggiarla e riversarmi continuamente sopra di Essa e poterle dire: “Sei la Vita della mia Vita, sei tutta bella, sei la prima redenta, il mio Fiat Divino ti ha plasmato, ti ha fiatato e ti ha fatto concepire nelle opere miei, nella mia stessa Umanità”.
(3) Ora figlia mia, questo concepire nel Verbo Incarnato questa Celeste Creatura, si fece da Noi con somma sapienza, con potenza inarrivabile, con amore inesauribile e con decoro che ci conviene alle opere nostre. Dovendo Io, Verbo del Padre, scendere dal Cielo per incarnarmi nel seno d’una vergine, non era sufficiente alla Santità della mia Divinità la sola verginità e l’averla fatta esenta dalla macchia d’origine, perciò fu necessario al nostro Amore ed alla nostra Santità, che questa vergine prima concepisse (fosse concepita) in Me con tutte quelle prerogative, virtù e bellezze che doveva possedere la Vita del Verbo Incarnato, e perciò poi potetti concepire (mi) in chi era stata in Me concepita, e trovai in Essa il mio Cielo, la Santità della mia Vita, il mio stesso sangue che l’aveva generata ed innaffiata tante volte, trovai la mia stessa Volontà, che comunicandole la sua Fecondità Divina formò la Vita al suo, e al Figlio di Dio. Il mio Fiat Divino per farla degna di potermi concepire, la tenne investita e sotto il suo impero continuo che possiede tutti gli atti come se fosse un’atto solo per darle tutto, chiamava in atto i miei meriti previsti, tutta la mia Vita e la versava continuamente dentro la sua bell’anima. Perciò Io solo posso dire la vera storia dell’Immacolato Concepimento e di tutta la sua vita, perché la concepì in Me e sono a giorno di tutto, e se la Santa Chiesa ne parla della Celeste Regina, possono dire solo le prime lettere dell’alfabeto della sua santità, grandezza e doni di cui fu arricchita. Se tu sapessi il contento che provo quando parlo della mia Madre Celeste, chi sa quante domande mi faresti per darmi la gioia di farmi parlare di chi tanto amo, e mi ha amato”.